Venerdì
9 dicembre al Teatro delle Arti di Salerno è stato
rappresentato un lavoro inedito del Maestro Guido Cataldo, dal titolo “Voce
e notte” che, sebbene non ci sorprende più per la sua bravura, riesce
sempre a suscitare forti emozioni, in qualsiasi campo si cimenti e venerdì
scorso è stata la scrittura ad essere privilegiata.
Attingere, ogni volta, al
patrimonio creativo del Maestro Cataldo è uno stato di grazia che ad ognuno di
noi fa bene, una bella pausa di emotività e un pieno di poesia, per la dolce
storia d’amore raccontata.
Naturalmente tutto parte
dalla musica e precisamente dalla canzone “Voce e notte”, la più bella serenata
mai scritta da un innamorato per la sua bella perduta. Quasi tutti conoscono la
melodia ma molti ignorano la vera storia da cui è tratta la canzone e cioè
l’infelice vicenda del poeta Eduardo
Nicolardi.
A supplire questa
mancanza ci ha pensato il maestro Guido Cataldo, scrivendo una delicata vicenda,
scegliendone anche le musiche, poi, con l’ausilio di Gaetano Stella, per la regia
e la compagnia teatrale di Serena
Stella, sua figlia, ha confezionato una perfetta commedia musicale. Il
maestro nella composizione del copione si è lasciato guidare dai versi composti
da Nicolardi e che musicati hanno dato luce a canzoni famose, ma anche alle
tappe della sua vita
La
storia
Nell’ospedale di Loreto
Mare a Napoli, nel reparto natalità, succede un fatto inspiegabile, nasce un
bambino di colore. L’evento fa scalpore ed è un passaparola per tutta la città.
All’anagrafe il neonato verrà registrato col nome di Ciro ed il cognome della
madre: Avitabile. Siamo nell’immediato dopoguerra, la povertà è tanta, la fame
anche e di questi episodi, purtroppo ce ne saranno tanti. Le “signorine” per
sbarcare la condizione miserevole, si danno alla vita con i soldati americani
di stanza a Napoli. Nell’ospedale, si dà il caso che il direttore
amministrativo sia Eduardo Nicolardi, poeta, scrittore e giornalista ed ecco
nascere dai suoi versi e dalla musica di E. A. Mario “Tammuriata nera”, una triste istantanea della Napoli tesa alla
sopravvivenza ed è il successo.
Così il maestro Cataldo,
canzone dopo canzone, srotola l’esistenza del poeta Nicolardi, intrecciandovi il
brano più riuscito: “Voce e notte”,
per consegnarci una perfetta commedia musicale. I segni ci sono tutti, la
storia, l’amore, il bene contrastato, l’infelicità, la separazione, il
matrimonio di lei la serenata di lui, la morte del marito e la felicità finale.
Anche il palcoscenico è addobbato per uno spettacolo leggero, il sipario
luminescente irradia il pubblico, il corpo di ballo volteggia con grazia, il
pianoforte sottolinea gli stacchetti, le canzoni melodiche e le canzoni di
giacca, cantate dal vivo
Eduardo
ed Anna s’incontrano per caso, lui si ritrova nel palazzo
dove lei abita, per recarsi nella sede del giornale “Don Marzio”. E amore fu !!
Belli, giovani ed
innamorati ci sono tutte le componenti per essere felici, ma il padre della figliola,
ricco allevatore di cavalli, ha altri progetti per sua figlia, Pompeo Corbera, un uomo danaroso di 75 anni di Casamicciola. Anna si oppone
come può, poi l’infelice matrimonio. Eduardo non si rassegna a perderla, da
lontano la segue e poi quale poeta le dedica versi i più struggenti e che hanno
fatto la storia dell’amore contrastato: Voce e notte
Si 'sta voce te scéta
'int' 'a nuttata
Mentre t'astrigne 'o
sposo tujo vicino
Statte scetata, si vuó'
stá scetata
Ma fa' vedé ca duorme a
suonno chino…
La musica è di Ernesto De Curtis.
La vita di Eduardo
continua in solitudine, scrive altre canzoni che hanno un buon successo come “O scuitato, Sciultezza bella, versi ,
posie, lettere:
“Fugliette arricamate, ca i’ veco int’’a
vetrina
d’’o cartaro â Turretta,
quanno passo â matina;
fugliette arricamate, cu
na rosa o na fronna,
n’auciello o
n’angiulillo, na croce o na madonna;
fugliette arricamate,
rosa, janche, celeste,
ca ogne guaglione accatta
primma ca piglia ‘e ffeste,
e ‘ o porta ncopp’â
scola, si ancora chisto è ll’uso,
o puramente â casa p’’o
scrivere annascuso,
che putenza tenite ca me
nce so’ fermato
pe ve guardà nu poco,
tiennero e appassiunato !
Pecché, guardanno a
vvuje,me so’ visto criaturo
( quatto, cinco, sei
anne,no cchiù ‘e chesto, v’’o giuro….
Il destino, però, fu
benevolo con Nicolardi, Pompeo Corbera morì poco tempo dopo il matrimonio e lui
ed Anna poterono coronare il loro sogno d’amore dal quale nacquero ben otto
figli.
Fin qui la storia di
Nicolardi, conosciuta attraverso la sua canzone più famosa, come sia diventata
commedia musicale lo dobbiamo al Maestro Guido Cataldo ed invero l’impresa gli
è riuscita perfettamente. Guido è sì un uomo di spettacolo, per cui si muove
facile tra musica, parole, teatro e tutto quanto fa rappresentazione, ma ha
dalla sua parte una straordinaria sensibilità, con la quale confeziona, ogni
volta, sorprendenti cammei. La scelta
delle canzoni da inserire nella storia, la delicatezza delle parole che si scambiano
Anna Rossi ed Eduardo Nicolardi, dare spazio alla voce del cantante, scegliere
le macchiette, esaltare lo spettacolo con valenti ballerini, sono tutte sue
straordinarie competenze. Affidare la regia a Gaetano Stella, poi, amico più
che trentennale e servirsi della compagnia di Serena, sua figlia, con un
ventaglio di abilità è stato magistrale, come lo è stato assistere alla
staffetta tra Gaetano Stella ed Elena
Parmense, marito e moglie nella vita, interpretare Eduardo ed Anna sulla
scena, mentre la coppia giovane di dei due innamorati è stata affidata a Serena Stella (una vera Réunion
familiare) e Lucio Bastolla. I dialoghi tra le due coppie si sono differenziati,
pieni di vigoria per i due giovani, pronti ad affrontare la vita, colmi di
tenerezza per Anna ed Eduardo invecchiati. “Ti
ricordi, Nannì io ti venivo a cercare di nascosto, spiavo se eri incinta, sarei
stato contento per te, almeno avevi una compagnia, invece niente.” E lei “poi con te ne ho avuto otto”.
Il cuore mai invecchiato
di Guido ha dialogato per loro e con loro, nella sua solitudine creativa e noi,
in sala, abbiamo seguito quel cuore, quella sensibilità tanto rara e ci siamo
emozionati, ci siamo lasciati trasportare all’indietro, tanto da inseguire i
ricordi insieme al Maestro,
(N.D.R.)) Le canzoni, ad esempio, mi hanno riportato la voce di mia
madre, una donna dolcissima, che mi cantava canzoni e raccontava storie. Mi si
è parata, dinanzi un’Italia in bianco e nero, dalle e semplici pretese, si
cantava, infatti, “se potessi avere 1000 lire al mese”. I profumi che sfuggivano
dalle case, con ancora i segni della guerra, erano quelli del ragù o del caffè
che si offriva a tutte le ore. La mia infanzia con il grembiulino e le pantofole
di casa, scorticate davanti, ballavo sulle punte, volevo fare la ballerina, che
ascoltavo divertita la voce di mio padre, non certo modulata, cantare, “Miezzo o grane”, lui che non lo faceva
mai e non so perché la privilegiasse. Seguo il filo dei ricordi, mentre in
scena va avanti il musical, quelle canzoni seppellite da tanta altra musica,
diversa da quella di Nicolardi, escono fuori e mi ritrovo a ripetere a memoria le
parole dei cantanti
Un
bel momento, Maestro Cataldo, vissuto nell’oscurità del teatro.
Riprendo a seguire lo
spettacolo e colgo il finale. Sulla scena uno stanco Nicolardi, in solitudine,
la sua Nannina è già morta, segue il festival della canzone napoletana, dalla
radio, come si faceva all’epoca ed attende l’esito della vincitrice, una sua
canzone è in gara. Il presentatore annuncia: “la canzone vincitrice del
festival della canzone napoletana 1951” è “E zucculille”, un canto onomatopeico
tanto da sentire il rumore allegro degli zoccoli sull’asfalto, un ultimo
pensiero per Nannina, è il 1954 quando more.
P.S. Caro Guido, la
storia di Eduardo Nicolardi non mi era sconosciuta, 5 anni fa, in vacanza con
mio marito a Casamicciola, ho conosciuto il nipote del poeta: Umberto Italiano, proprietario
dell’Hotel ELMA, un 4 stelle di Casamicciola, dove abbiamo alloggiato. Da lui
seppi il legame che lo legava al poeta e cioè suo padre Mario aveva sposato
Elena Nicolardi da qui le iniziali dell’Hotel. El sta per Elena e Ma per Mario. Elena, era una delle figlie di Eduardo
e Anna Nicolardi. Com’è piccolo il mondo!
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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