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venerdì 17 settembre 2010

Silvia De Cesare:Il linguaggio dei giovani nell'era di fb


CURIOSITA'

FONTE: SILVIA DE CESARE.SFOGLIA IL MATTINO.

Nuovi modi di dire che diventano tormentoni, parole in codice per indicare qualcosa di non sempre lecito, improbabili crasi capaci di riassumere con una sola voce un intero concetto e forme dialettali che si mescolano alle straniere per raccontare un'emozione. È il nuovo alfabeto salernitano, ventuno lettere alle quali corrispondono moderne espressioni di dialogo e singolari forme di comunicazione. Per cominciare, alla lettera "A" corrispondono i verbi abbioccarsi (appoggiarsi post molti drink), alcolizzarsi e ”ammoccarsi” (per indicare due piccioncini che si baciano amorevolmente). Il dialetto s'infila con i termini ”alluvionat” e ”atteggiat” per descrivere chi è sommerso dai pensieri o dalle arie. E se insiste anche il mitico richiamo ”amò”, all'elenco si aggiunge anche la paradossale interazione ”Anche no” e il neo ”accomodatevi”, imperativo per salutare una persona, offrire una sigaretta o un cocktail. Alla lettera B si piazzano gli aggettivi ”bunat”, il recidivo (per essere buoni) e ”bonzo” (mostro), la voce del verbo ”bombarsi” (fumare molto e non sigarette) e il termine ”bamba” che sta per cocaina. Alla terza consonante dell'alfabeto troviamo invece l'inimitabile ”capisci” seguito da numerosi punti interrogativi, il ”cardamone” che corrisponde al fessacchiotto ma anche allo spinello, il ”cazzeggio” che equivale alla nullafacenza, il ”cachino”, che descrive il salernitano che vive solo di aperitivo e disco fashion, ed al quale fanno seguito la "cricca" di ”chiattill”, ”chiaviche” e ”cozze”. La D in città è solo Din Dada, marchio e tipologia di divertimento che esclude il ”dandy”, l'uomo eccessivamente trandy. Non si muove alla E l'espressione ”Ecchetemis” (Cosa indossi?), un modo di dire tutto salernitano utilizzato per prendere in giro chi osa nell'abbigliamento. Tantissimi i termini - tormentoni alla lettera F: fariniell', (cascamorto), fancazzista (amante dell'ozio), farlocco (finto), fattone (drogato), friscone (simpatico), fricchettone (no global), flesciato (allucinato). Alla G non c'è storia, spopola ”Già sai”, per rafforzare qualsiasi concetto o rimandare ad un'occasione più indiscreta i dettagli di un racconto che merita particolari in privato e/o altra sede. Alla H permane la risata on fabebook nelle versioni hihi (risata sottile), hehe (risata premonitrice), haha (risata grassa) e hauhau (risata molto grassa). Tanti gli aggettivi anche alla I come imbrusatore (imbroglione), incapato (fissato), inghiummato (bloccato) ingrifato (eccitato), ingrippato (innamorato privo di frecce). Trittico variegato alla L: Lntat' (lento), lota (schifoso) e il verbo limonare (evoluzione variopinta del bacio francese). Alla lettera M ci sono il nuovo verbo ”messaggiare”, inviare e ricevere messaggi con il telefono cellulare, il termine madama (polizia) e Mi che sta per amica. Alla N non poteva che esserci una negazione formato crasi: ”nevvero”, mentre alla O le risposte affermative si danno con ”l'okappa”. P sta per ”pariare”, (divertirsi), o indica il ”papagno” (schiaffone), alla Q corrisponde il ”quequero” (stupido), mentre alla R c'è il ”ralluso” (piccioso). Gettonatissime le espressioni alla lettera S ”statevi” o ”so ragazzi” per affermare la propria superiorità, e gli aggettivi ”sgamato”, ”sfigato”, ”sfaccimm”, ”sballato”, ”suggett” e ”stampato”. Novità alla T dove si insediano i modi dire ”Ti lovvo” e ”Ti amo di bene” e il neo ”taggare”, cioè attestare che in un foto sia presente un utente virtuale. Alla U un'unica espressione da recitare tutta d'un fiato: ”umammamiabella” (oddio); e se alla V si trova la mitica trombetta dei mondiali ”vuvuzela”, la ”Z” è come zokki: la rivale che non conosce epoca.

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