Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Dopo Salvatore Gisonna,
il primo incontro della rassegna di Che Comico 23/24 al Ridotto di
Salerno, è stata la volta di Alessandro Bolide, che dal Tempio della
risata mancava da un bel po'.
Sì, lui, il ragazzone
della porta accanto, con il suo slogan, "Che ce ne fotte", che
tanto è piaciuto e piace tutt'ora. Faccia furbetta, sorriso spontaneo e mantra
che fregia la sua maglietta, ecco l’inizio del crescente monologo di circa due
ore. Ad andare sotto tiro è la famiglia, quella di origine e quella
matrimoniale, per subire la sua bonaria cattiveria dei vizi e delle virtù dei
vari componenti.
Per la madre, Alessandro
ha un affetto particolare, nella casa natia è stato fino a 38 anni, prima di
lanciarsi nella vita matrimoniale e le sue tante premure sono nostalgicamente,
ora, desiderate invano. All'inizio ha trovato difficoltà, la mamma a denunciare
la sua professione, per lei il figlio ‘attore’ non era qualcosa di cui vantarsi,
come lo era per il primogenito ingegnere, ma poi aggiungeva, mestamente che
nonostante la laurea ' nun tene fatica', invece “Alessandro ha avuto,
successo, sta in televisione”
Quando dichiarò al padre,
la sua decisione di fare l'attore, interrompendo gli studi universitari, questi
non lo prese in considerazione e lo condusse dallo psicologo, ma il risultato
fu che il padre considerò il professionista più pazzo di suo figlio e stette
alla sua decisione. Per la suocera “la gnora” ha un affetto, si fa
per dire, particolare, spaventato per come diventerà sua moglie, in seguito. La
donna della sua vita, che appena sposati, ha subito una trasformazione da come
si presentava prima del matrimonio, insomma a rimpiangere è sempre “mammà” che
lo accontentava in tutte le più impensabili necessità. Entrano nel suo monologo
tanti personaggi dello spettacolo, della politica e semplici modi di fare dei
napoletani, così diversi da tutto il resto dell’Italia. Sfilano, così, De luca,
il governatore della Campania, l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino ed
Antonio Bassolino, ma anche Berlusconi, Ilary Blasi e Francesco Totti, Fassino,
i virologi, la nostra vita durante il lockdown, la dad dei nostri figli, i
vaccini, la benzina in aumento, la guerra, il clima, il piano di evacuazione,
Giulietta e Romeo versione napoletana, così come i marziani dovessero trovarsi
a Piazza Garibaldi, usciti dalla navicella spaziale. Un monologo esilarante, scritto ed assemblato
con grande maestria da sé, ma è “che ce ne fotte” a sottolineare che si può
vivere bene anche senza i tanti orpelli della vita quotidiana.
La sua storia artistica
risale agli anni scolastici, quando faceva divertire compagni e professori con
le sue performance, testando l’indice di gradimento, fino a giungere a
considerare di fare l’attore come stabile lavoro. Molto ha influito, nella sua
scelta definitiva, la famiglia “Tortora”, una dinastia importante per il
cabaret che conta, offrendogli la possibilità di esibirsi nelle manifestazioni
più prestigiose del salernitano.
La consacrazione di
comico televisivo, Bolide, l’ha ottenuto all’interno del citato spettacolo
“Made in sud”, registrato al teatro “Tam” di Napoli e trasmesso in prima serata
su Rai 2. Sempre grazie a questo spettacolo, è stato scelto da Carlo Vanzina per
affiancare Raul Bova, nella parte del tassista, nel film “Ti presento un
amico”. In seguito è lo stesso Bova ad offrirgli di partecipare alla fiction
“Come un delfino”, da lui prodotta. Ha partecipato allo sceneggiato, su canale
cinque, dal titolo “Pupetta Maresca”, con la partecipazione di Manuela Arcuri e
per la Sperling Kupfer Edizioni ha scritto un libro, con discreto successo di
vendita, dal titolo, che altro se no, “Ma che ce ne fotte”.
Due ore di spettacolo di
grande godibilità, con la risata spontanea che viene facile, perché lui sa
porgere e dialogare, con disinvoltura. Prima di lasciare il Ridotto, Alessandro
Bolide regala ai presenti tre barzellette molto divertenti
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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