Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Ad inizio, un velo
sottile gocciolante traspare la scena e divide, per tutta la rappresentazione,
il palco dal pubblico. Ciò che s’intravede sono due opposte scrivanie,
corredate da macchine da scrivere, una stufa in funzione, centrale ed a parete
e gocce di pioggia dal soffitto che vanno a riempire secchi sotto disposti. La
sera è burrascosa, tuoni e lampi si susseguono, come l’incalzante
interrogatorio ai danni di un uomo, bagnato fradicio e avvolto in uno scialle
di fortuna. È là in commissariato, perché trovato a vagare sospettosamente per
i boschi senza documenti.
L’uomo trattenuto in
commissariato, in seguito alle domande rivoltegli, si scopre essere il famoso
scrittore Onoff, tanto ammirato dal commissario che inizialmente non gli crede,
anzi rafforza l’incredulità dicendo che se è veramente Onoff, lui è Leonardo Da
Vinci. Poi la reverenza nei suoi confronti, i panni asciutti, il fuoco
ravvivato, il bicchiere di latte caldo, sputato, però, sul pavimento. I suoi
attacchi d’ira si fanno sempre più serrati, Onoff, perché è ormai assodato che
sia lui, mal sopporta questo modo di trattenerlo senza che abbia commesso
nulla. Nella deposizione ci sono sospettosi vuoti di memoria e anche quando si
cambia gli abiti, la camicia insanguinata lo impensierisce tanto che si
affretta a bruciarla nella stufa. Intanto i sospetti sulla sua persona s’infittiscono
sempre più, sarà veramente Onoff, lo scrittore, o è il vecchio senza tetto
conosciuto, a cui ha rubata l’identità? E perché ha una rivoltella che punta
verso il commissario? In sostanza chi è veramente Onoff? E l’omicidio commesso
nei pressi di casa sua, che cosa ne sa? Onoff è un personaggio reale o una pura
invenzione letteraria?
Il dubbio, veramente più
di uno, si manifesta per tutti e 70 minuti di rappresentazione e s’insinua
prepotentemente negli spettatori, che cercano di mettere ordine a questo
thriller, all’apparenza semplice, ma che così non è, sì da lasciare, alla fine
più domande che risposte. Per esempio il nome dello scrittore formato da on che
vuol dire aperto e off che vuol dire chiuso, può significare che la sua psiche
a volte sia ricettiva ed altre volte no? Oppure la sua presenza in
commissariato, non è altro che la stesura del nuovo romanzo, tanto da portare
per mano lo spettatore, all’interno della sua stessa composizione? O ancora,
Onoff avendo scoperto di aver ucciso si è, a sua volta, tolta la vita? I
personaggi che gli girano intorno sono fittizi e lui si trova di fronte al
giudizio supremo? Tante domande per giungere all’affermazione che “ricordare è
un po' come morire” tanto che il trapasso gli permette di raggiungere, alla
fine, una nuova fase della sua esistenza.
Un giallo per niente
facile, efficace nell’intrigo, nel raddoppiare la suspence, nel mischiare più
ingredienti solitamente usati per confondere, per destabilizzare e mantenere
viva l’attenzione. E ci riesce bene l’autore, il bravo Quignard nel creare una scrittura
paradossale, tormentata, che ricorda, per certi versi Kafka, ma anche
Dostoevskij, con le sue tensioni tra bene e male, fede e dubbio, ai confini
estremi della condizione umana. Un pezzo di teatro che ridimensiona la nostra
banalità mentale e quotidiana, che va dall’onirico all’analitico, tra
l’inconscio e la spettacolarizzazione del possibile, quasi un esercizio
letterale che però avvolge e coinvolge.
Ecco allora la quarta
parete, sottilmente cinematografica ed un tantino claustrofobica, a smuovere
sensazioni ed emozioni, a ricordare che gli attori, da uno spazio protetto,
provano a realizzare tempi multipli e disancorati, ma nello stesso tempo
magnetici. Un’operazione scenica non banale, mai tutta reale, eppure presente e
pregnante, perché voluta dalla mente e che mente, se è quella del suo autore!
Grande bravura nella capacità
teatrale degli attori: Maurizio Gluk Picariello, espressione della mente
fluida ed evolutiva, quella analitica e rigorosa di Paolo Capozzo e quella
di Antonio Colucci, unicamente spettatrice, ovvero i tre aspetti, veri e
propri, della mente. Il “Teatro 99 posti” di Mercogliano (AV) è già noto
al Teatro Festival XS di Salerno, in concorso, in varie annate del festival e lo
scorso anno, con “Uscita di emergenza”. Complimenti alla compagnia per
aver interpretato e scelto un prodotto di nicchia, messo in opera dal valente regista:
Gianni Di Nardo e seguito in modo impeccabile dalle luci disegnate da Luca
Aquino, impreziosite da effetti scenografici di Maina Parrilli.
Buoni gli effetti sonori e la sottolineatura della musica
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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