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mercoledì 28 settembre 2016

Bar degli Asinelli a Genova: l'aperitivo antico che piace ai giovani





Fonte:mentelocale.it
di Giacomo Revelli

MENTELOCALE VINTAGE

 Quest' articolo è del 2013, ma sempre attuale, sul Bar degli Asinelli, un locale storico dei caruggi, molto amato da giovani e non. Il successo di questo articolo, da quando è uscito sulle pagine di mentelocale.it ad oggi, dimostra che ciò cheviene pubblicato in rete non muore mai,  anzi continua a vivere e ad essere apprezzato anche a distanza di anni: in questi giorni sul web l'articolo è diventato virale.

L'enoteca di via del Canneto il Lungo. Con il tipico vino di Coronata. Un locale d'altri tempi, dove si intrecciano vecchie e nuove storie

«Un asinello per favore». È ciò che dicono tutti.
E la Marchesa o Adriano, suo marito, ti salutano mentre stanno lavando i bicchieri o servendo qualcuno. Non importa che tu sia appena sbarcato o siano 20 anni che non ti fai vedere. Sei il benvenuto. E allora comincia il gioco, quello strano rituale che solo a Genova, come in pochi altri luoghi, è possibile.
Quando vado a farmi un Asinello, solo allora m'accorgo che Genova esiste. Non tanto la 'città del nord Italia con il mare' che tutti conoscono; quella la trovate su Google. È la Genova autentica quella che cerco, quella che sa di vicoli e refrescumme, ma che ti peu ammiàla senza u gundun come diceva Faber.
E non appena la Marchesa mi versa nel bicchierino il corochinato biondo, subito fuori s'accampano i caruggi, San Lorenzo, il Porto antico e la Lanterna, come in una stampa di Luzzati. Quando infine ci butta dentro la fettina di limone, la magia è completa: sono tornato a casa. Prima non ero da nessuna parte: perso nel terminal d'un aeroporto, ostaggio su un treno in ritardo o fermo in coda ad un casello.
Ci sono ancora pochi bar al termine della notte. Il bar degli Asinelli, come lo chiamano tutti, o la Bottiglieria Marchesa come effettivamente è il suo nome, in via di Canneto il lungo, è uno di questi.
Onorata Marchesa e Adriano lo gestiscono dal 1982. Da un po' è meta fissa dei giovani. Molti di quei ragazzi non erano nemmeno ancora nati nel 1982. Ma il bar c'era già con un altro oste: c'è chi si ricorda del bar negli anni di piombo.
«Quando siamo arrivati abbiamo solo sostituito le vecchie botti con dei tavolini. Così la gente può sedersi a bere e fare due parole» - mi dice la Marchesa. E parla come se fosse accaduto ieri sera.
Sarà perché tutto lì è fermo agli anni '70. Ma che dico, anni '60. Gli stessi mobili, gli stessi scaffali per le bottiglie, lo stesso veliero appeso alla parete, la lampara. Questo bar è un fossile appena nato. Bisogna davvero ringraziare la Marchesa, se in questi 30 anni non ha mai pensato di rinnovare l'arredamento. Appiccicati a quei tavolini, sulle pareti, sulle panche, ci sono anni e anni di bevute, di innamoramenti, esami, sbronze, sogni e disillusioni, trionfi e delusioni. Sportive, politiche, amorose. È l'archeologia del presente.
Dentro non c'è il tuz tuz assordante a cui ci siamo abituati nei locali di oggi, ma si sta al caldo e a contatto, si può parlare. Ci si trova di tutto, attori della Tosse, musicisti, cantanti del Carlo Felice, marinai perduti, francesi, spagnoli, Erasmus de noantri.
La Marchesa ci conosce uno per uno, si informa della laurea, del lavoro, della famiglia. È meglio di Facebook, è la conferma della teoria dei 6 gradi.
Capita spesso che non ci sia posto e allora ci si siede vicino a qualche sconosciuto, spostando giacche, cappotti, borse della spesa. Per caso cominciano conversazioni: la politica, lo sport, le donne. Succede una cosa strana: non vi ho mai sentito qualcuno lamentarsi delle tasse, del tempo, della salute. Un Asinello al giorno toglie il mugugno di torno.
In mezzo alla stanza c'è una colonna di marmo. Dona a questo posto qualcosa di sacro e ricorda che vicino c'è San Lorenzo e anche i Palazzi dei Rolli sono a due passi. Ma al quarto asinello, quel travertino diventa un buon amico che ti ascolta e ti capisce.
Niente superalcolici, con un euro e mezzo arrivano un Asinello e un piattino con dei cubetti di fugassa. È l'Aperitivo Genovese, chiamato Asinello perché sull'etichetta c'è un Âzenetto, un asino carico di bottiglie. Dentro c'è del pregiato e raro vino di Coronata, assenzio, rabarbaro, genziana, china, in tutto 16 erbe. È il corochinato, formula segreta, versione ligure del barolo chinato piemontese, anno domini 1886. Ormai si trova in pochi posti a Genova.
Dagli Asinelli ci vai da solo quando non devi pensare: non lo resterai per molto. Ci si portano gli amici: tutti, anche quelli a quattro zampe sono i benvenuti. Quando hai una donna tra le mani ce la accompagni: se non s'innamora con un Asinello, meglio lasciar perdere.
Su tutti i tavoli c'è una tovaglia a quadretti bianchi e rossi. È la stessa di Maria 'a Sucida e di tante trattorie dei caruggi: dev'essere un brevetto genovese. Le sere di movida a volte il bar è così affollato che la gente tracima fuori. E allora entri strisciando su qualcuno per raggiungere il bancone. La tua giornata vale il fondo di quel bicchiere.



 

 
 

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