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mercoledì 5 febbraio 2025

Con “Una pura formalità” di Pascal Quignard (dall’omonimo film di Giuseppe Tornatore) ha avuto inizio il sedicesimo Teatro Festival XS Città di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Ad inizio, un velo sottile gocciolante traspare la scena e divide, per tutta la rappresentazione, il palco dal pubblico. Ciò che s’intravede sono due opposte scrivanie, corredate da macchine da scrivere, una stufa in funzione, centrale ed a parete e gocce di pioggia dal soffitto che vanno a riempire secchi sotto disposti. La sera è burrascosa, tuoni e lampi si susseguono, come l’incalzante interrogatorio ai danni di un uomo, bagnato fradicio e avvolto in uno scialle di fortuna. È là in commissariato, perché trovato a vagare sospettosamente per i boschi senza documenti.

L’uomo trattenuto in commissariato, in seguito alle domande rivoltegli, si scopre essere il famoso scrittore Onoff, tanto ammirato dal commissario che inizialmente non gli crede, anzi rafforza l’incredulità dicendo che se è veramente Onoff, lui è Leonardo Da Vinci. Poi la reverenza nei suoi confronti, i panni asciutti, il fuoco ravvivato, il bicchiere di latte caldo, sputato, però, sul pavimento. I suoi attacchi d’ira si fanno sempre più serrati, Onoff, perché è ormai assodato che sia lui, mal sopporta questo modo di trattenerlo senza che abbia commesso nulla. Nella deposizione ci sono sospettosi vuoti di memoria e anche quando si cambia gli abiti, la camicia insanguinata lo impensierisce tanto che si affretta a bruciarla nella stufa. Intanto i sospetti sulla sua persona s’infittiscono sempre più, sarà veramente Onoff, lo scrittore, o è il vecchio senza tetto conosciuto, a cui ha rubata l’identità? E perché ha una rivoltella che punta verso il commissario? In sostanza chi è veramente Onoff? E l’omicidio commesso nei pressi di casa sua, che cosa ne sa? Onoff è un personaggio reale o una pura invenzione letteraria?

Il dubbio, veramente più di uno, si manifesta per tutti e 70 minuti di rappresentazione e s’insinua prepotentemente negli spettatori, che cercano di mettere ordine a questo thriller, all’apparenza semplice, ma che così non è, sì da lasciare, alla fine più domande che risposte. Per esempio il nome dello scrittore formato da on che vuol dire aperto e off che vuol dire chiuso, può significare che la sua psiche a volte sia ricettiva ed altre volte no? Oppure la sua presenza in commissariato, non è altro che la stesura del nuovo romanzo, tanto da portare per mano lo spettatore, all’interno della sua stessa composizione? O ancora, Onoff avendo scoperto di aver ucciso si è, a sua volta, tolta la vita? I personaggi che gli girano intorno sono fittizi e lui si trova di fronte al giudizio supremo? Tante domande per giungere all’affermazione che “ricordare è un po' come morire” tanto che il trapasso gli permette di raggiungere, alla fine, una nuova fase della sua esistenza.

Un giallo per niente facile, efficace nell’intrigo, nel raddoppiare la suspence, nel mischiare più ingredienti solitamente usati per confondere, per destabilizzare e mantenere viva l’attenzione. E ci riesce bene l’autore, il bravo Quignard nel creare una scrittura paradossale, tormentata, che ricorda, per certi versi Kafka, ma anche Dostoevskij, con le sue tensioni tra bene e male, fede e dubbio, ai confini estremi della condizione umana. Un pezzo di teatro che ridimensiona la nostra banalità mentale e quotidiana, che va dall’onirico all’analitico, tra l’inconscio e la spettacolarizzazione del possibile, quasi un esercizio letterale che però avvolge e coinvolge.

Ecco allora la quarta parete, sottilmente cinematografica ed un tantino claustrofobica, a smuovere sensazioni ed emozioni, a ricordare che gli attori, da uno spazio protetto, provano a realizzare tempi multipli e disancorati, ma nello stesso tempo magnetici. Un’operazione scenica non banale, mai tutta reale, eppure presente e pregnante, perché voluta dalla mente e che mente, se è quella del suo autore!

Grande bravura nella capacità teatrale degli attori: Maurizio Gluk Picariello, espressione della mente fluida ed evolutiva, quella analitica e rigorosa di Paolo Capozzo e quella di Antonio Colucci, unicamente spettatrice, ovvero i tre aspetti, veri e propri, della mente. Il “Teatro 99 posti” di Mercogliano (AV) è già noto al Teatro Festival XS di Salerno, in concorso, in varie annate del festival e lo scorso anno, con “Uscita di emergenza”. Complimenti alla compagnia per aver interpretato e scelto un prodotto di nicchia, messo in opera dal valente regista: Gianni Di Nardo e seguito in modo impeccabile dalle luci disegnate da Luca Aquino, impreziosite da effetti scenografici di Maina Parrilli. Buoni gli effetti sonori e la sottolineatura della musica  

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




 


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