Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Nel foyer “Peppe Natella”
del Teatro Delle Arti di Salerno, venerdì12 febbraio, c’era il mare e con esso
la risacca ondulante, strascicata sulla riva, un artificio tecnico che ha reso
magicamente il suono di questo elemento, così presente nella nostra città. Ma a
colpire gli spettatori, chiamati per assistere al dramma di Raffaele Viviani “E
Piscature”, non è stato solo il suono dell’acqua salata, bensì l’intero percorso
sensoriale, uno spettacolo nello spettacolo, compiuto, prima di arrivare a
sedersi. Il Delle Arti si presta, per lo spazio di cui dispone, a sperimentare
nuove forme di spettacolarità, utilizzando e coinvolgendo, come per venerdì
scorso, i sensi. Una bella intuizione del gruppo TeatroNovanta, che, aiutati da Salvatore
Acconciagiochi, della Bottega San
Lazzaro, insostituibile per la sua manualità e responsabile professionalità,
hanno trasformato il foyer in un borgo marinaro, per cui tutti gli attrezzi,
reti, “spaselle” nasse, lampare, funi, ancore, utili alla pesca, hanno invaso
il percorso ed il palcoscenico. Sul mormorio degli spettatori, che a passi
lenti e gustando le tartine, cosparse di burro ed alici nostrane,
dell’industria salernitana IASA si accingono ad entrare all’interno, si eleva la
voce di Tommaso Fichele,
accompagnato dal suono della chitarra di Fabio
Notari
La scena, all’interno, si
presenta a sipario aperto, con il mare, un fondale filmato, che la lambisce,
mentre gruppi di pescatori vanno, vengono, parlano, rammendano le reti e
sperano in un futuro migliore. Sulla destra, tirata a secco, un gozzo, su cui
dipinto si legge il nome di “Peppe”, un chiaro riferimento, come anche la
lampara accesa, fiamma votiva, a chi non c’è più. Sulla sinistra, invece, è ben
visibile una misera baracca, congegnata in modo da poter seguire
contemporaneamente il fuori della corte marinara e il di dentro della
catapecchia, arredata con pochi oggetti e dove alla parete troneggia il quadro
di Sant’Anna, simbolo di unità familiare. I pescatori che animano la scena
lavorano per Cumpà Domenico (Gaetano Stella), secondo marito della zi Carmela (Elena Parmense) e patrigno
di Catarina (Serena Stella) e
Cicciariello (Antonello Ronga).
Con loro nella baracca vive anche zi
Austino, detto cient’anni (Matteo Salazano), nonno, da parte di padre, dei
due ragazzi. La trama è semplice e descrive coralmente la vita di stenti a cui
è soggetto il pescatore, sia esso padrone che aiutante. La storia si accende,
quando Cumpà Domenico, un uomo burbero e rude, che ha un cattivo rapporto con
Cicciariello, tanto da venire alle mani, rende espliciti i torbidi sentimenti
amorosi verso la giovane Catarina. Approfittando dell’assenza di tutti i
componenti del capanno e dei pescatori che stazionano, per lo più sempre
dinanzi al povero ricovero, Cumpà Domenico, in preda alla furia amorosa, la
violenta. Nessuno si accorge di nulla, né la madre, che insegue l’unione della
famiglia, né il nonno, che cerca di dare affetto e buoni consigli. Solo
Cicciariello, scopre la malefatta, dopo aver strappato la confessione alla
sorella, vedendola in difficoltà, per cui non gli resta altro che vendicarla.
Con un ingenuo stratagemma di una festa di pacificazione, a cui tutti sono invitati,
il giovane attira il patrigno nella barca e non visto da nessuno, lo affonda a
mare.
Il dramma si conclude tra
lo stupore dei pescatori, che non si danno pace per l’orrenda fine del loro
padrone e i pianti lamentosi della moglie, che professa in continuazione
l’onestà e la dirittura morale del marito.
“E Piscature” è il terzo
appuntamento, dei quattro, inserito nella rassegna “Napul’è mille culure”, che affronta
attraverso i testi, il policromatismo della città. Foschi, passionali e sanguigni
i colori del dramma di Viviani, rappresentato in maniera corale dal gruppo dei
pescatori, bravi a caratterizzare e a differenziare i personaggi l’uno
dall’altro
A
spasellara– Chiara De Vita
Pascale ‘o spasellaro – Antonello Cianciulli
‘o Turrese – Giovanni Caputo
Siccetella – Manuel Mascolo
Gennarino – Alfio Battaglia
Giuvannella – Martina Iacovazzo
Zufia – Lucia Di Mauro
Santella – Lucia Voccia
Fortunatina – Alessandra Galdi
Mammiluccia – Daniela Abate
Luciana – Elisabetta Condorelli
‘o Puzzulano – Daniele Nocerino
Capitone – Mauro Collina
Temmone – Michele Ceruso
Pilo ‘e purpo – Gennaro Della Rocca
Pascale ‘o spasellaro – Antonello Cianciulli
‘o Turrese – Giovanni Caputo
Siccetella – Manuel Mascolo
Gennarino – Alfio Battaglia
Giuvannella – Martina Iacovazzo
Zufia – Lucia Di Mauro
Santella – Lucia Voccia
Fortunatina – Alessandra Galdi
Mammiluccia – Daniela Abate
Luciana – Elisabetta Condorelli
‘o Puzzulano – Daniele Nocerino
Capitone – Mauro Collina
Temmone – Michele Ceruso
Pilo ‘e purpo – Gennaro Della Rocca
Un particolare plauso va a Matteo Salzano per aver
caratterizzato in maniera speciale “zi Austine, il vecchio saggio, tremolante
sulle ginocchia e voce strascicata, che ha esperienza e conosce come va vissuta
la vita. Una eccellente interpretazione che ha fatto la differenza dello
spettacolo. A distinguersi per impegno, sentimento e disinvolta recitazione
sono stati Gaetano e Serena Stella,
chiamati ad affrontare una difficile prova teatrale, per essere loro un padre
ed una figlia nella vita reale. L’imbarazzo per il tema trattato è stato
brillantemente superato per la bravura recitativa, consumata in Gaetano, fresca
e giovane in Serena. Altra stella a brillare è stata zi Carmela, Elena Parmense, che ha dato
un’interpretazione precisa dell’ingenua madre, tanto da non accorgersi del
disastro familiare, un personaggio eduardiano, dove al posto del presepe, c’è
l’unità familiare a tutti i costi. Infine un sanguigno Antonello Ronca, convincente nella parte del vendicatore della
sorella, costretto a vivere e ad uccidere secondo le regole ferree di
un’organizzazione tribale quale quella dei pescatori, immaginati e poi scritti
da Raffaele Viviani.
Maria Serritiello
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