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venerdì 28 agosto 2020

“In nome della madre” di Erri De Luca, adattamento e regia di Brunella Caputo al Teatro dei Barbuti di Salerno


 Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Peccato non avercelo insegnato cosi da piccoli al catechismo, il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato da papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, come ce l’ha presentato Brunella Caputo, adattando un testo religioso, scritto da Erri De Luca dal titolo “In nome della madre". Peccato, sì, per noi donne, avremmo sentito la maternità in un altro modo, avremmo avuto lo stesso volto, meravigliosamente stupito, perché portatrici all’ interno del nostro corpo di un evento straordinario. Non che lo si consideri altrimenti, ma vederlo interpretato così intensamente da Brunella Caputo è stata tutt ’altra cosa.

Il 25 agosto, per la rassegna “La Notte dei Barbuti”, alla sua 35°edizione, una sfida, iniziata da Peppe Natella, in una Salerno gravata dal terremoto e continuata, in suo nome e dedizione filiale, da Chiara, sua figlia minore, Brunella Caputo, è stata l’interprete meravigliosa, con Concita De Luca, un fiore che sboccia ogni volta nei ruoli affidatele, con le note di Max Maffia integrate perfettamente al testo e Salvatore Albano, un tenero Giuseppe, amorevole come non mai.

La storia la conosciamo, Miriàm e Joseph, promessi sposi si trovano ad affrontare un prodigio più grande di loro. L’angelo, mentre lei era in casa, le annuncia che sarà madre senza che sia toccata da un uomo. La continuazione della narrazione ci porta alla notte sacra, dove Miriàm, dopo aver difeso quel figlio dalla legge spietata che voleva lapidata, per essere incinta, pur essendo promessa a Joseph, anzi lo stesso Joseph avrebbe dovuto scagliare la prima pietra, ma lui ama quella fanciulla, la difenderà e sarà la sua guida, lei e la beata tra tutte le donne. Il censimento li farà allontanare dalla pettegola Nazareth e nella stalla da sola a Betlemme darà alla luce il Salvatore.

 Dieci minuti intensi da grande interprete, per Brunella, il suo viso beato nel portare avanti la gravidanza, ora si deve concretizzare in dolore, dovrà sentire scivolare da sé chi ha portato in grembo per nove mesi, si sentirà sola, vuole essere sola, vuole soffrire ma essere presente alla sua sofferenza. Tutta la notte brama essere con Lui, poi sa che dovrà dividerlo, perché in Lui si compia il volere divino. Donna, madre, madre universale, decisa, dolce, cullante, carezzevole ed il foulard scenico diventa il bambino nelle sue braccia. La voce tremula, il viso ricomposto dopo il travaglio, la nenia che canterà fino all’alba, poi il piccolo Iesu sarà dell’intero mondo.

Brunella Caputo è Miriàm a mani vuote, la veste bianca indossata ad avvolgere la sua purezza, un unico gesto sensuale, il passarsi la mano nei capelli, lunghi alle spalle per poi farli cadere lentamente.

 

Adattamento e Regia: Brunella Caputo

Progetto luci: Virna Prescenzo

Fotografia:  Cristina Santonicola 


Maria Serritiello

www,lapilli.eu






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