Fonte: www.lapilli.eu del 6 febbraio 2018
di Maria Serritiello
Per due giorni, precisamente, il 3 ed il 4 febbraio, la chiesa dell’Addolorata, all’interno del complesso di Santa Sofia, ha ospitato la retrospettiva della pittrice Emanuela Cuozzo. Promotrice dell’evento è stata la sorella Fulvia, per ricordarla nel decennale della sua morte. Emanuela era nata ad Eboli, con la passione dell’arte fin da ragazza, fu autodidatta ma poi ci fu l’incontro con i maestri Raffaele Graziano ed Eugenio Siniscalchi, nella cui bottega avviò un discorso pittorico-didattico, avvicinandosi, così, alle vare tecniche coloristiche. La mostra ha avuto come titolo “Lita” ed è la stessa sorella a spiegarcene il perché
“Emanuela, veniva chiamata in famiglia Emanuelita, invece da me bambina, passavano tra me e lei quasi tre anni, Lita, così il nome della mostra”. “Dieci anni fa”, continua, “avrebbe compiuto, un mese dopo, solo 57 anni, quando, in un incontro, prima che ci lasciasse, l’avevo spronata ad esporre i suoi quadri, che Lei, molto modestamente teneva per sé. Stranamente quella volta mi rispose che ci stava pensando. Ecco in nome di quella mezza promessa strappata, ho cercato di organizzare l’odierna retrospettiva.”
Lita amava molto dipingere, aveva iniziato in tarda età a coltivare questa sua passione ma con molta serietà, frequentando, infatti, una vera è propria scuola e seguendone i corsi con diligenza. In questo gruppo si trovava molto a suo agio, sia per la socializzazione, sia per la produzione. I suoi quadri, i esposti in numero di 18, sono stai scelti tra i tanti del patrimonio artistico, perché sono quelli che più la rappresentano. Una donna schiva, ma vivace intellettivamente, si era laureata in pedagogia e professionalmente svolgeva il lavoro di funzionaria, nell’amministrazione dell’Università di Fisciano. Per molto tempo si è occupata con devozione della madre, che non versava in piena salute, infatti vivevano insieme a Fisciano, un luogo più comodo per il suo lavoro. Il rapporto delle due sorelle è stato molto affettivo, tutte le volte che si ritrovavamo, era come tornare bambine, il periodo felice, forse per scacciare le attuali preoccupazioni, inevitabili nella vita. Lita aveva tanti amici con i quali condivideva hobby e passioni. In apparenza ritenuta fragile dai genitori, in contrapposizione al carattere forte e deciso di Fulvia, si è poi scoperto che era lei la vera decisionista, la sorella solo d’immagine. Ha vissuto da sola, forse perché la sua sensibilità d’artista non collimava con la superficialità di quelli che incrociava. E incontriamola la grande sensibilità di Lita, spalmata nei suoi quadri, un tocco fine anche nei soggetti da dipingere. Ad iniziare dalla brochure, un ciuffo di fresie colorate su di un fondo scuro come un cielo di sera, per continuare con le marine al tramonto, il cielo striato di grigio e scogli rocciosi in primo piano. Il mare quando prende colore, azzurro intenso, è circondato da una scogliera che è simile ad un abbraccio. E poi i monti sullo sfondo, in uno dei suoi quadri, sono dei grandi massi marroni, privi di verde, associati ad una piccola casa, quasi un punto giallo, con un vasto prato dinanzi, avvolto da fiori spontanei. A guardar bene il dipinto, a lato, si scorge un piccolo tetto, segno che la casina non è isolata. Voglia di quiete di Lita forse, ma con una vicinanza discreta. Stati d’animo diversi si alternano nei colori usati per dipingere fiori e frutta, il fondo a volte è scuro e a volte chiaro ma sempre sgargianti i pigmenti di ciò che pone in primo piano. Per qualche periodo i quadri sono luminosi, il sole splende tra gli ulivi secolari che fanno ombra con il terreno rossiccio ed ancora un piccolo casolare, protetto da una grande quercia ed avvolto dal verde fiorito di bianche pratole. La collina, il mare, i fiori, le nature morte, gli angoli antichi, sono i temi trattati da Lita.
Ad accompagnare la retrospettiva di Emanuela Cuozzo, sono stati esposti alcuni quadri del giovane Andrea Falcone, uno studente d’ingegneria con l’hobby della pittura. I suoi quadri sono solari e pieni di luce, il tratto è leggero, ma incisivo. Fa bella mostra di sé, tra l’altro, in un suo quadro, un angolo riconoscibilissimo di Roscigno vecchio, un paese disabitato, un museo a cielo aperto, che serba intatta la civiltà contadina. Molte le persone convenute, alle quali, un’emozionata Fulvia Cuozzo, ha porto i suoi ringraziamenti.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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