Fonte:www.lapilli.eu
"La finestra sul cortile", del Vesuvio Teatro, liberamente ispirato all'omonimo racconto di Cornell Voolrich è stato rappresentato al Teatro Antonio Ghirelli, Fondazione Salerno Contemporanea, con la partecipazione di Claudio De Palma, che ha firmato l'adattamento e la regia, di Andrea de Goyzueta e la partecipazione in video di Sara Missaglia e Fabrizio Botta, Davide Cannata, Maria Rosaria Compagnone, Iole D'Antonio, Walter Del Basso, Adriana Follieri, Rosa Langella, Gennaro Lupone, Massimo Renzetti, Fernando Tancredi, Anastasia Veneziano, Roberta Verdile.
Il pezzo teatrale, incentrato sulla moderna variante del personal computer, non può non richiamare alla memoria la versione cinematografica del 1954 di Alfred Hitchcock, giustamente considerato uno dei film capolavoro della storia del cinema mondiale.
Trama
La casa è il luogo in cui l'uomo da sempre ha trovato riparo e conforto, ma se in essa si reclude, senza una ragione apparente, il personaggio principale della rappresentazione, finisce per essere stretto da una malsana ragnatela. L'isolamento forzato, dovuto più che altro ad un impedimento psicofisico, suscita in lui una curiosità morbosa, tanto da spiare di nascosto la vita degli inquilini del caseggiato di fronte. Aiutato dalla cibernetica e da una serie di webcam nascoste, puntate sulle finestre dei dirimpettai, entra nei loro computer criptati, per rubare sguardi, fattezze, situazioni, modo di vivere e per scorgere i segreti più intimi. Il PC, per l'uomo, diventa l'unico modo di relazionarsi, sia pure in maniera virtuale e d'innamorarsi finanche. E così, ossessivamente, lo schermo del suo computer si apre su di una giovane e bella dirimpettaia, simile ad una reale finestra e ne spia la vita che intreccia con altri. Capita, però, di vedere troppo e di trovarsi al centro di un delitto.
Commento
Solitudine e frustrazione, tanto da vivere un sentimento amoroso virtuale senza che la partner nulla ne sappia, sono le componenti essenziali del personaggio teatrale de "La finestra sul cortile". Il suo non è bieco voyerismo, ma un discutibile argine alla sconfinata emarginazione in cui è caduto. Nessuno può farcela da solo in una società, la nostra, fatta di estreme comunicazioni ed affidarsi a quelle ingannevoli del PC è una conseguenza inevitabile. Certo la macchina virtuale può fare compagnia ma è un rapporto imperfetto, solitario, privo di reale conoscenza, di qualsiasi contatto, fatto di pensieri solitari o di immagini rubate, proprio come capita al protagonista de "La Finestra sul cortile". Anche l'ambientazione della pièce, anonima e geometrica, esaspera ed alimenta il senso d'isolamento del personaggio. Gli oggetti scaldano il cuore, fanno riferimento ad una vita vissuta ma in questa casa non si vive e l'immagine scarna anonima fa da padrona. Il protagonista non ha un nome, del resto a che gli servirebbe se conduce vita da recluso? La sua non è agorafobia ma volontà precisa di estromettersi volontariamente dalla vita, pur entrando nell'esistenza degli altri di soppiatto. Con le web puntate sulla facciata di fronte, il gioco è fatto, non visto e protetto dalla sua casa, priva anche di finestre, può procurare linfa alla sua esistenza, ghermendola ai vicini. Potrebbe continuare all'infinito, ma la sua strana vita subisce una brusca interruzione, quando assiste, per il congegno tecnologico di cui si serve, al delitto della donna di cui si è innamorato e naturalmente ne conosce l'assassino. E' la fine.
Giudizio
Sufficiente la prova recitativa, dei due attori in scena, uno è la spalla dell'altro, buono invece l'allestimento teatrale. La macchina da presa che rimanda le immagini dei dirimpettai spiati sono la parte più pregevole dello spettacolo. La prova non scalda il cuore e le emozioni restano in superficie. Buona l'intuizione di servirsi del nuovo linguaggio informatico per imbastire e complicare la trama.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento