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venerdì 11 luglio 2014

Le “Baccanti” di Euripide al liceo De Sanctis di Salerno per l’Officina del dramma Antico


 

Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serrritiello
del 3 luglio 2014


Quanta energia diffondono le “Baccanti” del Liceo De Sanctis di Salerno, il 24 giugno, la sera di San Giovanni e quanta foga emanano i loro corpi, avvolti dal lutto nero per annunciare con le parole e con il colore della notte, la morte. Dalla loro parte, le “Baccanti” di Euripide, ovvero le ragazze del classico del liceo De Sanctis, hanno la bellezza, la sinuosità e sono disegnate agili. Scarmigliate e frenetiche, nella danza di intrecci si muovono feline e anche quando agitano o sollevano il tirso per aumentare il pathos della rappresentazione, incutono una pavida reazione che si sospende ma che ritorna al loro apparire. Recitano all’unisono, senza sbagliare una battuta, senza che nessuno vada fuori tempo, scandendo le parole, voci quelle del coro, che non tradiscono emozioni ma ne trasmettono tante. Il largo spiazzo dell’Istituto, che ogni anno ingloba l’Officina del dramma Antico, trasformandosi, anche grazie ad una opportuna e composita scenografia (Marta Genovese, Angela Biccardi e Benedetta Maresca), in un vetusto anfiteatro, agevolmente contiene le  tredici ragazze, nei loro movimenti sincronici ed alcune pedane su cui salgono, scendono e si sistemano, per poi sparire quando appaiono i personaggi maschili della tragedia. Intanto la musica di Ludovico Einaudi,  l’inconfondibile sua suonata al piano, viene diffusa e si sparge discreta per l’aere, pur facendosi notare, pur  sottolineando  tutto ciò che avviene in scena.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

 

Dioniso, dio del vino, del teatro e del piacere, nato da Zeus e Semele è accusato dalle sorelle di lei e dal proprio cugino Penteo, di essere un mortale e non il figlio del sommo Dio. Nel prologo, primo a comparire in scena, è proprio lui, che spiega ai tebani la sua natura divina ma è là, loro increduli, anche per punirli. Così inculca nelle donne tebane ma anche nelle altre della Grecia, il germe della follia, per poter celebrare sul monte Citerone, riti orgiastici con le sue seguaci, le Baccanti. Penteo non convinto, non lo riconosce divino e lo fa arrestare, ma lui prontamente si libera. Intanto le Baccanti, furiose ed incontenibili, devastano e distruggono, mettendo in fuga la popolazione. Dioniso, con uno stratagemma, riesce a convincere Penteo a mascherarsi da donna per spiare le mosse delle terribili Baccanti, ma queste assetate di sangue, si avventano su di lui e lo fanno a pezzi. La prima ad infierire sul re di Tebe, tragico orrore, è proprio sua madre Agave.

 

La messa in scena delle Baccanti, grazie alla traduzione e all’adattamento della super Prof. Anna Rotunno e grazie alla sua stessa regia, congiunta alla prof Amelia Imparato, è stato uno spettacolo degno di lode per l’eccezionale bravura degli allievi (Zeus solo sa quanta fatica e quante prove ci sono dietro ad uno spettacolo risultato così perfetto!). Le Baccanti, per la complessità del testo che vuole richiamare la trinità cattolica, perciò in scena due Dioniso e una voce fuori campo, a ricomporre il padre, il figliolo e lo spirito santo, una bella intuizione della regia, è una tragedia poco rappresentata. Nelle note stilate per la comprensione di ciò che ha ispirato lo spettacolo, la Prof.ssa Rotunno dice: “…il principio guida del nostro lavoro, è rappresentato da una sorta di epochè o sospensione del giudizio…”

 Ingegnosa è la doppia immagine del dio che gli ha permesso di riflettersi come in uno specchio, ma che ha dato anche l’agio d’ impiegare un alunno in più, soddisfacendo le numerose richieste dell’affollato laboratorio teatrale di quest’anno.

Il coro delle Baccanti, poi, ha dominato la scena a dispetto dei vari autori greci, così Euripide, che per lo più assegnano quasi sempre alle donne, ruoli secondari, intruppandole in affollati cori, fondale umano alle loro tragedie. Francesca Credentini, Adelma Maria Arenare, Andrea Bonfrisco, Maria Francesca Cascone, Arianna Catino, Angela Cavalloni, Benedetta Crescenzo, Federica D’Agostino, Rita De Chiara, Bianca Giulia Leprotti, Martina Quagliano, Gaia Rocco, Chiara Salzano Alice Sorgente.

 

Due gli interpreti per il dio del vino: Dioniso 1, Giulio Abbamonte, sicuro, scenico e rappresentativo. La sua interpretazione, da consumato attore, ha dato slancio al personaggio. Dioniso 2, Valerio Elia che gli è stato dietro, come suo doppio, con altrettanta bravura.

Penteo, Fulvio Ragusa, si è trovato disinvoltamente a suo agio nelle vesti del re di Tebe. Buona la sua recitazione, sempre pronto ad ogni attacco del personaggio ed infaticabile nel tenere testa a Dioniso.

Cadmo Germano Gorga, Tiresia Nicolò Pio Pinto, Agave Michela Serena D’Urso, hanno ben caratterizzato i personaggi a loro assegnati

 

A fine spettacolo il Dirigente scolastico, Prof.ssa Angela Elia, ha magnificato il lavoro degli eccellenti alunni e l’ottima professionalità unita alla precisa competenza delle insegnanti: Rotunno ed Imparato, promettendo, per l’anno prossimo, un teatro all’altezza degli spettacoli che si rappresentano al De Sanctis, l’istituto situato là da cinquant’anni, un po’ in  disparte,  circondato dal verde che lo rallegra, laddove, un tempo, si odoravano diffusamente, le zagare  di aranci e limoni, un  paradiso, il “Paradiso di Pastena”, per l’appunto.

Maria Serritiello

(Foto Maria Serritiello)
 
 

 

 

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