di Maria Serritiello
Solo oggi, a 5 giorni dalla tua scomparsa, trovo il coraggio di scrivere e neanche mi viene tanto bene...infatti già mi sono fermata e guardo la pagina bianca senza alcun interesse. Tu mi sei dinanzi e dalla tua altezza mi guardi, come quando ti ho visto per l'ultima volta a settembre, camicia e pantalone bianco, dinanzi alla chiesa di San Benedetto. C'era la tua musica, suonata nel concerto dei 4 offerti gratis a chi ama ascoltare buona musica ed io come sempre ero là presente per seguire le tue creazioni. Una premonizione, il pallore del viso, confermato di lì a poco, proprio da te: "Marì ti devo dare una notizia, non sto bene..."
Il concerto mi arrivò alle orecchie, ovattato, le tue parole da sole a martellarmi le tempie.
No, non ci riesco a considerare che tu non sia più tra noi e scrivere mi è davvero impossibile, scusami Guido. Vederti uscire dalla chiesa, al tuo funerale, è come se un pezzo di vita se ne fosse andata. La gioventù te la sei portata con te a noi hai lasciato brandelli di vecchiaia sicché là improvvisamente tutti abbiamo avuto un'età avanzata e stanca.
Provo a ricordarti con stralci di miei scritti per te e scusami se non riesco a dirti nulla di nuovo, non saprei dirti di meglio, quelli li ho scritti per te, ma presente.
Che bel lavoro, Maestro Guido Cataldo, pensato
amorevolmente per i tuoi cuccioli, così come li indichi, nella dedica iniziale,
ma anche per i bambini degli altri, è come se avessi voluto dare, in eredità il
tuo mondo poetico, fantastico, musicale. La tua anima! Hai voluto lasciare
traccia, ed ecco la ricerca accurata nell’organizzare il lavoro, per dire
pedagogicamente ai fanciulli di quest’era di guardare a fondo, non
accontentarsi di hic et nunc, tanto di moda, perché la tradizione ci dice da
dove siamo partiti, importante per dove si vuole arrivare.
E ce l’hai fatta, Guido, noi adulti che ti leggiamo ci
siamo emozionati, siamo tornati indietro nel tempo, e non con melensa
nostalgia, ma con la consapevolezza che, barra diritta, abbiamo dato e diamo
con l’entusiasmo giovanile, ogni giorno.
PS. In un giorno di fine anno, nel cortile della
scuola media di Oliveto Citra, io e te e tutta la scolaresca, di cui eravamo
insegnanti, abbiamo rappresentato Cicerenella. Uno dei ricordi più limpidi…
Mi sia consentito l’amarcord personale per i fratelli
Cataldo. Il primo: “Bartolino”, impeccabile nel suonare il piano, mio compagno
di banco nell’ultimo anno di scuola superiore, ora affermato giornalista oltre
oceano, rivisto una sola volta e per caso, in tutti questi anni trascorsi. Il
secondo “Guido” l’ottimo collega di classe e di viaggio nel raggiungere
quotidianamente la sede scolastica di Oliveto Citra. Io e Guido, insieme, su di
un testo “O cunte e Cicerenella” scritto dal padre e da lui musicato, a fine
anno, riuscimmo a far recitare e cantare tutti gli alunni della scuola. Peccato
non ci sia traccia visiva di questa performance, siamo negli anni ’80 e ancora
non era scoppiata la mania del telefonino fotografo, ma nella mente, nel mentre
scrivo, sono là, nel cortile assolato della scuola, con accanto il Maestro
Cataldo che mi accompagna con la sua chitarra, e canto felice, si perché la
musica mi rende felice, con tutti i nostri alunni.
Venerdì 9 dicembre al Teatro delle Arti di Salerno è
stato rappresentato un lavoro inedito del Maestro Guido Cataldo, dal titolo
“Voce e notte” che, sebbene non ci sorprende più per la sua bravura, riesce
sempre a suscitare forti emozioni, in qualsiasi campo si cimenti e venerdì
scorso è stata la scrittura ad essere privilegiata.
Attingere, ogni volta, al patrimonio creativo del
Maestro Cataldo è uno stato di grazia che ad ognuno di noi fa bene, una bella
pausa di emotività e un pieno di poesia, per la dolce storia d’amore
raccontata.
Naturalmente tutto parte dalla musica e precisamente
dalla canzone “Voce e notte”, la più bella serenata mai scritta da un
innamorato per la sua bella perduta. Quasi tutti conoscono la melodia ma molti
ignorano la vera storia da cui è tratta la canzone e cioè l’infelice vicenda
del poeta Eduardo Nicolardi.
A supplire questa mancanza ci ha pensato il maestro
Guido Cataldo, scrivendo una delicata vicenda, scegliendone anche le musiche,
poi, con l’ausilio di Gaetano Stella, per la regia e la compagnia teatrale di
Serena Stella, sua figlia, ha confezionato una perfetta commedia musicale. Il
maestro nella composizione del copione si è lasciato guidare dai versi composti
da Nicolardi e che musicati hanno dato luce a canzoni famose, ma anche alle
tappe della sua vita
ORCHESTRA POP SALERNITANA
LA RECENSIONE
Bella serata, quella del 6 febbraio, presso il Teatro Augusteo di Salerno, grazie al Maestro Guido Cataldo e alla neonata Orchestra Pop Salernitana, da lui diretta e voluta. Dopo la filarmonica del Teatro Giuseppe Verdi, diretta da Daniel Oren e dopo l’orchestra jazz dei Deidda e di Vigorito, l’orchestra pop di Cataldo chiude il cerchio musicale in città. Dinanzi ad un pubblico affollatissimo, i 30 elementi, che compongono l’orchestra, hanno dato vita ad un concerto di musica moderna di grande qualità. E’ “Azzurro”, la celebre canzone di Adriano Celentano, a fare da sigla iniziale alla presentazione ufficiale dell’orchestra, con un Guido Cataldo, maestro di consumata esperienza, emozionato e commosso. Si presenta in scena con l’inseparabile sassofono, tenuto stretto tra le braccia, come per farsi coraggio, il creatore della Polymusic e prima ancora il musicista di spicco degli Astrali, il complesso degli anni ’60, più amato dai salernitani. “Questa nuova iniziativa arricchisce il panorama artistico e culturale della nostra comunità che si conferma sempre più attenta ai fermenti espressivi più variegati” dice il primo cittadino Vincenzo De Luca, nella brochure di presentazione e continua “ il Comune di Salerno ha deciso di puntare sempre di più sulla cultura, tanto come elemento dell’identità civile, tanto come strumento di attrazione”. E l’attrazione ci sta tutta, trenta elementi, fra musicisti e cantanti che nei loro tour nazionali hanno accompagnato star, dal calibro, di Claudio Villa, Nicola Di Bari, Peppino Di Capri, Barbara Cola, Rita Pavone, James Senese, Wilma Goich, Ivan Cattaneo, Tony Esposito, per citarne alcuni. Un patrimonio d’esperienza accumulata, da non disperdere, da trasferire nelle giovani generazioni, perché rimanga viva la continuità. Anni addietro ad iniziare il cammino del successo fu il salernitano Jimmi Caravano, che nel lontano 1959 vinse la selezione cantanti “Voci Nuove”, insieme a Milva, con il notissimo Maestro della Rai Cinico Angelini e da allora un successo dopo l’altro in tutto il mondo. A lui, presente in sala, è andato l’affettuoso tributo di tutto il Teatro Augusteo, in piedi per la consegna del “Microfono d’Argento”un riconoscimento alla sua luminosa carriera. La continuità del cantante salernitano, sul palco, ora l’hanno raccolto i cantori a cappella “I Neri Per Caso”, rispettivamente figlio, Mimì, e nipoti del grande Jimmy, che, il Maestro Claudio Mattone, lanciò nel festival della canzone di Sanremo qualche anno fa. Nel cerimoniale dei saluti non sono mancati quelli delle due orchestre del territorio salernitano, nelle figure del Maestro Giancarlo Cucciniello e il Maestro Guglielmo Guglielmi, presente anche il Maestro Antonio Marzullo, segretario artistico del Teatro Verdi. L’assessore Ermanno Guerra, poi, ha ricordato come l’amministrazione comunale, che ha sostenuto il progetto della nuova orchestra, si stia impegnando per arricchire l’offerta culturale e artistica della nostra città. L’Orchestra Pop Salernitana ha eseguito, per la gioia dei presenti, pezzi musicali di grande valore, arrangiati in modo personalissimo e con stile moderno a partire da: “Dieci Ragazze per me”; “Un amore così grande” ; “Se mi lasci non vale”; “La nostra Favola” di Jimmy Fontana, cantata in modo impeccabile dal grande Gaspare Di Lauri; “Se telefonando” di Mina; “Gloria” di Umberto Tozzi; “Meraviglioso” di Modugno e tanti altri brani, entrati a far parte della colonna sonora della nostra vita. Poi, il Maestro Cataldo, ha voluto regalarci un’emozione intensa suggestiva, unica, la versione per sax tenore e orchestra del brano”Nessun Dorma”. Il sublime si trasferisce nel teatro e l’applauso irrompe fragoroso e si mantiene a lungo tra gli spettatori, un bis ci sarebbe stato tutto! Infine per i musicisti e i cantanti, tutti bravi e seri professionisti, ecco i loro nomi, in un doveroso elenco: Antonio Panico, Massimo D’Apice e Rosapia Genovese, ai sassofoni, alle trombe: Franco Mannara e Antonio D’Alessandro, al trombone: Fortunato Santoro, alle tastiere: Gianni Ferrigno, Siro Scena e Casimiro Erario; al pianoforte, Renato Costarella; alla chitarra elettrica Angelo Napoli, a quella acustica Fabio Raiola; al basso Francesco Maiorino; alle percussioni: Oreste Vitolo; alla batteria Enzo Fiorillo; ai violini Danilo Gloriante, Tommaso Immediata, Carmine Meluccio, Lidia Nicolla, Giulio Piccolo, Roberto Casaburi, Annalisa Moriello; alle viole: Pasquale Colabene, Carmine Matino; al violoncello: Antonello Gibboni. Il coro era formato da: Gaspare Di Lauri, Angela Clemente, Alfonso Tortora, Giorgio Veneri, Valentina Ruggiero, Samantha Sessa e da Diana Cortellessa che, per una brutta faringite, non ha potuto far ascoltare la sua stupenda voce. La serata è stata presentata con la solita bravura e simpatia dal notissimo attore salernitano Gaetano Stella e si è conclusa con un medley di canzoni degli anni sessanta e settanta.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
25 FEBBRAIO 2011
Mi fermo qui, poi raccoglierò altri scritti
Ciao mio nobile amico
Nessun commento:
Posta un commento