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giovedì 23 settembre 2010

Arrestato in Spagna per aver denunciato la morte dei suoi cani, Simone Righi adesso rischia dieci anni


CRONACA

FONTE:TISCALI NOTIZIE DI ANTONELLA LOI

Protestò contro il canile di Cadiz nel quale i suoi tre animali erano stati uccisi. Incarcerato, venne liberato dopo più di due mesi, privato del passaporto e costretto all'obbligo di firma in Spagna ogni trenta giorni. Ma la vicenda di Simone Righi, artista bolognese di 40 anni, è tutt'altro che conclusa. Il 4 ottobre prossimo ad attenderlo ci sarà il giudice della città spagnola davanti al quale l'uomo dovrà rispondere di reati pesantissimi che potrebbero costargli una condanna a dieci anni di carcere: disordine e lesioni aggravate a pubblico ufficiale, a cui si è aggiunta, strada facendo, l'incriminazione per "attentato alle istituzioni". Accuse pesantissime che stentano a trovare giustificazione nei fatti, risalenti all'ottobre del 2007, che Tiscali Notizie seguì passo passo.L'arresto di Simone e della compagna Anna Fiori avvenne nel corso di una manifestazione indetta da associazioni ambientaliste e semplici cittadini contro le crudeltà che, era già stato dimostrato da inchieste in corso, venivano perpetrate all'interno della struttura-ricovero privata "El Refugio" di Puerto Real, Cadice, finanziata con soldi pubblici. Quattro giorni - tanto durò il soggiorno - fatali per Holly, Vito e Maggie, i tre bastardini con passaporto canino, compagni di vita della coppia. Avvisate le forze dell'ordine, si scoprì che uno dei tre cani, trovato morto all'interno di un congelatore, era stato ucciso con una sostanza paralizzante, proibita, che provoca una morte lenta e dolorosissima. Immediata la denuncia alle autorità giudiziarie che, come detto, già erano a conoscenza del trattamento disumano degli animali all'interno della struttura.L'arresto di Simone RighiCol dolore nel cuore per la perdita dei tre cani, Anna e Simone scesero in piazza con altre migliaia di persone per chiedere ai comuni che finanziavano la struttura di assumersi le proprie responsabilità e mettere fine alla barbarie (poi il canile venne effettivamente chiuso a novembre del 2007 ndr). Ma la comparsa sul sagrato di una chiesa di Cadice - con cui "El Refugio" era convenzionato - del sindaco della città, Teofila Martinez, fece salire i toni e tra slogan e fischi la sindaca fu costretta a riparare in una viuzza secondaria, protetta da guardie del corpo e polizia.A testimonianza di quanto accadde nei momenti successivi, numerosi video amatoriali e fotografie: la polizia che si lancia con violenza contro la testa del corteo, colpisce ripetutamente Righi, lo butta a terra e lo ammanetta. Tutto documentato. Poi anche la Fiori e una giovane spagnola vengono portati con la forza in carcere e interrogati. Anna Fiori tornò subito a casa, la giovane spagnola venne rilasciata dopo pochi giorni e Simone Righi arrestato. Per lui fu l'inizio di due mesi d'inferno durante i quali però emerse la solidarietà: in molti si mobilitarono, ambasciate, consolati, parlamentari e tante persone pronte a urlare l'ingiustizia che il ragazzo stava subendo. "Non ho fatto niente - continuava a sostenere Simone - mi arrestano solo perché ho denunciato le barbarie subite dai miei cani". La sensazione di oggi, però, è che il peggio debba ancora arrivare. L'avvocato Libero Mancuso, che rappresenta Simone in Italia, definisce "aberrante la vicenda ed esente da qualsiasi logica". Cosa potrebbe succedere al processo ce lo spiega Anna Fiori: "C'è il forte sospetto che la politica sia entrata in tribunale". La paura è che il processo possa non essere equo e l'ipotesi accusatoria di "attentato alle istituzioni" è pesante. "E' una richiesta sproporzionata e assurda - sostiene Anna -. Chiediamo un impegno ufficiale poiché siamo oggetto di un’ingiustizia: siamo convinti che non vi siano i presupposti per una giusta sentenza".La forza già dimostrata sembra non essere più sufficiente. "La sensazione di poter sparire è forte, le ragioni tante, le possibilità di liberarsene poche", dice Anna. Che continua: "Vuoi sapere se stiamo bene? Non stiamo bene, siamo sorretti dalla verità e dalla consapevolezza che non abbiamo fatto nulla. Ecco perché andiamo al processo, per ribadirlo a viva voce". Poi chiede, ma sembra un'implorazione: "Parlate di noi, aiutateci a far emergere la verità. Non lasciateci soli".

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