Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Il 21 aprile scorso, nella magica location del Palazzo Fruscione di Salerno, incantevole gemma architettonica, regalata alla città dalla civiltà longobarda, che tante traccia lascia di sé, intessute nel costrutto cittadino, si è inaugurata, un’affollata retrospettiva, spalmata sui tre piani della fabbrica, dell’artista folignate Antonietta Innocenti, classe 1937. Il vernissage già di per sé eccezionale, è stato nobilitato dalla presenza del famoso critico d'arte Philippe Daverio, le cui profondità critiche ed analitiche, oltre che quelle comunicazionali, si affacciano dagli schermi televisivi nazionali ed internazionali. La mostra, una retrospettiva di ampio e notevole contributo di opere, se ne contano oltre 250, consente di fruire ed ammirare il percorso artistico personale della pittrice, ma anche di scorgere in esso il riflesso degli influssi del processo pittorico italiano europeo e mondiale, che via, via ha lasciato e caratterizzato sulla sua vasta produzione. Si parte dai segni lasciati da Mimmo Rotella a quelli di Felice Casorati, da Renato Guttuso a Tamara de Lempicka, dal fauvismo all'astrattismo, per approdare là dove la grande facilità di mano la portava, cioè alla scenografia e al realismo interpretativo della condizione umana, della donna in particolare, un tema ossessivamente monotematico. Ed in tal senso il palazzo Fruscione, con i suoi vari piani in altezza, ben si presta alla lettura cronologica dei vari periodi artistici che l’hanno caratterizzato. Dopo i cerimoniosi saluti di Rita Rocconi, organizzatrice del progetto espositivo, della Vice Sindaco Eva Avossa, in rappresentanza del Comune di Salerno, della Presidentessa del Club Soroptimist International, sezione di Salerno e della Presidentessa dell' Ordine degli Architetti di Salerno, conoscendo la naturale ritrosia dell'artista, ha preso la parola Philippe Daverio che ha preso spunto dalla condizione di unico maschio, tra le quattro donne sedute alla presidenza del tavolo, incantando il pubblico, nel rivendicare al gentil sesso la capacità di fare arte, oltre alle tante mansioni che il maschio le ha rifilato strada facendo. Esse impastando e manipolando, quasi senza pennello, tanto caro e metaforico strumento, per l'artista maschio, le materie prime e non solo quelle essenziali e fisiologiche, quoad vitam, ma anche quelle più propriamente pittoriche, divenute un lusso per i molteplici impegni donneschi, sono riuscite a farsi valere comunque. Antonietta Innocenti ne rappresenta uno spaccato e ne incarna un esempio forte e significativo. Momento emozionante della manifestazione, vuoi perché imprevisto, vuoi perché autentico e sincero, è stato l’omaggio floreale all’artista, da parte della nipotina, che all’ultimo momento, per la ritrosia capricciosa dei più piccoli, si è vergognata di consegnarglielo. Ha provveduto con tempismo e amorevolezza, sua madre, flessuosa e filiforme figura, che non ha lesinato alla genitrice, l’artista, un affettuosa testimonianza di amore filiale, inviandole con le dita affusolate un bacio dolce e gentile, al quale l’artista ha reagito con commozione fino alle lacrime.
Il percorso artistico dell’Innocenti in esposizione, viene ad iniziarsi negli anni ’60, con i manifesti per il cinema, locandine che pubblicizzavano i film del locale del padre a Foligno, per proseguire in quelli successivi, ’70, ’80, ’90, con disegni in bianco e nero, con la ceramica, con gli acquarelli, con disegni umoristici e con bozzetti di vetrate. Un’opera omnia e completa, la sua, tanto da non risparmiare del suo umorismo e della sua ironia graffiante, la classe borghese, presa sotto tiro. Umorismo, che le valse il primo premio al Concorso Nazionale dell’Umorismo. Negli anni ‘2000, l’artista continua la sua produzione e fa il punto sulla donna, per altro da sempre vista dalla storia dell’arte: angelo, madonna, femme fatale, incantatrice, madre, mentre le sue sono donne sensuali, eleganti, misteriose, fragili eppure sicure di sé, dolci ma mai ingenue. Alla domanda se le fosse pesato allontanarsi progressivamente dal colore, per privilegiare la mano felice nel disegno, con onestà e coraggio, ha confessato che il colore è stato per lei sempre un problema fastidioso.
La mostra è stata promossa dal Comune di Salerno in collaborazione con il Club Soroptimist International Salerno, con il Patrocinio dell’Ordine degli Architetti e della Provincia di Salerno ed il sostegno dell’azienda Elève
E’ visitabile fino al 14 Maggio
www.lapilli.eu
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