Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Per due giorni, il 6 ed
il 7 Maggio, la Stagione Teatrale 2022-
2023 del Teatro Ghirelli di Salerno ha presentato l’ultimo spettacolo, poi,
la ripresa, che sarà per il prossimo autunno, con la formula “coltivare arte” e cioè un contenitore
di cinema, teatro, musica, fotografia, poesia, danza, letteratura, laboratori,
performance Young, che è tanto piaciuto.
Si va sempre più
affermando la contaminazione di classici capolavori, che risultano piacevolmente
adatti per un pubblico giovane ed interessanti per quello più avanzato. La
conoscenza del lavoro teatrale in originale, però, è imprescindibile, sì da
gustare le variazioni introdotte, che ne fanno un lavoro a sé stante, nel segno
del capolavoro. E’ il caso di “Sogno di
una Notte di Mezza Estate” di William Shakespeare adattato con grande
maestria ed anche in maniera umoristica da
Rosario Sparno. Cinque gli attori in scena a sostenere tutte le parti dei
10 personaggi della commedia classica. L’incipit è segnato da una trovata
originale, il teatro che si fa teatro e riscrive il testo. I 5 attori, così,
sono a loro volta personaggi della commedia, con un duplice ruolo e sesso
diverso dal proprio, così come per la bella Elena, un imbarazzatissimo attore,
con movenze femminee Il regista ha pochi mezzi ma desidera sceneggiare a tutti costi,
il sogno.
Un’altalena dondola
nell’oscurità della sera e sparge tranquillità intorno, il gorgoglio dell’acqua
che scorre fa il resto, cinque attori si palesano per rappresentare sotto la
direzione di uno di essi, il regista, la commedia. La consegna dei ruoli è
ardimentosa nessuno vuole fare la parte o le parti prescelte, per cui nascono
pesanti alterchi fino a quando non si trova la quadra e si può cominciare.
Tre storie d’amore
s’intrecciano all’interno del matrimonio regale di Teseo ed Ippolita: Ermia che
ama Lisandro, Demetrio che ama Ermia ed Elena che ama Demetrio. Intanto Egeo,
padre di Ermia vuole che sua figlia sposi Demetrio e chiede l’aiuto di Teseo
che lo consiglia in tal senso. Ermia e Lisandro fuggono nel bosco, luogo di
libertà e di accadimenti strani in opposizione all’ordine razionale ed
impositivo della città. Nella selva vive Oberon, re degli Elfi e sua moglie
Titania, Regina delle fate, che si contendono il servo indiano, come proprio
paggetto. Oberon, allora, ai danni di Titania, le spreme sugli occhi il succo
del fiore di Cupido, che ha la magica proprietà di far innamorare, chiunque ne
sia asperso, della prima persona che incontrerà al momento del risveglio.
Intanto nel luogo lontano dalla città, giunge una compagnia di sgangherati
attori, non professionisti, intenzionati, ahinoi, a rappresentare un pezzo in
onore delle importanti nozze. Tra gli artigiani, attori per caso, spicca Nick
Bottom, un uomo di una bruttezza unica con le orecchie d’asino fornitegli da
Puck, un folletto astuto e dispettoso, incaricato da Oberon di premere sugli
occhi di Demetrio le gocce di Cupido, ma il folletto si confonde e pasticcia le
gocce su Lisandro, per cui al risveglio vede Elena e s’innamora perdutamente di
lei con disperazione di Ermia. Da questo momento in poi, una serie di equivoci
intrecciati ad un rincorrersi dietro, rendono lo spettacolo vivace sino a
concludersi, anche con un lieto fine, ad opera di Oberon, per cui, Titania cede
al marito il paggio, Demetrio si accorge dell’amore di Elena e la ricambia,
Ermia e Lisandro, sciolti dall’inganno, ritornano ad amarsi, più di prima.
La commedia di William
Shakespeare, scritta nel 1595 e adattata da Rosario Sparno, ha il fascino di una rappresentazione classica “Giorni
felici porteranno la luna nuova; ma quanto mi sembra lenta a svanire questa
luna vecchia”, valorizzata da
una rivisitazione in chiave moderna, vestiti attuali, nessun trucco, e alcuna
scenografia. Tutto si deve immaginare, la radura, la luna, i filtri, le magie,
gli intrighi d’amore, il bosco, abitato da fate e folletti, come spazio libero nel
quale i sogni si possono realizzare più facilmente, aiutati da figure magiche,
stregate, incantate. In una notte fatata, di mezza estate, che è quella del
calendimaggio, s’incontrano tre mondi: la nobiltà del Palazzo, il bosco del
sortilegio e l’universo metalettario. Il
meccanismo centrale dell’opera, che fu scritta, non a caso, in occasione di nozze,
è il gioco prepotente delle coppie, tra amore ed inganno, intrighi e sortilegi e
lo scenario fiabesco è l’originalità più spiccata dei personaggi. L’atmosfera irreale
che ne consegue, dà corpo ed intensità al sogno. Gli attori: Gennaro Apicella, Angelica Bifano, Luca
Iervolino, Lukas Lizama, Biagio Musella, tutti bravi nell’essere a loro
agio nelle duplici interpretazioni, con anche lo scambio di sesso e disinvolta
interpretazione del muro con fessura. Insomma uno spettacolo godibilissimo a
chiusura di una stagione teatrale di successo.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Aiuto
Regia: Antonella Romano
Scene
:Omar Esposito
Luci:
Simone Picardi
Costumi:
Giuseppe Avallone
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