di Maria Serritiello
Non sappiamo perché viene
premiata la protagonista del concentrato monologo “Grazie” di Daniel Pennac, quando si apre il
sipario, ma la troviamo con le spalle rivolte al pubblico, nell’atto
d’inchinarsi per ringraziare. Al lato del palcoscenico, seduta su delle sedie,
fa bella mostra di sé, la giuria, severa e quasi immobile fino alla fine
Inizia così l’assolo di Brunella Caputo che con l’originalità
di scrittrice e regista stessa del lavoro, modifica lo scritto di Pennac,
inserendo un alter ego, Davide Curzio
che la guida, la sostiene, la puntella, le suggerisce e la rinforza nei momenti
di più acuta timidezza e volontà di scappare via. Si assiste, per un’ora, tale è il tempo, ad un
rimando di battute, dall’uno all’altra, ad un incastro perfetto di toni
misurati, di suggerimenti, di gestualità e di pause, che tendono a vivacizzare
l’originale e solitario monologo. Su tutto, l’analisi della parola grazie ed il suo vero significato.
Di lei non sappiamo
nulla, né chi è, né da dove viene, anzi no, lo sapremo in seguito, da un
paesino della Francia ed è lì per il riconoscimento della sua opera omnia, sicché
la troviamo a ringraziare con foga e voce alterata a ripetere: “Graziee” “grazieeeeeeeeeee”,
sempre più forte in modo da farsi sentire, fino in fondo al teatro
La parola grazie, a
pensarci bene, viene usata poco e male e non sempre se utilizzata, apprezzata
per ciò che esprime. Daniel Pennac con questo suo scritto di pacata ironia e
Brunella e Davide con una notevole prova di teatro ce ne disvelano il
significato.
A ritirare il premio, la
nostra artista dovrebbe essere una donna sicura, consapevole dei propri mezzi
ed invece appare impacciata, sfiduciata, cercando d’imbastire un discorso di
ringraziamento, senza riuscirvi. Inutilmente fruga nelle tasche alla ricerca
del pezzo di carta dove ha appuntato qualche riga. Ed ancora, sapendo di essere
la vincitrice del premio si è premurata di assistere a varie cerimonie per
apprendere come ci si debba comportare.
Così passa in rassegna a
mente, con visibile ironia, a chi dovrebbe rivolgere il suo ringraziamento. Alla
giuria, che non conosce, ai parenti che non frequenta, agli amici che non sono
sinceri, a chi l’ha ostacolata, od a chi l’ha spronata? Forse a nessuno o anche
no, a se stessa, in grado di ricevere con merito, quel grosso trofeo, a stento
sostenuto dalle sue braccia.
Si dà così un valore
etico al sostantivo, per affermare che non si può dire grazie a cuor leggero,
dividendo il ringraziamento in tre cerchi, nei quali comprendere, tra l’altro,
il pubblico e lo staff. Di sicuro, la premiata, sa che non vorrebbe mai e poi
mai ringraziare il suo maestro delle elementari, un uomo cattivo che le ha
rovinato l’infanzia e lo afferma con voce adirata e rabbia non più repressa. Ai
bambini, allora, a loro i soli ringraziamenti, conclude.
L’interpretazione di Brunella Caputo, come attrice è stata
perfetta, quale regista è stata originale
per aver adattato il ruolo maschile sé ed a dialogizzare ciò che dalla penna
dell’autore è nato come monologo. Una scelta gradevole, nuova che ha portato
sulle scene Davide Curzio e vederli
tutti e due insieme è stato tornare indietro nel tempo, Eccezionali come coppia
attoriali, un incastro che ha reso piacevole un’ora trascorsa a rivalutare ed a
pensare a chi e come dire grazie da oggi in poi
Maria
Serritiello
Grazie
Di
Daniel Pennac
Adattamento
e regia Brunella Caputo
Interpreti:
Brunella Caputo e Davide Curzio
Suoni
e Luci: Virna Prescenzo
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