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sabato 25 settembre 2010

La vecchiaia non è un limbo


IL CASO

FONTE:TISCALI NOTIZIE

Maltrattamento degli anziani, un fenomeno spesso ignorato e sottovalutato nella societàdi Elisabetta Rotriquenz 23 settembre 2010. “Farmaci scaduti o irregolarmente conservati e anziani alloggiati in un sottotetto inagibile, legati con lenzuola ai letti per non farli muovere. È quanto accadeva nella casa di riposo per anziani «La Contrada» nel comune di Tarano, in provincia di Rieti. La struttura, che aveva un elegante sito internet veniva considerata un ricovero di lusso, con rette non alla portata di tutti: gli ospiti pagavano una retta che oscillava dai 1400 ai 2000 euro mensili” (Corriere della Sera, 18 gennaio 2010).“Nuovo episodio di violenza scoperto ai danni di un'anziana donna. Dopo la vicenda di Massa Carrara a fine luglio anche a Roma una badante - in questo caso con l'aggravante di essere legata da parentela diretta con la vittima - è stata sorpresa a maltrattare la pensionata 85enne affidatale. Patrizia F., romana, 57 anni, è stata arrestata dagli agenti della polizia per «maltrattamenti e lesioni». Le violenze erano state denunciate da una vicina di casa, stanca di assistere dalla finestra di fronte alle percosse continue che venivano inflitte all'anziana” (Corriere della Sera, 9 agosto 2010). Queste sono solo alcune delle notizie che sempre più frequentemente occupano le pagine della cronaca. Cerchiamo allora di capire quali sono i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento degli anziani e cosa si può fare per prevenire questo reato.L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha pubblicato nel 2002 il primo “Rapporto mondiale su violenza e salute” individuando le tre categorie più comuni di abuso sulla persona anziana: domestico (maltrattamento della persona anziana nella sua abitazione o in quella del caregiver, cioè la persona che se ne prende cura), istituzionale (maltrattamento degli anziani che vivono in case di riposo o residenze assistenziali) e auto-inflitto (comportamento auto-lesivo). (Pineo, Dominguez, Ferlisi, Galioto, Vernuccio, Zagone, Costanza, Putignano, Belvedere, Sciacca e Barbagallo, 2005).Rispetto alle altre forme di violenza domestica si è meno consapevoli del maltrattamento subito dagli anziani da parte di chi si prende cura di loro. Il tasso di incidenza riguardo al maltrattamento degli anziani è particolarmente complicato poiché le vittime sono spesso non autosufficienti e quindi dipendenti dalla persona che li accudisce, cosa che li rende riluttanti a denunciare i soprusi. Le statistiche ufficiali indicano che circa il 10% delle persone di oltre 65 anni subisce qualche forma di maltrattamento (Krahé, 2005); nella fattispecie gli anziani possono: subire dolore e danni fisici, essere umiliati o subire furti di denaro o ancora vedersi negati cibo e cure fisiche, trovandosi a vivere in uno stato di degrado (Pineo et al, 2005).I fattori che secondo i ricercatori sono associati alla probabilità che si verifichi il maltrattamento nei confronti di una persona anziana comprendono: isolamento sociale (pochi contatti con la famiglia e l’esterno), età elevata, grave stato di salute fisica e mentale, convivenza con la persona che li assiste. Per quanto riguarda i fattori di rischio, è stato notato come molte persone violente possono avere un passato di malattia mentale, soffrire di problemi di alcolismo, sperimentare un senso di impotenza rispetto ad una dipendenza economica, essere state vittime di violenza familiare, non essere in grado di far fronte a situazioni stressanti (come disoccupazione e difficoltà economiche) (Krahé, 2005).Questi fattori possono comunque essere presenti in un rapporto anziano-assistente, senza che per questo si verifichino episodi di maltrattamento. È possibile constatare che gli effetti negativi del maltrattamento degli anziani sono simili a quelli causati dalle altre forme di violenza domestica; per questo è necessario in primo luogo prendere coscienza dell’esistenza del problema e renderlo noto anche attraverso programmi di sensibilizzazione e di formazione per la diagnosi, la riabilitazione e l’assistenza dell’anziano oggetto dell’abuso.In secondo luogo è necessario adoperarsi a livello sociale verso le famiglie a rischio offrendo sostegno alle situazioni più vulnerabili sia sul piano sociale (ad esempio in casi di precarietà economica o basso livello culturale) sia sul piano psicologico (nei confronti del caregiver). Un ruolo importante nella prevenzione e soprattutto nella diagnosi dell’abuso è riservato al medico geriatra, che attraverso una completa valutazione clinica e socio-ambientale possiede la competenza per individuare eventuali forme di abuso e di situazioni familiari a rischio per tale problematica (Pineo et al, 2005).L’abuso nei confronti della persona anziana è un problema diffuso ma sottostimato e poco conosciuto sia dall’ambiente medico che dalla società. L’entità di tale problema non è del tutto nota sia per la mancanza di denunce sia per la difficoltà di individuarne i segni. È chiaro che il maltrattamento può concretizzarsi non solo con una condotta attiva, ma anche con una condotta omissiva attraverso il silenzio e la mancata denuncia (Pineo et al, 2005). È doveroso che sia gli anziani vittime di violenza sia le persone che assistono a questi soprusi denuncino il reato.È quindi necessario che tutti si prendano cura dei familiari anziani e allo stesso tempo abbiano un occhio di riguardo per gli ultrasessantacinquenni che gravitano nel proprio ambiente. La vecchiaia non deve essere un limbo in cui la persona viene relegata e dimenticata, ma anzi l’anziano deve essere considerato un tesoro prezioso di esperienza e di ricordi. Laddove l’anziano abbia seri problemi di salute che ne compromettono la memoria, merita sempre il massimo rispetto e deve essere trattato riconoscendo la sua dignità per ciò che è ora e per la persona che è stata nel corso della sua vita.

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