Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Con “Uscita di Emergenza”
di Manlio Santanelli e la compagnia Art Teatro e Teatro 99 posti, di
Mercogliano è iniziato il 15 esimo Festival Nazionale XS città di
Salerno. In scena Paolo Capozzo ed Alfonso
Grassi nei panni di Cirillo e Pacebbene, l’uno, suggeritore di teatro e
l’altro, sacrestano fuoriuscito dalla chiesa, due personaggi sotto lo stesso
tetto uniti dalla loro stranezza e da una situazione precaria. Per 70 minuti,
tanta è la durata del pezzo, hanno tenuto discussioni in apparenza di poca
sostanza, ma che invece toccano temi importanti come: la solitudine,
l'affettività, la propria realizzazione, l'amicizia, la paura, l’immobilità. Lo
scambio di vedute, tra loro, è sempre acceso e va ad intrecciarsi in discussioni
che risentono di un certo teatro dell’assurdo, che alla fine si va
ricomponendo, con l'esistenza di una possibile uscita di emergenza per la
salvezza.
Siamo in pieno bradisismo,
in un caseggiato enorme e senza che nessuno lo abiti, con falle, scrostazioni,
soffitti cadenti e muri sfondati, hanno trovato riparo Pacebbene e Cirillo,
senza che tra loro ci sia affinità elettiva, se non per risolvere il problema
abitativo. Nell'unica stanza utile ci sono due letti, un tavolo, una sedia e
due valige contenenti gli effetti personali dei due strani amici. La
conversazione tra i due è sempre frammentaria e si accende fino al parossismo,
fino a dirsi delle stoltezze, per poi spegnersi perché è chiaro che l'uno ha
bisogno dell'altro e se sono là, da soli, senza che nessuno li cerca, li chiami
al telefono, gli offra lavoro, una ragione ci dovrà pur essere. Sono insieme per
non naufragare, tentano di sopravvivere narrandosi assurdità, rasentando la
follia, un rapporto sadomasochista, il loro, che li unisce e li respinge per
tutta la durata del giorno e a volte della notte, quando si spiano a vicenda
per sapere i segreti dell’altro. I travestimenti di Pacebbene e i suoi desideri
assurdi colorano, unitamente ad un linguaggio impastato di
italiano e di dialetto, situazioni che oscillano tra il comico ed il tragico.
La smania di uscire da quel volontario isolamento, poi, è disattesa ogni volta,
basti pensare, però, che può sempre esserci l’uscita di emergenza, alla fine.
“Beati i senza tetto
perché vedranno il cielo” è Pacebbene a dirlo e mai citazione è più opportuna,
per i crolli improvvisi che ripetutamente si squarciano sulle loro teste.
Paolo
Capozzo ed Alfonso Grassi,
ovvero Cirillo e Pacebbene hanno ben personalizzato i due personaggi che,
grazie alla loro interpretazione, sono andati al di là di un umorismo
macchiettistico, che pur si poteva paventare Una “non cosa” che ha tuttavia
evidenziato una coppia di attori generosi, volenterosi e bravi nel districarsi
con un testo accattivante, ma non semplice. La scena, scarna di orpelli, ha
ridisegnato con naturalezza le porte e le finestre sventrate dell’impossibile
abitato, per cui i miagolii dei felini ed il brontolio del fenomeno sismico sono
entrati di prepotenza nella probabile casa, creando un clima di attesa o di
disattesa, come si vuole interpretare.
Maria Serritiello
Uscita di Emergenza di
Manlio Santanelli
Art Teatro e Teatro 99
posti di Mercogliano Con Paolo Capozzo ed Alfonso Grassi
Regia Gianni Di Nardo
Luci Luca Aquino
Manlio Santanelli è nato
a Napoli l’11 febbraio 1938 ed è un drammaturgo italiano. Laureato in Giurisprudenza con tesi di
filosofia del diritto, nel 1962 entra in Rai, dove resta fino al 1980,
anno in cui mette in scena il suo primo testo teatrale “Uscita d'emergenza”,
Premio IDI (Istituto Dramma Italiano)1979 e dell'Associazione Nazionale Critici
Italiani. Nel 1984 va in scena “Le sofferenze d'amore”, testo dal quale
viene tratto un radiodramma che vince nel 1985 il Premio Speciale della
Critica del Prix Italia. Seguono numerosi altri testi, tra i quali: Regina
Madre, Bellavita Carolina, Disturbi di memoria, Un eccesso di zelo.
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