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sabato 20 maggio 2023

Al Piccolo teatro del Giullare di Salerno il 13 ed il14 Maggio, è stato presentato “Frida” Lettere allo specchio. Regia di Brunella Caputo


 Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


 

A sipario aperto la scena si presenta oscura e con vari oggetti che serviranno allo spettacolo: due scatole di cartone, un tavolino, una lavagna ricoperta da un foglio bianco, colori per dipingere, due scialli dai toni accesi, una quinta stretta ed alta, che delimita lo spazio scenico con una sua funzione ad effetto. Si va ad iniziare…

 Ai lati del piccolo ed accogliente Teatro del Giullare, due donne vestite di nero, con orpelli ornamentali rosso fuoco, leggono di rimando delle lettere, tratte dal diario personale di Frida Kalo. E’ di lei, del racconto della sua vita, di lei com’è fatta, che si legge.  Una personalità dirompente, un’artista con un’impronta personale, volitiva e libera fin dai primi anni della sua esistenza. La lettura va avanti, le due donne si spostano, si scambiano di posto, poi al centro della scena, aggiungono particolari al racconto.  A 18 anni, un evento che le segna la vita: un incidente all’uscita di scuola. L’autobus su cui viaggia, con il fidanzato Alejandro, si scontra con un tram, finendo contro un muro. Le conseguenze per Frida sono disastrose: la colonna vertebrale le si spezza in tre punti nella regione lombare; si frantuma il collo del femore e le costole; la gamba sinistra riporta 11 fratture e il passamano dell'autobus le trafigge l'anca sinistra; il piede destro rimane slogato e schiacciato; la spalla sinistra resa lussata e l'osso pelvico spezzato in tre punti. Subisce 32 operazioni chirurgiche ed uno stupro ad opera del corrimano dell’autobus che le vieterà per sempre di avere figli, ma è viva.

Uno spettacolo orgogliosamente al femminile, cinque in tutto, tre le donne in scena, con la regia e le luci dietro le quinte per creare uno spettacolo perfetto. La sensibilità e la delicatezza di Brunella Caputo, sua, infatti, è la regia e la drammaturgia, hanno messo a punto un insieme di canto, di parole e di due Kalo, immaginate a proposito, per dare respiro alla narrazione, quale riflesso di una delle due in uno specchio, come quello usato dalla sfortunata pittrice, per riflettere la sua immagine; lei nel letto intenta a ritrarsi. “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio" La drammaturgia di Brunella Caputo, scritta in chiave poetica, ci porta diritti nel suo dolore, nel suo vivere costantemente con la morte, 32 operazioni, hanno il loro peso. Una dolenza che non le viene solo dal suo fisico straziato, ma anche dal suo animo, egli stesso ammalato, che ha un nome, Diego Rivera, l’uomo che sposa per ben due volte, dopo averlo lasciato, ma che nel riprenderselo deve passare sui suoi tradimenti, uno su tutti, impossibile e violento, con sua sorella Cristina.  Le sue lettere, lette sommessamente da Giovanna Adamo e Cettina Iossi, intervallate da canti di calda atmosfera latina, riconoscibilissimi: Amado mio ed Historia de un amor, vocalizzati dalla limpida e forte voce di Maria Luisa Pagliano, sono stati l’ossatura portante dello spettacolo.

La mia notte non c’è e tu mi manchi. “La morte è la mia compagna inseparabile”. “La pittura è l’unica ragione per aspettare la notte” “La mia città è senza luna, la mia notte mi precipita”

Frasi di un monologo interiore di intensa sofferenza, una costante nella breve vita di Frida Kalo, muore, infatti, a 47 anni. Dalle lettere si passa a scartare le foto, custodite da due scatole di cartone, ed è lo stesso rimembrare: Alejandro, Diego, i suoi amanti, le donne con le quali c’è stata un’intesa fisica, ma tutto rubricato con dolcezza femminile, senza che l’oscenità maschile, faccia capolino. E poi la sua pittura quella del dolore, dell’erotismo, delle figure ibride, tanto da farla riconoscere come surrealista, ma non è così, non è un modo per uscire dalla logica ed immergersi nel subconscio, piuttosto il prodotto della sua vita, che lei cerca, attraverso un simbolismo giocoso, rendere accessibile.

Un esempio fantastico “La magica sorpresa di un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie” oppure la sua gamba mozzata immersa in un catino con l’acqua.

“La morte danza intorno al mio letto durante la notte” e sì che la notte le è insopportabile come il dolore fisico, sicché la scrittura del diario è l’unica consolazione; alle parole sono unite immagini, macchie d’inchiostro o linee, tratteggiate come se fosse in preda all’automatismo.

L’atmosfera è pregnante, giochi di luci effusi da Virna Prescenzo, come quello che accende e spegne la quinta, dietro alla quale Maria Luisa Pagliano canta, rendono la vita di Frida, sognante, libera, affrancata da quel destino così perverso. Le scorie materiali non la toccano, Lei è più forte, ce l’ha fatta ad essere il simbolo nobile di un femminismo, che negli anni che ci accompagnano sembra aver perso incisività.

Ci sono vari modi per conoscere teatralmente la vita di un’artista della cultura mondiale, questo di Frida Kalo, con “ Frida Lettere allo specchio” è quello magico di Brunella Caputo.

 

Maria Serritiello







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