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di Maria Serritiello
del 24 Febbraio 2015
Alto, bella presenza, gilet sulla camicia, con in mano una bottiglia nella quale s'intravede un fondo di birra e preceduto da musica, quella fracassona di Goran Bregovic, per entrare subito nello stereotipo dello straniero dell'est, attacca a parlare e lo fa storpiando le parole ed accentandole in maniera scorretta. Ciò che dice l'accompagna, con espressività credibile e per più di un'ora sciorina molti dei difetti degli italiani. Lui è Luca Klobas, presente al "Ridotto" di Salerno, per 2 sere di spettacolo, il 21 ed il 22 scorso. Come molti comici di nuova generazione, si è fatto conoscere al grande pubblico partecipando a Zelig, con il personaggio di nome Ratko, ma è da trent'anni che fa teatro. Veneziano di nascita, vive a Milano per seguire la sua carriera, è la sua prima volta a Salerno, gli piace ritrova il mare, si scrive i testi da solo e si augura che una sua sit comedy sia accettata in Rai. Il suo spettacolo è tutto incentrato su come ci recepiscono gli stranieri, naturalmente accentuando e ridicolizzando il tutto. Un quadro poco edificante di noi italiani, ma del resto è così, sicché, più che ridere e se lo si fa è un riso amaro, è riflessione, è presa di coscienza. Pur apprezzando il modo garbato e la signorilità della sua comicità, si ride con riserva, perché si comprende che è la realtà di tutti i giorni. Umorismo catartico il suo, che fa bene al pensiero, una sorta di "castigat ridendo mores", Catone insegna, e magari lo fosse. Se i difetti vengono messi in fila, ricordati e ripresi dallo humour una qualche traccia dovrà lasciare ed è ciò che si augura l'acuto Klobas. Lui un novello Arlecchino, la nascita glielo consente e così il personaggio creato, è servo sì, ma con l'arguzia della battuta, con l'acume di chi non ha ricchezza ma non è privo di cervello. Gli stereotipi su cui fonda il suo spettacolo sono quelli del parlare comune, ma hanno presa immediata e distinguono il pubblico, anzi lo dividono tra quelli che accettano i preconcetti e quelli che li rifiutano. Riso amaro, sì, ed ecco alcuni esempi "L'Italia mi ha dato cittadinanza e un passaporto ma che dico, cinque o sei/ mi ha dato una casa, solo camera e cucina perché non ho il permesso del soggiorno/ venite in Italia per rubare il lavoro. Perché mi dici queste cattiverie, ma ti pare che con tutto ciò che posso rubare vengo a rubare il lavoro?". I testi che Luca Klobas imbastisce sono di precisa osservazione, una buona scuola alle spalle, sia come attore che autore, mai banale e con il piacevole retrogusto del veneziano doc. Cadenza musicale il suo parlare al di là della finzione straniera di Ratko, al Ridotto di Salerno, che per due sere si è riso all'ombra della "Serenissima" ed è stato elegantemente piacevole.
Maria Serritiello
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