Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Dal 12 gennaio e a seguire nei weekend successivi fino al 2 febbraio, al Teatro Genovesi di Salerno, la Compagnia dell'Eclissi, presenta "Casa di Bambola" di Henrik Ibsen. Il testo, scritto nel 1879, ruota intorno a Nora, la protagonista, che nei due tempi di rappresentazione acquisisce consapevolezza del suo essere e riscatterà la sua dignità di donna, allontanandosi dalla casa, nella quale dal marito è considerata solo una bambola.
Il personaggio più che una femminista ante litteram, Ibsen conservatore non era pronto a considerare la donna in quest'ottica, è la vendetta rivolta contro il suo stesso autore. Di "Casa di bambola", infatti, si ricorda la modernità del personaggio anziché il giudizio severo che lo scrittore ha del marito e cioè di non essere stato abbastanza forte con la moglie. Tuttavia gli uomini e le donne dei suoi scritti sono pronti a sacrificare tutto per perseguire il proprio ideale e ad esprimere con impeto la propria personalità, restando sorprendentemente vitali, anche a più di un secolo e mezzo di distanza, poiché traducono con forza le grandi angosce del nostro tempo.
Ciò che Ibsen, nella sua drammaturgia, tiene a voler rappresentare, sono le contraddizioni e il profondo maschilismo della borghesia ottocentesca. In ruoli ben definiti, per uomo e donna, la società agiata dell'epoca conduce tranquilla la propria esistenza, ci voleva qualcuno che interrompesse l'ingiusta catena delle sicurezze, volute dal perbenismo e nessuna meraviglia se a farlo è una donna. Sicché il personaggio - Nora, tracciato con maestria dall'autore, rompendo e i vincoli matrimoniali che quelli materni, concretizza il superamento dell'ipocrisia borghese, liberando di fatto se stessa e la donna in genere dall'etichetta del perbenismo, tanto caro ad alcune frange di società. Ormai la bambola di casa, questa la considerazione che il marito le riservava, ignorando la sua capacità di avergli fatta salva la vita è diventata donna di coraggio e per questo non tornerà più indietro: "Non sei l'uomo che immaginavo, non ti amo più" e ancora "Nessuno sacrifica l'onore, milioni di donne l'hanno fatto" dice drammaticamente, allontanandosi".
Nora è sposata da 8 anni ed ha tre figli. Suo marito, un intransigente avvocato, dirige una banca e considera sua moglie una garrula "allodoletta", cioè un animale domestico, molto rumoroso e vivace, ma nulla di più, ovvero testa vuota e oggetto di desiderio. Nora, invece, per salvargli la vita, essendo lui gravemente ammalato e a sua insaputa, ha contratto un debito con Krogstad, ex procuratore della banca del marito, rovinatosi per delle firme false, ma anche lei per ottenere il prestito ha falsificato la firma di suo padre. Krogstad che vorrebbe riacquistare rispettabilità viene licenziato dalla banca e al suo posto preferita l'amica di Nora, vedova e in visita, proprio in quei giorni, in casa degli Helmer. Krogstad pur di ottenere il lavoro non esita a ricattare Nora, minacciandola di rivelare ogni cosa al marito. Hanno inizio per la giovane giorni di disperata angoscia, tuttavia è sempre sostenuta dal pensiero che il marito, nel sapere i fatti, sarà disposto ad assumersi la responsabilità del falso. Così non è, anzi ritiene la moglie indegna di occuparsi della famiglia e dei figli. Intanto Kristine, che un tempo Krogstad ha amato ottiene che questi rinunci alla vendetta, tutto potrebbe finire per il meglio, ma Nora, delusa e resasi conto dell'impossibilità di rimanere in quella casa, abbandona marito e figli. Ibsen scrive un testo avanzatissimo per l'epoca e non poche grane dovette affrontare sia per la modernità del personaggio che per il finale, tant'è vero che nella versione tedesca dovette cambiarlo, perché l'attrice che interpretava Nora si rifiutava di rappresentare una madre che abbandona i figli.
La Casa di bambola che la Compagnia dell'Eclissi porta in scena nell'attuale stagione teatrale è una versione virtuosa di un testo che non conosce tramonto. Sotto la sapiente direzione di Utho Zhali, che ha curato egregiamente la regia e l'adattamento, tutti gli artisti hanno caratterizzato i personaggi in maniera eccellente, da Marianna Esposito, nella parte di Nora, bravissima a sostenere tutto il peso dello spettacolo, con una gamma recitativa di ottimo livello, all'inflessibile Ernesto Fava, l'antipatico marito, che nessuna donna vorrebbe avere, al duttile Felice Avella, ogni personaggio da lui interpretato resta fissato nell'immaginario, a Roberto Lombardi, convincente nel suo amore non ricambiato ed infine Viola Di Caprio, la rassicurante amica fatta apposta per risolvere ogni problema. Cinque attori di consumata esperienza per rappresentare una tematica ancora attuale, sebbene sia trascorso tantissimo tempo. In scena, poi, in opposizione al dramma, risaltano colori vivaci, sono i vestiti di Nora per il ballo a cui parteciperà prima di andarsene, metafora della sua vita, ma anche le pareti hanno toni allegri e caldi. I costumi, eleganti, sono di Angela Guerra e Valeria Di Lorenzo. La scelta della musica, raffinatissima, per sottolineare i vari passaggi della rappresentazione è tutta dovuta alla sensibilità e al gusto del regista Utho Zhali, ed è affidata alla magica voce di Stacey Kent che canta soavemente " Que rest-t-til de nos amour" e alla prodigiosa tromba di Miles Davis, avvolgente e struggente.
Maria Serritiello
Di seguito, le passate edizioni televisive, quando il piccolo schermo educava culturalmente e non era stato invaso da programmi come :Il Grande Fratello, L'Isola dei famosi e Amic, per citarne alcuni.
E IN TEATRO... LA SUBLIME MARIANGELA MELATO
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