Fonte : www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
“Inviolata”, al XVI
concorso Teatro Festival XS di Salerno, ha smosso la memoria
collettiva dei presenti, con una riflessione all’indietro, sì da ricordare il
cammino principiato, le dinamiche usate, le sofferenze affrontate, i pregiudizi
umani e culturali sormontati, ma anche per ben rammentare che il processo di emancipazione non è
affatto concluso, anzi.
Una gran fetta di donne,
ancora ovunque, subisce violenze e soprusi inimmaginabili, 40 milioni di
persone è vittime della schiavitù moderna e tra queste, il 71% sono donne e
ragazze, sicché 28 milioni di donne vivono in condizioni di schiavitù e
privazione dei diritti.
Quella rappresentata, la
scorsa domenica, è una micro storia di un piccolo paese della Sicilia degli
anni ’60: Alcamo, dove la donna è “serva anche di Dio” (nelle preghiere) che di
uguaglianza va predicando. Franca Viola, una giovane donna si accinge ad
ingaggiare una lotta titanica contro la morale corrente, contro la tradizione
patriarcale e contro una cultura che giustifica la violenza sulle donne.
Lo spettacolo ha inizio.
Tre giovane donne, scalze e vestite di bianco si rincorrono sull’aia contadina,
vivendo momenti di spensieratezza mentre stendono vestiti, cravatte, sottane,
sulle corde tese. Giocano e sbeffeggiano il maschio con gli abiti del bucato,
imitando la volgare sfrontatezza quando si rivolgono al loro essere brave
ragazze mute. Sguardo chino e sottomesso, capo coperto dallo scialle nero, dopo
il disgusto delle “toccate”, dopo che è successo ancora una volta. E così per un’ora intera rivediamo
rappresentata la storia di ribellione della giovane contadina siciliana, Franca
Viola, nel rifiutare il matrimonio riparatore, dopo essere stata stuprata e
tenuta in ostaggio dal mafioso Filippo Melodia.
La sua storia, la nostra
storia! Ad una donna disonorata e privata della virtù, un valore secolare per
accertare all’uomo di essere il primo nella procreazione, che altro resta se
non consegnare la sua vita all’ aguzzino di turno? È oggetto di sua proprietà,
con buona pace del rapitore, della famiglia, del vicinato, dell’opinione
pubblica ed anche della religione. Questo il credo di accettazione per la donna
degli anni ’60 che si trascinava dietro secoli di schiavitù. Più volte parole,
senza rispetto, come svergognata, disonorata, infangata, spudorata, sfacciata,
sono state rivolte alla donna deflorata dall’uomo orco, ma quello che colpisce
di più sono le zizzanie delle donne stesse, nei loro cortili, per strada,
dietro le persiane e mentre si recano in chiesa. Eva contro Eva, il danno
maggiore fatto dalle donne alle donne, una rovina che ha stagnato il movimento
di emancipazione, solo perché soffocate dal pauroso conformismo, dalla
rassegnazione e dall’incapacità di liberarsi dai pregiudizi, divenendo così, le
peggiori accusatrici delle donne stesse, utile ad alimentare e confermare il
potere maschile.
La storia affrontata sul
palco è stata potente ed è quella che ha segnato un momento cruciale nella
lotta per i diritti delle donne in Italia, non meno di 65 anni fa. Le
bravissime attrici ci ricordano, non senza emozioni le leggi che hanno scandito
il percorso: 1981 eliminazione del delitto d’onore, 1996 il matrimonio
riparatore non estingue il reato.
Colpo di Teatro, per non
trascurare l’aspetto letterario, a sostegno dell’evolversi della vita, il
monologo sulla libertà, la dignità ed il coraggio di opporsi a norme sociali
oppressive, tratto dal Don Chisciotte di Miguel Cervantes, reso
magistralmente dalla piccola attrice, di appena 17 anni.
Tutto è stato assemblato
in maniera perfetta: la recitazione: uno stretto dialetto
siciliano, non essendo la prima lingua delle attrici, la scena, semplice, ma
rievocativa di un paese del sud, i personaggi maschili resi scenici da cravatte
e coppole, le movenze sinuose, volgari ad imitazioni del maschio, la bellezza
della danza a piedi nudi ed alla freschezza delle giovani interpreti,
continuazione e testimone di donne passate, ma così presenti nel bel pezzo di
teatro. Franca Viola, l’interprete principale, evocata in assenza per
tutto quello che ha rappresentato ed una volta messa alla gogna dall’ignoranza
del tempo, ha spezzato le catene del conformismo e si è protesa al di là
dell’arretratezza. La musica, il canto le luci ed il tempo, un buon esempio di
Teatro civile
Maria Serritiello
INVIOLATA Compagnia Senza Confine Fasano Brindisi
Drammaturgia e Regia David
Marzi e Teresa Cecere
Con Maria Barnaba, Sandra
Di Gennaro, Ilenia Sibilio
Allestimento scenico Lisa
Serio
Musica di scena Kemonia
Cunto Mario Incudine
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