Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Una dolce serata tutta salernitana, un soffio di vento venuto dal mare, quella al Delle Arti di Salerno con “Trotula donna di mare” del maestro Guido Cataldo, in una Réunion, l’8 marzo, che celebra la donna. Pubblico delle grandi rappresentazioni, ad affollare ogni posto disponibile, si, in sala, si era tutti presenti, i soliti ex giovani, tanti volti conosciuti che apprezzano ed amano Guido Cataldo, sassofonista e musico di fama, il più esposto alla celebrità e non se ne vogliano gli altri componenti degli Astrali, il celebre complesso degli anni giovanili dei salernitani. C’è attesa tra il pubblico, benevolmente curioso di conoscere che cosa Guido abbia da dirci ancora, con quale musica, con quante parole ed in che modo. E lui non delude, buio in sala e nell’immediato tutti sono risucchiati dall’immaginario del suo pensiero.
Prima, un passo indietro!
In una sera di questo inverno,
Guido mi clicca in WZ (N.D.R), con il maestro c’è una conoscenza ed una stima
antica e mi dice di leggere ciò che mi avrebbe inviato di lì a poco, per poi fargli
sapere il mio pensiero. Mi arrivano 50 pagine formato pdf su Trotula, la
medichessa Salernitana. Ne resto entusiasta e gli dico che portata in scena
sarà una bella intuizione, perché lo scritto è già costruito per divenire
proprio una storia musicale.
Il 19 febbraio, poi, in San Pietro a Corte “Trotula
donna di mare” è diventato un libro racconto, edito da D’Amato junior.
Di
tanto in tanto, ti facevi viva e, bisbigliandomi all’orecchio, mi invitavi a
scrivere di te, ma puntualmente rinchiudevo nel cassetto delle cose pensate…dice
Guido all’inizio della storia su Trotula, per poi continuare…Una
donna sicura, determinata, coraggiosa,
intelligente, sensibile, forte, colta e curiosa, donna che, in una città laica e libera dai pregiudizi, volle e riuscì a
diventare medico e, come mai prima parlò alle sue timorose e pudiche pazienti
come solo una donna sa parlare ad un’altra donna.
E’ l’incipit del suo
libro e del suo spettacolo, tre donne, due a corollario, Anna Nisivoccia, Diana Cortellessa ed Elena Renna per dare vita in
maniera eccellente al racconto.
Pagina dopo pagina e
scena dopo scena si srotola la Trotula voluta da Guido, per cui libro e
spettacolo sono un tutt’uno, un meraviglioso corpo di donna, con la potenza e
la bellezza del mare. Con l’acqua salata inscindibile l’unione, ad iniziare dal
nome, quello di un pesce ed a quel suo muoversi tra le barche dei pescatori,
cariche di mercanzia marina e con la brezza e la salsedine tra i capelli.
Le belle immagini del libro, disegnate come
manoscritto miniato sono diventati coloratissimi fondali del racconto musicale
che, senza fronzoli accattivanti, ma con il solo ausilio della voce, della
parola, della danza e con la pregevolezza della musica e che musica, si fa
ascoltare.
In scena, intanto, si
alterna il racconto di Totula: A Salerno
visse a lungo una donna molto bella in giovinezza. Lei parlò e
scrisse per prima della natura e dell’intimità delle donne e poté farlo in
quanto donna e medico insieme e tutte le donne, più che a qualsiasi uomo, le
parlavano dei problemi intimi.
Sembra di ascoltarle
quelle voci popolari chiedere a lei ciò che succedeva al proprio corpo. Trotula
era stata fortunata, nell’Opulenta Salernum, la sua famiglia era collocata
bene, aveva studiato e si era imparentata, con il matrimonio, con un nobile
longobardo della città.
Il racconto musicale si svolge per quadri ed
ecco, di seguito il giorno della laurea, di quelli trascorsi ad alleviare le
sofferenze delle sue concittadine, ad illuminarle sulle cause dell’infertilità,
non solo causata dalla donna, come era credenza, a prendere parti, facendo
nascere tra l’igiene, poco conosciuta, bambini, che lei diceva essere tutti
figli di San Matteo, il santo patrono della città
Intanto mentre la storia
si racconta con la voce, melodiosa, ma anche ferma di Anna Nisivoccia, Elena Renna srotola, allunga, accartoccia, innalza
il suo corpo, dando fisicità espressiva alla narrazione.
Momenti di pura poesia
musicale: le preghiere dell’Ave Maria, del Salve Regina, del Santo Matteo, all’interno
di una musica già eccelsa, come la voce di Diana
Cortellessa, che le vocalizza in maniera soave.
Il racconto si chiude con
la sua morte, la prima donna medico, vanto della parità di genere arrivato fino
a noi, proprio nella giornata internazionale della donna, quando il percorso
dell’uguaglianza tra alcuni popoli non è neanche iniziato.
Bravo
Guido Cataldo a voler andare oltre le svariate
pubblicazioni sul personaggio e renderne una propria, più si scrive meglio è,
più punti di vista si affermano, più sapere democratico fanno; mai trascurare
il concetto della libertà di pensiero, che sia documento o fantasia, ma qui non
è il caso, sono frutto dell’atto creativo dell’uomo e va rispettato per quello
che è.
Un’ultima considerazione
è per Gaetano Stella, sua è la
direzione dello spettacolo, le sue regie sono sempre un capolavoro di
ricercatezza e di buon immagine, è un regista saggio e mette il cuore in tutto
ciò che fa.
(N.D.R.) Mi piace
concludere con una riflessione. Nel leggere il libro di Guido, così come
assistendo allo spettacolo, ho sentito forte e come me, credo i presenti,
l’orgoglio di essere salernitani, offuscato da sempre, senza un reale perché.
Nell’atto creativo di Guido si legge tutta la fierezza di essere nati in questa
meravigliosa terra di mare, di aver avuto la prima donna medico ed una città
colta opulenta ed accogliente. Un glorioso passato per vivere consapevoli il
presente, grazie ancora una volta, Guido
O voi tutti,
che amate di bere
dalla coppa dell’Elicona,
venite con piacere,
venite a Salerno
Dal
discorso di Corradino IV agli studenti
Maria Serritiello
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