Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Peccato non avercelo
insegnato cosi da piccoli al catechismo, il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato
da papa Pio IX, l'8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, come ce l’ha
presentato Brunella Caputo, adattando un testo religioso, scritto da
Erri De Luca dal titolo “In nome della madre". Peccato, sì, per noi donne,
avremmo sentito la maternità in un altro modo, avremmo avuto lo stesso volto,
meravigliosamente stupito, perché portatrici all’ interno del nostro corpo di un
evento straordinario. Non che lo si consideri altrimenti, ma vederlo
interpretato così intensamente da Brunella Caputo è stata tutt ’altra cosa.
Il 25 agosto, per la
rassegna “La Notte dei Barbuti”, alla sua 35°edizione, una sfida, iniziata da Peppe Natella, in una Salerno gravata
dal terremoto e continuata, in suo nome e dedizione filiale, da Chiara, sua figlia minore, Brunella Caputo, è stata l’interprete
meravigliosa, con Concita De Luca,
un fiore che sboccia ogni volta nei ruoli affidatele, con le note di Max Maffia integrate perfettamente
al testo e Salvatore Albano, un
tenero Giuseppe, amorevole come non mai.
La storia la conosciamo,
Miriàm e Joseph, promessi sposi si trovano ad affrontare un prodigio più grande
di loro. L’angelo, mentre lei era in casa, le annuncia che sarà madre senza che
sia toccata da un uomo. La continuazione della narrazione ci porta alla notte
sacra, dove Miriàm, dopo aver difeso quel figlio dalla legge spietata che
voleva lapidata, per essere incinta, pur essendo promessa a Joseph, anzi lo
stesso Joseph avrebbe dovuto scagliare la prima pietra, ma lui ama quella
fanciulla, la difenderà e sarà la sua guida, lei e la beata tra tutte le donne.
Il censimento li farà allontanare dalla pettegola Nazareth e nella stalla da
sola a Betlemme darà alla luce il Salvatore.
Dieci minuti intensi da grande interprete, per
Brunella, il suo viso beato nel portare avanti la gravidanza, ora si deve
concretizzare in dolore, dovrà sentire scivolare da sé chi ha portato in grembo
per nove mesi, si sentirà sola, vuole essere sola, vuole soffrire ma essere
presente alla sua sofferenza. Tutta la notte brama essere con Lui, poi sa che
dovrà dividerlo, perché in Lui si compia il volere divino. Donna, madre, madre
universale, decisa, dolce, cullante, carezzevole ed il foulard scenico diventa
il bambino nelle sue braccia. La voce tremula, il viso ricomposto dopo il
travaglio, la nenia che canterà fino all’alba, poi il piccolo Iesu sarà
dell’intero mondo.
Brunella Caputo è Miriàm
a mani vuote, la veste bianca indossata ad avvolgere la sua purezza, un unico
gesto sensuale, il passarsi la mano nei capelli, lunghi alle spalle per poi
farli cadere lentamente.
Adattamento
e Regia: Brunella Caputo
Progetto
luci: Virna Prescenzo
Fotografia: Cristina Santonicola
Maria Serritiello
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