Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Ottavo Appuntamento al Teatro Genovesi per il Festival Nazionale XS Città di Salerno, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi in collaborazione con l’I.S.S. Genovesi-Da Vinci di Salerno ed il sostegno del Soroptimist International club di Salerno, con “Nei panni di Cyrano” di Nicolas Devort con Norina Benedetti. Regia di Filippo Fossa. Luci Michele Zamparini.
Chiunque abbia insegnato
nella scuola non può non commuoversi allo spettacolo di Norina Benedetti: “Nei
panni di Cyrano”, presentato al Quattordicesimo Festival XS Città di Salerno,
come ottavo ed ultimo lavoro.
Ecco, il teatro scompare
ed intorno c’è la scuola, quel luogo fatato che mescolando parole, conoscenze,
abilità, sensibilità, duttilità, amore, per scegliere solo alcune delle tante capacità,
in possesso del docente, rende possibile l’educazione dei nostri ragazzi. Lei è
là, la professoressa Giuliana Fortini, con il fisico sottile, il sorriso
accogliente e la rara capacità di incidere, ad attendere ed a spendere la sua
giornata per il benessere intellettivo e trasformazionale dei propri allievi.
Il teatro che fa il verso a se stesso, con una scena scarna, pochi giochi di
luce, vuoto musicale, una sedia, solo una sedia, quella sganciata ad un banco,
per racchiudere lo spazio di rappresentazione, per essere balcone, per limitare
la stanza di Pietro, con spettro di autismo. La Prof Norina, attrice
raffinatissima, si carica addosso tutti i personaggi –allievi dello spettacolo
e come un gladiatore, pieno di energia, sarà di volta in volta: Piero, Massimo,
Asia, Kevin, Brian con una incredibile bravura nel personalizzarli, che sul
palco non si sente la loro mancanza. L’intuizione di usare, poi, un classico,
come il Cyrano di Rostand, per trattare il tema della diversità, con la
delicatezza dovuta, ne fa un pezzo educativo di grande pregio. All’interno
della storia, congegnata in maniera perfetta, sono concentrati i vari alunni,
incontrati, nei miei tanti anni d’insegnamento (N.D.R), ma anche della
collega-attrice ed autrice, per averceli sagomati ed interpretati. Li
riconosciamo da subito e li amiamo per quelli che sono, cercando di portarli
dalla nostra parte, creando per loro progetti educativi su misura, nessuno deve
restare indietro, tutti dalla stessa parte, certamente con le diversità
proprie. A volte siamo in classe prima di loro ed eccoli vederli arrivare: lo
studioso, sotto un pesante zaino, il simpatico con la camminata spavalda, la
belloccia con il passo felpato dell’indossatrice, il bullo che spalanca la
porta come sull’infinito e poi lui, il cucciolo da proteggere, da aiutare a
camminare da solo, per potersi realizzare, nonostante i suoi impedimenti. Nella
finzione scenica si chiama Piero, incespica con le parole ed ha tanta paura
della solitudine. Il materiale umano della Prof Giuliana Fortino è questo e su
questa base lei appoggerà il laboratorio teatrale che li aiuterà a conoscersi,
a sintonizzarsi ed ad ironizzare sui propri difetti. Complice Cyrano, egli
stesso un diverso, per la sproporzione del proprio naso. La sceneggiatura che
ne viene fuori, usando pezzi dell’opera di Rostand, uniti alle tematiche
proprie della classe, sono il canovaccio della rappresentazione ed il successo
educativo finale degli alunni. E così Piero si troverà ad essere l’attore
principale, a provare un delicato sentimento per la bella Asia, senza che
questo susciti invidia o malevolenza. Un finale positivo? Si, ma quanta fatica
dietro ad ogni piccolo passo della classe, fatica non considerata da nessuno,
l’insegnamento fatto da apprendimento pedagogico e circostanziato, ormai è una
professione desueta, da libro cuore, meglio una tastierata veloce su qualche
motore di ricerca. Ed invece no, Norina Benedetti, con il suo scritto, ci
lancia l’eterno messaggio educativo e cioè che gli alunni si conquistano prima
all’affettività poi alla conoscenza. Infine la freschezza dell’
attrice, il suo coraggio di autrice, la sua voglia di metterci la faccia, la
sua professionalità, la sua leggiadra leggerezza, la sua elegante performance, la sua capacità di
narrarci una storia credibile e dolce, di possibile riscatto, sperabile e
purtroppo non sempre facilmente realizzabile, spesso per stupida malvagità
degli uomini, la sua voglia di credere ancora nel teatro, come strumento capace
di consentire cambiamenti comportamentali e il suo lavoro continuo perché
questo miracolo prosegua, a volte può bastare una sedia e le idee espresse con
grazia, fanno il resto. Plauso dunque all’ umiltà primigenia di propagandare un
messaggio di riscatto, anche se il rischio di vedersi aleggiare sulle proprie
idee, personaggi fittizi, creati dai grandi è sempre dietro l’angolo.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento