Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Da un mio scritto sull'edizione 2010 del Carnevale di Putignano
Quello di Putignano, in Puglia, a 40 km da Bari, è il più antico carnevale d’Italia; anzi la tradizione, di origine non certa, lo fa risalire addirittura al 1394, per cui sarebbe uno dei più antichi d’Europa. La ragione della vecchia tradizione va cercata nella storia della città, quando i Cavalieri di Malta, che governavano questo territorio, decisero che Putignano sarebbe stata la sede di trasferimento delle reliquie di Santo Stefano di Monopoli, per salvaguardarle dagli attacchi dei Saraceni. I putignanesi, all’arrivo, accolsero festosi i resti santi e dopo la cerimonia religiosa si abbandonarono a canti, balli e recitazioni di propaggini (versetti in rima putignanese) che ancora oggi sono nella tradizione del moderno carnevale.
Curiosità Per congegnare lo scheletro dell’impalcatura al primo carro si utilizzò la rete di un pollaio. Con l’avvento del fascismo il carnevale della città, da cerimonia contadina si trasformò in manifestazione borghese e per far sfilare i carri allegorici si usò la parata, un modello comunicativo, preferito dal regime. La trasformazione del vecchio carnevale ebbe successo, anche per aver trasferito, nello svago scherzoso, le competenze di falegnameria delle molte maestranze artigianali del luogo. Dal 2006, il secondo sabato di luglio viene organizzata anche una versione estiva del carnevale e la maschera simbolo di tale manifestazione è “ Farinella” dall’omonimo piatto putignanese.
Caratteristiche. Oltre ad essere il più antico, il carnevale di Putignano, è anche il più lungo, infatti esso ha inizio il 26 dicembre con la funzione dello scambio del “cero”. A partire, dal 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, nella cittadina si susseguono tanti festosi appuntamenti, tutti di giovedì, nei quali si prendono in giro i vari strati sociali, per cui in ordine, si celebrano i giovedì dei monsignori, dei preti, delle monache, dei vedovi, degli scapoli, delle donne sposate e dei cornuti. Dopo tanta baldoria il carnevale termina con un comico funerale in cui lui, trasformato in un maiale, attende solo di essere mangiato, prima del digiuno della quaresima.
Riti che accompagnano il Carnevale di Putignano.
La festa dell’orso che consiste nell’attribuire all’orso la capacità di riconoscere, con la logica rovesciata della festa carnevalesca, come sarà l’andamento del clima, per la parte rimanente dell’inverno, proprio il giorno della candelora. Per cui se in quel giorno il tempo è buono l’orso si costruisce un “pagliaio” per proteggersi, se invece il tempo è cattivo l’orso non si costruirà nessun riparo, perché il tempo sarà bello.
Estrema unzione del carnevale. Alla vigilia del martedì grasso, di sera, un corteo mascherato con paramenti sacerdotali impartisce una solenne benedizione al carnevale morente, usando strofe in dialetto e spostandosi per tutto il paese.
Il funerale di carnevale. Un maiale, che metaforicamente interpreta tutti gli eccessi della festa, viene bruciato nella piazza centrale della città. Il fuoco purifica tutto e non fa eccezione neanche per i bagordi di carnevale. L’indomani, per 40 giorni, imperverserà la quaresima con i suoi riti sacrificali e sarà meglio abituarsi, da subito, alle astinenze e ai digiuni.
La campana dei maccheroni. Davanti ad una grande campana di cartapesta, issata nella piazza centrale, tutti i cittadini e quanti sono accorsi, si ritrovano per gli ultimi istanti della breve vita del Carnevale, a mangiare un piatto di gustosi maccheroni e a bere un buon bicchiere di vino, in allegria.
Edizione 2010
La prima cosa che colpisce il visitatore, appena giunge a destinazione, è l’altezza davvero imponente dei carri. Gli eccezionali manufatti di cartapesta issati su meccanismi complicati per poter essere trasportati agevolmente in giro, irridono, travolgono e rappresentano con sottile perfidia i maggiori difetti dell’uomo. La musica sparata intorno fino all’ultimo decibel impacchetta le orecchie, sicché è l’unico suono che si riesce a percepire per tutta la rappresentazione spettacolare. Il corso principale della cittadina appare come un fiume in piena, invaso da colori sgargianti, da diverse fogge di mascheramento e da personaggi di tutte le età che, a piedi o arrampicati fino all’ultimo punto più alto dei carri, danzano a ritmi sfrenati e ballano interminabili sambe. Le allegorie dei carri sono ben comprensibili e riprendono eventi, di rilievo nazionale ed internazionale, riferiti alla politica, all’attualità, alla solidarietà e alla morale. Sfilano così, beffeggiati e scherniti dai cortei di accompagnamento, su di un carro intitolato “Assalto alla diligenza”, i politici di turno, tra cui Di Pietro, Fini e La Russa. Pieno di simbolismo, poi, il carro denominato “La Piovra” rappresentato da un immenso polipo dai tentacoli attorcigliati e prensili, pronto ad arraffare tutto . Ed ancora, il carro di Berlusconi nudo, quello della cattiva sanità, del potere ecclesiastico, della rossa Brambilla, impostata e gambe accavallate e della scialba Gelmini con enormi forbici, quelle con cui ha prodotto i tagli alla scuola. Non mancano nella sfilata, i carri dedicati alla solidarietà, alla diversità dei popoli e all’infanzia, insomma tutto un universo sociale reinterpretato buffamente, in modo arguto e con regole capovolte. Ad animare la sfilata di Putignano non è soltanto la cartapesta ma anche gruppi mascherati che col travestimento, momento di assoluto rilievo del carnevale, rappresentano per strada veri e propri spettacoli itineranti. I carri, autentiche opere d’arte, vengono realizzati dai maestri cartapestai, in enormi capannoni, affascinanti laboratori, dove man mano si materializzano per la gioia di chi li vedrà sfilare. Prima di andare via da Putignano, il centro storico merita una visita.
Maria Serritiello
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