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domenica 5 settembre 2010

La mostra del cinema di Venezia 2010





Otto minuti di applausi per la "Passione" di Mazzacurati


Due passioni hanno tenuto banco al Festival di Venezia, La passione (nei cinema dal 24 settembre) di Carlo Mazzacurati, secondo film italiano in concorso, e Passione (dal 22 ottobre nelle sale) di John Turturro sulla musica popolare napoletana. Il primo è la storia tragicomica di Gianni (Silvio Orlando), un regista in crisi che dopo cinque anni lontano dai riflettori ha l’opportunità di farsi notare scrivendo una sceneggiatura per un’attricetta viziata lanciata dal successo della fiction La principessa Laurina. Fiammetta è interpretata da Cristiana Capotondi. Le idee non arrivano, ma quando Gianni è costretto a partire per un paesino toscano dove possiede una casa che si è completamente allagata trova l’ispirazione. Incontra infatti Caterina (Kasia Smutniak), Ramino, un’ex allievo di recitazione interpretato da un sempre eccellente Giuseppe Battiston, e la sindachessa (Stefania Sandrelli) che lo costringe a dirigere la Via Crucis del venerdì Santo.

Passione di John Turturro, “Napoli è come un jube box – afferma il regista - è una città dipinta di suoni non che sono altro che veicoli emozionali utili a far sognare”. “Ci sono posti in cui andare una volta sola ti basta poi c’è Napoli”, dichiara Turturro nell’incipit del film, un posto contrassegnato da un termine: “contraddizione”. Passano davanti ai nostri occhi e riempiono le nostre orecchie gli interpreti e le melodie di una Napoli multietnica. Da O sole mio a Nun te scurda, da Catarì a Marechiare, da Napul’è cantata da Pino Daniele a Caravan Petrol interpretata da Rosario Fiorello, “un amico e un talento”, dice il regista.Ma ci sono anche James Senese, musicista italo-napoletano, gli Avion Travel, Peppe Barra una delle anime della Nuova Compagnia di Canto Popolare, Massimo Ranieri, gli Almamegretta, l’ensemble Spakka Neapolis 55, e ancora attraverso le immagini di repertorio Angela Luce, Mina, Sergio Bruni e Carosone. Mancano all’appello Mario Merola e Roberto Murolo, “non potevamo mettere tutti - si giustifica il regista - comunque il loro spirito è nel film”. Un film che “non è nostalgico e che cerca di distaccarsi dai cliché”, promette Turturro

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