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mercoledì 29 novembre 2023

Cristina Donadio, al Teatro Ghirelli di Salerno, in “Marguerite”

 

Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il 24 ed il 25 novembre, al Teatro Ghirelli di Salerno, Cristina Donadio è stata di scena con “Marguerite”, un lavoro scritto e da lei interpretato con Giuseppe Alfinito. Ad accompagnarla, la Zurzolo ensemble con: Marco Zurzolo al sax, Marco de Tilla al contrabasso e Pino Tafuto al pianoforte. I costumi sono di Alessio Visone, le luci di Paco Summonte, le foto di Fabio Donato ed il video di Giorgio Pinto.

La Marguerite di Cristina Donadio, sta per la scrittrice francese Marguerite Duras ed il pezzo si rifà a “L’ Amante”, opera autobiografica, pubblicata per la prima volta, nel 1984, anno in cui ottiene, proprio per quest’opera, il premio letterario Goncourt, nonché la nomination al Nobel per la letteratura.

Cristina Donadio, nata a Napoli 63 anni fa, è attiva sulla scena ed in TV da oltre un trentennio, sia come autrice che come regista.  E‘ di gran vanto tra gli attori napoletani; spesso è stata diretta dal regista Pappi Corsicato, in ruoli di donna volitiva. In televisione ha raggiunto notorietà nell’interpretazione di Scianel per la serie Gomorra. Negli anni ’70, a soli 16 anni, rimane incinta, una vicenda umana che le renderà difficile l’adolescenza. Negli anni ’80 si cimenta come regista di un particolarissimo tipo di spettacolo: il teatro di figura, cioè l’arte teatrale che utilizza burattini, marionette, pupazzi, ombre, oggetti, privilegiando, così, un linguaggio visivo e sensoriale. Come autrice indirizza la sua ricerca a personaggi femminili che delinea accuratamente. A soli 27 anni deve affrontare un lutto terribile, la morte del marito, l’attore napoletano Stefano Tosi, 29 anni, travolto da uno spaventoso incidente automobilistico, era alla guida, nel quale perde la vita anche il giovane e promettente drammaturgo, Annibale Ruccello, autore tra l’altro, di un memorabile pezzo “Ferdinando”. Nel 1987/88 Cristina debutta con “Frammenti di donna”, tratto da l’Amante di Margherita Duras, trent’anni dopo ritorna, di nuovo, con uno studio sulla scrittrice francese.

La scena è buia, al centro del palco seduta c’è lei, abito nero e fumo di una sigaretta, aspirata con voluttà. Recita in modo sommesso, la sua voce è un soffio, superata abbondantemente dall’ ensemble di Marco Zurzolo, che da solo varrebbe lo spettacolo. Le parole si susseguono, sono pensieri solitari, frammezzati dalla lettura di brani della scrittrice, mentre dietro di lei, scorrono le immagini di Marguerite sorridente, in compagnia ed a passeggio sulla spiaggia. La scrittrice, tra i 15 e i 17 anni, con la madre ed i fratelli vive in Indocina, per poter sopravvivere alla fame inizia una storia con un ricco e giovane cinese. Con lui si comporta da prostituta, accetta i suoi soldi ad ogni incontro, pensa che così facendo di essere al riparo di una qualche implicazione sentimentale, una sorta di emancipazione e d’iniziazione, ma la sua spregiudicatezza non l’impedisce d’innamorarsi e di restarci male quando la storia viene interrotta dal padre di lui e da sua madre, per ragione di casta. Queste le dolorose pagine che Cristina legge, un mantra, per lei la storia della scrittrice, che ritorna ogni volta negli approfondimenti creativi. La selezione dei brani operati dall’attrice è un po' confusa e non rendono fino in fondo la stesura paratattica della scrittrice che, pure rende viva la narrazione con le sole proposizioni principali (sono qui, mi vedo, ti sento…). In scena, l’artista, appare una donna indifesa, per niente volitiva, sofisticatamente elegante, quando canta in francese India Songh, ma niente di più. Il sapore retrò dello spettacolo è innocentemente dinanzi al pubblico, una Juliette Greco rispolverata, con la pretesa intellettualistica di recitare in lingua, per stupire ancor più il pubblico, che invece ha apprezzato e come poteva essere diversamente, il sax di Marco Zurzolo ed i bravi musicisti al seguito. Tutto lo spettacolo è sembrato volesse stupire forzatamente la platea, con effetti particolari, bastava, invece, essere semplicemente se stessa, con la sua umana storia, senza nascondersi, ancora una volta, dietro Marguerite Duras

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





 

 


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