Pagine

sabato 18 marzo 2023

E’ “GO WILLI GO” del Teatro Armathan di Verona il quarto appuntamento del Festival Nazionale XS Città di Salerno

 






Fonte www.lapill.eu
di Maria Serritiello 

 

Quarto appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno.

 

5 sagome stilizzate ed una valigia di cartone a grandezza media in primo piano ci annunciano che chi si paleserà ha a che fare con i viaggi. Ed eccolo apparire con il suo vestito grigio, camicia e cravatta sotto la giacca, cappello, un borsalino usato, avvicinarsi alla valigia, sollevarla per poi depositarla a terra, aggiustandone il manico. Un uomo metodico Willy, questo il suo nome e la sistematicità dei gesti gli deriva dal fatto che ha paura di non essere ricordato e ancor più di essere dimenticato. Mima una corsa sul posto, macina chilometri, attraversando città che gira, per piazzare i prodotti rappresentati, gli viene il fiatone, il sudore gli cola dalla fronte, poi si ferma stremato e comincia un monologo di 60 minuti in cui parlerà di sé.

E’ tornato a casa esausto da uno dei suoi giri, più stanco del solito e racconta a Linda, sua moglie, presente nell’immaginazione, nella versione che ne fa Marco Cantieri, che non ce l’ha fatta, che non è riuscito a controllare la macchina, che va a 120 all’ora e si distrae, insomma sta invecchiando senza che abbia potuto raggiungere la notorietà. Il lavoro di commesso viaggiatore su cui ha puntato tutte le sue speranze di successo, si è rivelato un fallimento. Parla, parla, mette fuori tutto il suo interiore, cercando prima di tutto una giustifica con se stesso e poi l’accettazione della sua rovina, la consapevolezza di non guadagnare abbastanza per soddisfare i bisogni della sua famiglia, lo annienta.  Ha vissuto, a causa di questo oscuro lavoro, molto tempo da solo, sedi lontane, dividendo stanze fredde, anonime, magari anche poco riscaldate, con la consapevolezza che la solitudine è una brutta bestia. Insoddisfatto della sua vita che a 63 anni non gli ha dato la felicità materiale, presente abbondantemente nella società americana, se la prende con i suoi figli, Biff e Happy, che svolgono lavori di basso livello. Non riuscendo a sopportare tanto insuccesso esce di casa e vagabondando riporta alla memoria fatti passati della famiglia Loman, per esempio che suo fratello, lavorando in una miniera dai 17 ai 21 anni, era diventato ricco sfondato e di come lui si sia trovato a fare il mestiere di commesso viaggiatore. Fu quella volta, quando decise di andare in Alaska con suo fratello per incontrare il padre che già era lì a cercare qualche filone d’oro. Tutto era pronto per la partenza, quando incontrò un tale di ottantaquattro anni, rappresentante della Parker, che aveva lavorato in 32 stati, nell’albergo, a lavorare accanto al telefono, con un paio di pantofole verdi infilate ai piedi. Fu una rivelazione, era questo il mestiere che faceva per lui, quel vecchio senza spostarsi di un millimetro si guadagnava la vita.

Che c’è di meglio che andarsene a spasso a ottantaquattro anni, per venti o trenta città, riverito, ossequiato, benvoluto e aiutato da una massa di gente, e senza far altro che telefonare?

Ma lo sai tu, che quando morì – e fece proprio la morte del commesso viaggiatore – se ne andò all’altro mondo nelle sue pantofole di velluto verde, nel vagone ristorante sul rapido di Boston. Quando morì, ai funerali vennero a migliaia, i clienti e i colleghi.

Una volta la gente era considerata, Howard. C’era il rispetto, c’era la solidarietà, c’era la gratitudine. Al giorno d’oggi, tutto arido, senz’anima. L’amicizia non ha più nessun valore, la considerazione… Capisci perché ti dico questo, Howard? Non ci si ricorda più di me.

Deluso, scoraggiato, dopo tanto correre, capisce che nessuno lo avrebbe ricordato, né ai tanti conoscenti, interessato il suo travaglio interiore, per non aver raggiunto la solidità economica, atta far fronte ad un licenziamento, prima e ad un prestito in soldi, presso un amico, dopo.  Allora, il naturale sbocco, dolorosamente, gli si para dinanzi, alla sua famiglia, soprattutto, sarebbe stato più utile da morto che da vivo.

Marco Cantieri, l’interprete, nonché il riduttore della versione di Morte di un Commesso Viaggiatore, il capolavoro di Arthur Miller, datato 1949, in Go Willi Go, è stato perfetto. Ha offerto una riduzione precisa, scrupolosa, accompagnata da una recitazione completa di gestualità, di sfumature di voce, di movimenti accorti, di tonalità corretta, di espressività facciale e corporea. Quel suo andare avanti ed indietro nel monologo, ha fatto sì che il finale, pur conoscendolo, date tutte le premesse, ci ha resi tristi, il suo piegarsi ad un volere superiore per il benessere della famiglia, ci è sembrato un sacrificio troppo esoso. Peccato non stimarsi di più per ciò che realmente fosse, un brav’uomo onesto e lavoratore.  La società consumistica americana lo aveva letteralmente fagocitato, travolgendolo in un gesto estremo, ma Arthur Miller così ha voluto il suo Commesso Viaggiatore, un moderno Cristo sulla croce!  

Maria Serritiello

www.lapilli.eu

 

Di e con Marco Cantieri

Regia di Adriana Giacomino e Franca Guerra

Ricerca musicale: Franca Guerra

Idea Scenografica: Marco Cantieri

Tecnico Audioluci: Federico Caputo

Ripresa Video: Marco Cipriani




 

     

Nessun commento:

Posta un commento