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martedì 7 settembre 2010

Capire la scuola


ARGOMENTI VARI



Nella scuola mancano due generazioni di insegnanti: ecco perché servivano i precari di Marco Lodoli

Il primo collegio docenti della mia scuola mi è parso l’assemblea di una bocciofila. Rughe, volti scavati o macchiati, pochi capelli e grigi, pantaloni fuori moda, borselli, gente già un po’ curva, sorrisi sintetici, allegria che somigliava parecchio alla malinconia. Tra i prof, naturalmente, anch’io: cinquantaquattro anni a ottobre, insegnante dal 1980, pieno di buona volontà ma anche un po’ spompato. Professori di trent’anni: zero. Di trentacinque: zero. Di quaranta: zero.E tra poco saremo tutti in classe, pantere grigie di fronte a cacciatori sedicenni, a genietti del computer, a dipendenti compulsivi dal telefonino, a esperti di cartoni animati, a scioperati fantasiosi, a bulli carichi come pitbull di collari e catene, a fruitori di tecno, a languidi cannaroli, a fan di canzoni neomelodiche napoletane, a devoti della De Filippi, a calciatori in erba, ad anime belle o perse. E noi cinquantenni, sessantenni, capiremo sempre meno della cultura e della sottocultura giovanile, delle nuove tecnologie, delle nuove amarezze.Ecco a cosa servivano i precari, i giovani prof di trent’anni: a stabilire un ponte di corde tra i consolidati e i trasformanti, tra le rocce e l’acqua, tra l’autunno e la primavera. Questo è il danno maggiore creato dalle cesoie governative. Mancano almeno due generazioni di insegnanti. Uomini e donne ancora mentalmente elastici, curiosi, vicini ai tremori e ai timori degli adolescenti. Le onde devono stare abbastanza vicine, se vogliamo che il mare non si trasformi in uno stagno. Non è possibile che non ci sia neppure un professore che la sera va ai concerti rock, e la notte naviga in rete, e conosce la nuova letteratura americana perché è roba sua.Nella scuola servono più generazioni: chi studiava ascoltando i Beatles e chi lo faceva e lo fa ascoltando i Radiohead, chi conosce a memoria il cinema di Visconti, Antonioni e Fellini e chi sa come si usa una videocamera, e magari ha realizzato un corto che si può vedere su Youtube. I ragazzi hanno bisogno di ascoltare più campane, non solo vecchi saggi un po’ rintronati. E allora io invito la Gelmini a parlare con i precari, ad assumerne più che può, a iniettare sangue fresco nel senile corpo docenti. Altrimenti sarà solo un cimitero degli elefanti, coi ragazzi che sbadigliano fino a slogarsi le mandibole o che sghignazzando tirano le code dei vecchi pachidermi…

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