Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Una data, 1992, Premio Charlot, la vittoria è di Angelo Belgiovine, un 34 enne, impiegato comunale che pensa al
proprio futuro lontano dal passare le carte fino alla pensione.
Ha bella presenza, sa
parlare, sa divertire e cambia rotta al suo destino lavorativo.
Lo ritroviamo al Ridotto,
dopo che la prima parte della sua vita è trascorsa, le tappe importanti
realizzate, una moglie, due figlie e la notorietà affermata come autore, attore
e regista teatrale. Poi anche altro, due lauree, l’insegnamento di economia
all’Università ed una malattia seria, fortunatamente superata, il covid neanche
tanto leggero e 13 anni lontano dalle scene.
Dopo l’affermazione al Premio Charlot, l’incipit è con il programma di Renzo Arbore “Caro Totò, ti voglio presentare” ed il successo con
la gara tv “La Sai l’Ultima?”
vincendola e continuando per 10 anni e più a scrivere testi e barzellette per Mediaset.
Ecco questo, a grandi linee,
il suo pregresso, ma c’è molto ancora, tanto che si rischia di redigere
un’arida elencazione e lui che è un uomo di cuore, dei suoi successi non ne
vuole fare pura ragioneria. Così’ porta sulle scene, per due serate, uno
spettacolo che gli rassomiglia, dal titolo
“ Eccomi…ma non vi affezionate” nel
quale racchiude il suo vissuto, i suoi ricordi
dalla nascita alla pubertà, dall’adolescenza fino ad arrivare alla famiglia e
alla vita di oggi.
Ci si accorge, dalle
prima battute, che siamo dinanzi al filologo della risata, che ha scandagliato
della stessa, ogni recondito angolo, traducendolo in altrettanti momenti
teatrali. La comicità dei monologhi è studiata, non ha niente d’improvvisato,
anche se può sembrare il contrario; il contenuto, la recitazione, la mimica, il
costume sono frutto di applicazione. Belgiovine
viene dalla vecchia scuola di teatro, diciamo pure dalla gavetta, per cui il
manufatto comico ha spessore ed arte. Non è veloce, ha i suoi tempi per vestire
i panni di scena, prima con pantaloni neri larghi tenuti su da due vistose
bretelle, poi calata sulla fronte una nera parrucca riccioluta e camicia
sgargiante ed infine con classico doppio petto a righe di un rosso fuoco che lo
rende elegante e signorile, come deve essere un signore della sua età. Si
accompagna al maestro Claudio Lardo,
serio attore di prosa, prestato alla musica del pianoforte, tra l’altro suonato
con maestria, per intervallare con musica i tempi di cambio di costume: “Libertango” di Astor Piazzolla e con il recitato: La ballata dell’Emigrante di Antonio Ghirelli
Dotato di una sua
specifica capacità scenica ha saputo dare agli altri diversificati spunti
teatrali, grazie ad una cultura vasta e profondamente ancorata nella realtà. Lo
spettacolo sapientemente dosato in tutte le sue parti, si è concluso con i
fuochi pirotecnici delle sue freddure e barzellette che lo hanno visto
partecipe prolifico e apprezzato protagonista nel panorama nazionale della
comicità, complice il mezzo televisivo.
Plauso, dunque, ad una leggenda dell’umorismo che tanto
contributo ha dato e che merita di certo scranni più elevati tra le glorie
nazionali, per questo il suo ritorno al teatro, dopo la lunga pausa, ci rende
gioiosi e ci fa apprezzare la risata colta che tanto ci mancava.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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