Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Penultimo
appuntamento, sabato 12 aprile, al VI Festival Nazionale Teatro XS, Salerno con
“L’Anatra all’arancia”, commedia
brillante scritta da W.D. Homes e M. A. Sauvajon e portata in scena dalla compagnia “GAD” della Città
di Trento, regista Alberto Uez. Il pezzo
è la rivisitazione con qualche inevitabile cambiamento della famosa versione
cinematografica, anno 1975, per la regia di Luciano Salce e con due interpreti d’eccezione: Ugo Tognazzi e Monica
Vitti. La commedia, brillante nei dialoghi e disinvolta nei costumi, trasferita
in teatro, si è avvalsa di abili caratterizzazioni sì da rendere molto
gradevole lo spettacolo.
Ed
ecco la buona borghesia, via drappi e mobili roccocò, rappresentarsi nel
salotto lucido e colorato, quadri d’autore alle pareti, Mondrian, Picasso, Klimt,
il bar rifornito di buoni liquori, perfino l’ orzata per gli astemi, con le
smanie di una donna trascurata ed il marito impunito farfallone. Non mancano
altri personaggi, indispensabili per agitare le acque, l’altro, l’altra, la
cameriera buffa e la cottura, mentre si consuma il tutto, dell’anatra
all’arancia. Livia e Gerardo sono sposati da dieci anni, ormai è una coppia che
ha perso il mordente dello stare insieme e sebbene ad entrambi le scappatelle
non sono mai mancate, il matrimonio resiste. In uno dei tanti party a cui sono
invitati, Gerardo è uno sceneggiatore tv di successo, Lisa riscopre l’amore nel
prestante e giovane nobile, Francesco Maria Serravalle Scrivia, da qui una
serie di situazioni imbarazzanti, intorno
alle quali ruota la commedia.
Il
sipario si apre su di una tranquilla serata casalinga, lei avvolta in vestaglia
nera, truccata e sexy, lui in una comoda giacca da camera, giocano a scacchi,
si rimbeccano e discutono con leggerezza, quando ad aizzare la serata arriva la
languida telefonata di Serravalle Scrivia “ Ciaooooo Lisaaa” fiata nella
cornetta e lei svenevole gli risponde prolungando
il ciao, tra moine e smorfiette. La telefonata, marito presente ed
amplificata per il pubblico, informa sulla decisone di lei di lasciare il coniuge
per andare l’indomani a Parigi, capitale
dell’amore, con il nobile ganzo. Gilberto incassa il colpo, si mostra indifferente,
appare perfino sollevato, ma è tutta finzione perché lui ama Lisa e non ha
nessunissima intenzione di lasciarla andare. Lo sceneggiatore che è in lui si
attiva e mette su con finta disinvoltura, situazioni, equivoci e scambi, invitando perfino il blasonato a casa
propria, senza trascure di offrire ospitalità anche alla sua formosa ed
appariscente segretaria. Tutti gli equivoci, creati dall’incomparabile regia di
Gilberto, andranno cucinati a fuoco lento, proprio come la cottura dell’anatra
all’arancia, il piatto haute cuisine che Teresina, la cigliuta cameriera,
scandalizzata per quanto avviene in casa, ha messo in forno. Come tutte le
commedie brillanti il finale è leggero e va nella direzione che tutti si
aspettano.
La
versione presentata al Teatro Genovesi, un’ora e quaranta di spettacolo, divisa
in due atti, per la regia di Alberto Uez, è stata piacevolissima. Ben diretti
gli attori Mauro Gaddo (Gilberto), Mara Sartori (Lisa), Giovanni
Rosso(Francesco Maria Serravalle Scrivia), Nadia Rossi (Teresa Cazzaniga) e
Giuliana Germani ( Teresina), hanno saputo imprimere un giusto ritmo, sia al
testo brillante, che ai dialoghi sagaci. Tutta la trama è un divertissement che
tende a modernizzare, con grande senso dell’humor, i costumi della famiglia,
senza scadere nell’amorale. Il menage a trois o lo scambio di coppia che sembrano
inevitabili, ad un certo punto della storia, tanto da far vergognare la povera
serva, non sono che equivoci resi ad
arte perché tutto rientri nella normalità. E se ci sono state scappatelle per i due padroni di casa, in
passato, lungi dall’essere dei biechi tradimenti, ma piccole distrazioni di
gente abbiente che si annoia. Gli attori con la loro perfetta recitazione
rendono per vero questo clima borghese, dove tutto non è definitivo e le situazioni
capovolgono da un momento all’altro. Brava Mara Sartori, la leziosa Lisa, ad essere seduttiva e moderatamente
provocante nelle mise sexy indossate,
senza che il pubblico si sia accorto della sua avanzata gravidanza, ma bravi
tutti gli interpreti a caratterizzare i personaggi, dalla simpatica canaglia di
Gilberto, Mauro Gaddo, pizzetto e tempie grigie, alla spumeggiante Nadia Rossi, la segretaria,
una sventola da capogiro, da Giuliana Germani, la serva, con il suo dialetto caratteristico
centro-meridionale, all’insulso “bietolone”, come lo chiama il rivale, ovvero
lo sdolcinato Giovanni Rosso. Appropriato e piacevole, lo stacchetto musicale, “At
The Moment” di Nadeah, ripetuto di tanto
in tanto, per intervallare le situazioni in scena. Nel forno l’anatra,
gustosamente all’arancia, si è finalmente cotta, e dipanate anche le intricate
situazioni della famiglia, sicché il
raffinato piatto, messo in tavola per gli ospiti, sarà gustato solo dalla
coppia che, dopo le turbolenze amorose, riscopre l’intimità familiare.
La
compagnia ha un prestigioso curriculum che affonda le radici nel 1946 con il
nome T.S.T, successivamente diventa “GAD” sperimentale città di Trento, fondatore
Mario Roast, nel 1953 e dal 1979 è affidato ad Alberto Uez.
Maria
Serritiello
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