Fonte:www.lapilli.eu
di Ferdinando Bianco
In loft moderno che evidenzia la presenza di superfici di acciaio, piccole sculture, un tavolo quasi spartano, nella sua ricercata semplicità ed una mini cucina perfettamente funzionante, un ristretta cerchia di amici, davanti a sfiziosi manicaretti e vino buono, hanno provato a parlare di arte nei termini più semplici, ma nel contempo il più efficace possibile. Il dibattito avviato per la seconda serata, organizzata dall'associazione Spazio Up Arte, ha avuto per tema "Come fruire l’arte comodamente” , più precisamente: “L' espressionismo astratto secondo Pollock e secondo Rothko”. Mentore della serata e padrone di casa, Vito Ungaro che, con alcune slide introduttive ha tratteggiato l'argomento e il modo diverso di fare ricerca d'arte dei due grossi esponenti americani, in antitesi alla ricerca artistica che in opposizione ad essi si argomentava in Europa. Nel relazionare, Vito Ungaro, si è preoccupato di differenziare i due percorsi degli stessi, ossia l’artistico e l’esistenziale, con particolare accento sul modo di concludere la propria vita Rothko e della rarefazione spinta cui pervenne, nel momento in cui identificò il termine ultimo della sua ricerca, nell'assoluto dominio di enormi campiture nere. A corredo, una sua cappella oratoria, ove appunto troneggiano possenti tele nere che diventano per gli spettatori altrettante occasioni di preghiera e di ritrovamento del sé. La discussione che ne è seguita ha provato a dare una lettura quasi giustificativa tra le tele e il destino vitale dell'autore. A qualcuno questa lettura è sembrata molto riduttiva e limitativa, perché incapace di cogliere i fermenti di rinnovamento che le conoscenze scientifiche del tempo andavano suggerendo, conoscenze che avevano preso l'avvio dalla teoria di Darwin o dell'evoluzionismo storico alla quale faceva da corollario la teoria della relatività di Einstein prima e della fisica quantistica dopo, tesi che hanno costretto a rivedere in modo controintuitivo il rapporto dell'uomo con la realtà. È un poco come se l'animo di Rothko avesse colto e captato questi fermenti sotterranei che la scienza andava seminando e ne avesse anticipato in campo artistico le conseguenze. Per certi versi il cerchio Darwin-Einstein-fisica quantistica si chiudeva e la pittura di Rothko ne era quasi la versione artistica. Un modo certo oscuro e per certi versi incomprensibile di leggere la ricerca artistica ma di certo non per insipienza o pigrizia del pittore, quanto per un mancato adeguamento del fruitore alle novità scientifiche imperanti ed essenziali che tante ricadute hanno avuto, hanno e avranno nel modo di ricercare e fare arte nei secoli che seguiranno. La discussione si è accesa intorno ai concetti espressi per fruire l’arte contemporanea in modo critico e provocatorio, cosa che si ripromette lo spazio culturale Up Art, presidente Vito Ungaro, nelle serate successive, a scansione mensile, privilegiando di volta in volta i grandi temi culturali.
Ferdinando Bianco
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