Pagine

giovedì 16 novembre 2023

Gea Martire, con “Della Storia di G e G”, sua la drammaturgia, al Teatro del Giullare di Salerno

 



Gea Martire

Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello

Due giorni in compagnia dell'inimitabile Gea Martire, al Teatro del Giullare di Salerno, con “Della Storia di G e G”, un pezzo scritto da Maria Grazia Rispoli, con la drammaturgia della stessa attrice e lo spettacolo si fa di alta qualità. La storia di per sé è semplice, la protagonista, nel giorno della morte del padre, ha un colpo di fulmine per il responsabile delle pompe funebri, tal Gennaro Gargiulo di una bellezza esasperante, ma di una parlata e di modi rozzi assai. Tutto sembra capovolgersi in lei, la donna assennata, la professionista impegnata, la compagna devota e la figlia compita cedono al desiderio lascivo di quell’uomo, così improvvisamente forte, che il dolore della perdita del congiunto ed il conseguente funerale passa in second’ordine. Eppure deve contenersi, deve essere incoraggiante rassicurare la vecchia madre, è là per questo, lei che vive altrove ed è tornata per onorare la salma e ricevere le condoglianze del vicinato, dei parenti e degli amici. Nulla è più importante per lei che guardare, le spalle, l’altezza, le braccia, le movenze di Gennaro, tanto da provare fastidio per tutta quella gente, accorsa a rendere omaggio a suo padre. Un dualismo della sua anima si palesa in scena, Gea interpreta, indifferentemente e con una bravura la donna presa dai sensi e la puritana che stenta a resistere. Il funerale ha una sua scadenza, deve immediatamente trovare altre occasioni d’incontro, per soddisfare il desiderio dei suoi sensi, un po' difficoltoso data la materia di cui si occupa il necroforo. A tratti il pezzo, oltre alla frenesia spavalda e la conseguente ritrosia bigotta, di una bene educata, è anche divertente, ci sono battute che suscitano ilarità anche se la funebre circostanza meriterebbe il contrario.  

I cambi di voce, poi, per rappresentare lui, con il suo dialetto infestante, i propri balbettamenti per l’insicurezza della sua condizione, il richiamo non elegante del padre, nel ribadire che non aveva la testa apposto, la voce fastidiosa della madre, non sono altro che la conferma della bravura dell’attrice, che fa delle caratterizzazioni del recitato, i momenti più apprezzati della sua performance. È l’ennesima sua prova d’artista che la fanno tanto amare dal pubblico del Giullare, dal quale era lontana da ben10 anni

La scena, arredata semplice, è al buio, una sedia, con una serie di santini e lumini accesi, funge da catafalco, un’altra, invece, si trasforma in carro funebre, per l’accompagnamento al cimitero e macchina per l’unica passeggiata, che riesce a fare con Gennaro. Con l’abito che indossa, una semplice redingote, di colore grigio scuro, riesce ad essere vertiginosamente sexy, aiutata anche dalla folta capigliatura leonina. Immensa Gea, non far trascorrere tanto tempo, prima di tornare!

Maria Serritiello

www.lapilli.eu







Nessun commento:

Posta un commento