Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Decimo anno per il Festival Teatro XS Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi, la formula è la stessa, ma a salire sul palco saranno tutti coloro che hanno vinto le passate edizioni. Una piacevole passerella che fa incontrare gli artisti ed il pubblico che li ha gradito. All’interno del Teatro Genovesi, dove la manifestazione si svolge, si respira aria di festa per questi dieci anni trascorsi insieme. Il pubblico, affezionato alla manifestazione, si ritrova in maniera amicale e gli appuntamenti, che andranno avanti fino agli inizi di maggio, sono attesi come ricorrenze familiari, sicché il decennale è sentito da tutti come un evento importante, una meta raggiunta insieme. Ad iniziare la kermesse il 4 febbraio scorso, è stata Chiara Giribaldi della Compagnia “I Cattivi di Cuore” d’Imperia, con il monologo “Il profumo delle rose”, scritto da lei stessa, per la regia di Gino Brusco.
“Il profumo delle rose”, ovvero della speranza di longevità serena, dolce e fruibile fermandosi a Roseto, Pennsylvania, USA, s’ispira alla vera storia di un gruppo di emigranti italiani, che partiti alla fine dell’800 da Roseto Valforte, un piccolo comune della Puglia, fonda e dà il nome alla comunità della Pennsylvania. Il monologo, recitato in maniera egregia dall’attrice, conosciuta dal pubblico per le tre edizioni vinte dalla compagnia, una per tutte “From Medea”, un pezzo di un’intensità sconvolgente, doveva essere divertente, ma è riuscito solo a farci sorridere. Il pezzo, intanto, non lesina spunti riflessivi e occasioni offerti con maestria ed eleganza dalla Giribaldi, inarrivabile come attrice. La scena si presenta spartana con due pedane a mo’ di podio, sormontate da una sedia normale e da uno sgabello laccato di rosso sul quale è appoggiato un borsalino bianco e un bastone elegante, a testimoniare quasi che da quel pulpito verrà la verità. Sul palco, Chiara, vestita tutta di nero, quasi una prefica greca, con il solo colore rosso delle scarpe, della nocca dei capelli e degli orecchini, si muove con grazia e leggiadria e parla della Roseto americana, che balzerà nel tempo agli onori della cronaca sanitaria americana, perché isola felice di Longevità e serenità, nonostante fossero assenti i fattori climatici ed alimentari che potessero spiegare tali qualità. Gli studi di questa teoria fecero capo al dottor Wolfe, durati anni, sempre accompagnato dal suo cappello e dal suo bastone il quale consigliava di fermarsi a Roseto, Pennsylvania, USA, per godere del profumo delle rose, dominatrici assolute del paesaggio del paese di cui anticipano il nome. In realtà della storia di Roseto la Giribaldi si serve per dare uno sguardo alla società di oggi, alle sue esagerazioni, alla sua presunta modernità, alla sua voglia di presenzialità, alla sua ridotta resilienza ai disagi, alle frequenti crisi di amnesia storica, alla sua ipnotica indulgenza a by-passare le problematiche più urgenti. Ne esce un pezzo che poteva essere più tranciante, più satirico, più evocativo, più incisivo, più dolentemente dolce, ma forse l’autrice voleva essere leggera e sferzante superficiale e graffiante, nostalgica e satirica.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento