Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Il 5 dicembre scorso, al Teatro
Genovesi è stato proposto un evento congiunto della compagnia dell’Eclissi e del Soroptimist club di
Salerno, per celebrare il “Day”
di dicembre, in prossimità delle feste natalizie, con una riflessione sulla
violenza delle donne.
Le
Soroptimist, sempre attente alle problematiche
femminili, hanno inteso lanciare un segnale forte soprattutto alle coscienze
giovanili, coinvolgendo, per l’appunto, le scuole di quasi tutta la città: Liceo Tasso, Liceo De Sanctis, Liceo Da
Procida, Istituto Genovesi Da Vinci, Alfano I, Regina Margherita, Liceo
Artistico.
Presente alla
manifestazione, l’Assessore alle Pari Opportunità
Gaetana Meo, oltre a numerosi insegnanti
Il lavoro in scena di
grande effetto, dal titolo “Violata” è
stato rappresentato dalla Cantine delle
Arti di Sala Consilina, per la Regia
di Enzo D’Arco e con Antonella
Giordano, Marzio D’Arco ed Enzo D’Arco.
La trama a forte impatto
è stata sottolineata da musica appropriata e toccante come, tra le altre: “L’amore rubato” di Luca Barbarossa e “Gli
uomini” di Mia Martini. I 4 quadri rappresentati sono stati resi veri e
dilanianti dalla bravura recitativa ed espressiva degli attori, come l’esile
figura femminile e le rudi corporature maschili.
Ed è l’inizio
La scena è scarna e si
distende nelle spire della violenza che di lì a poco si mostrerà,
preannunciando sofferenza. Avvolta in una veste nera ed i capelli nascosti dalla
kefiah, nera anch’essa, c’è, Aima, una giovane donna che si dondola su di una
piccola sedia, quasi fosse una bambina, in effetti lo è. Aima, infatti, non
conosce il mondo, non sa nulla della realtà che la circonda, padroneggia solo
la strada che la porta da casa al pascolo. Lei e sua sorella vivono con pochi
elementi di riferimento, il padre le picchia senza una ragione con la cinghia
dei pantaloni, le lascia senza cibo ed acqua, così per affermare la sua forza
di maschio. Gli incredibili maltrattamenti sono riservati solo alle donne di
casa, suo fratello, per esempio, non viene sfiorato. Con lo sguardo incredulo per
tutto ciò che le capita, racconta di sua madre, sposa a 15 anni, 19 parti, ma
solo 5 figli in vita, gli altri, ovvero le altre le ha soffocate sotto la pelle
di capra.
E venne il tempo per Aima
di conoscere l’amore, oltre alla fatica ed ai maltrattamenti, ma non fu un
giorno lieto se fu violenza e morte la congiunzione d’amore. L’azione di quella
colpa doveva essere punita, così ci pensa lo zio e versa sul corpo di Aima, un
liquido freddo, dal forte odore. Suo zio con sadica cattiveria e con gesti
lenti le sta dando fuoco.
L’urlo che squarcia il
teatro penetra nelle nostre carni, sentiamo il calore del fuoco e la pelle
bruciare
I quadri, poi, che si
susseguono sono sempre storie di donne martoriate, violate con la non curanza di
uomini senza scrupolo, assassini, sicché lo spettacolo è un crescendo di
brutture, di percorse mimate, di occhi lividi, offese su tutto il corpo e
gestualità sguaiata, nel caso dello stupro. Aumenta, così, la tensione e la ribellione tra
gli spettatori, nessuno può assistere alla violenza gratuita senza provare rivolta.
Fatima è stata condannata
alla lapidazione per aver avuto una figlia al di fuori del matrimonio, prima
della condanna, scrive una lettera- testamento alla piccola perché possa farle
conoscere l’orribile realtà che la circonda e la spinga a ribellarsi. Poi si allontana
e la flagellazione a cui si assiste è altro momento di forte emotività tra il pubblico.
…
La violenza rappresentata
penetra nelle nostre corde più di ogni altra parola ed è ciò che si voleva con
questo terribile spettacolo.
Si fa buio in scena e nel
silenzio rarefatto della sala si ode il triste elenco delle donne uccise,
scandite ad una, ad una per 192
volte, quante sono le uccise: Anna,
Vera, Pamela, Jessica, Francesca, Federica, Martina, Alessia, Ernestina, Laura,
Nunzia…
L’elenco interminabile è
sottolineato dalla percussione della tammorra ed ogni volta che la mano si posa
sulla pelle è un colpo al cuore
“E’ na guerra” urla l’attore, si una guerra, un’ignobile guerra di
sopraffazione!
Soroptimist International Club di Salerno:
Presidente:
Giulia De Marco
Progetto
curato da: Maria Tota
Il
Soroptimist International è un'organizzazione senza fine di
lucro di service club che riunisce donne con elevata professionalità, e opera
attraverso progetti diretti all'avanzamento della condizione femminile, la
promozione dei diritti umani, l'accettazione delle diversità, lo sviluppo e la
pace.
Fondazione 3 ottobre 1921
Fondatore: Violet
Richardson Ward
Motto: Sorores Optimae
Il
Club di Salerno è il 17° dell’Unione Italiana. E’ stato fondato il 27 aprile
1958.
Maria
Serritiello
www.lapilli.eu
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