15
anni:
il tempo impiegato, 28 mila metri
quadri: la superficie, 700 posti
auto interrati: la sosta possibile, 100
mila: la capienza delle persone, numeri che si aggiungono a numeri e di contra Lui solo, rimpicciolito nel suo
completo scuro, smarrirsi dinanzi al suo stesso capolavoro. Eppure è attorniato
affettuosamente dal Sindaco della città,
Vincenzo Napoli e da un folto pubblico, quello che lo segue e quello che lo
avversa, ma lui è là, sul palco approntato, col Crescent di Bofill alle spalle, parabola di ciò che è stato e negli
occhi la visione, accarezzata per 15 anni, divenuta realtà solamente e grazie al
il suo credere ideale e alla forza morale nell’andare avanti. Un gladiatore nel
circo massimo, a rilanciare ogni volta, il progetto che avrebbe dato una svolta
alla città di Salerno,
sprovincializzandola per sempre. Un disegno, che a voler pensar bene, se ne
realizza uno ogni 400 anni, venuto dopo polemiche politiche, controversie
giudiziarie, varianti in corso d’opera, rinvii tecnici e per ultimo un
inaspettato crollo, che avrebbe smontato chiunque, ma non il granitico governatore della Campania, Vincenzo De
Luca. E se nel discorso di presentazione, il 20 settembre scorso si
commuove a più riprese il coinvolgimento ci sta “Questa è la piazza sul mare più
grande d’Italia e d’Europa, anni duri, pesanti, per me e i miei figli, Piero e
Roberto.” Una via crucis laica il tempo, sicché nel ricordo la
commozione ferma la sua voce una prima volta e così anche quando ribadisce che “a
quest’opera ho dedicato la mia vita” Per nascondere la sua debolezza è
costretto a girare le spalle al pubblico, a bere un po’ d’acqua, fiele ne ha
bevuto a sufficienza in questi anni passati. Suscita applausi, il re è nudo ed
a tutti fa tenerezza. Via la figura di sceriffo, intransigente e dittatore,
davanti ai suoi occhi si è materializzata la piazza così come l’ha sognata.
Breve cambio di scena ed ecco il De Luca di sempre dire “Non vi montate la testa, sono la
carogna di sempre” lo dice quasi a volersi rafforzare, a credere e ad
essere pronto alle tante battaglie, che dovrà affrontare, finita la
presentazione della piazza. Nessuna tregua, nessuna pausa, queste mete si
raggiungono solo se non ci si lascia distrarre, la fatica non lo spaventa e se
è riuscito a remare per quindici anni, l’allenamento non gli manca. Novello Ftzcarraldo
è riuscito a far fiorire un angolo di città degradato e dedito al malaffare, in
un posto che è più ampio di Piazza San Pietro e che nell’immediato ha già
ospitato il Pontificale di San Matteo,
Amato Patrono della città, celebrato dal cardinale, sua Eccellenza Pietro
Parolin segretario di Stato di Papa Francesco.
I giudizi negativi su
quest’opera faraonica (bene così) hanno tenuto banco per tutti i 15 anni, né si
placheranno nel prosieguo, sta di fatto che un uomo, malgrado tutto e contro
tutte le avversità, sia riuscito a far realizzare un monumento che sarà
l’identificazione per ogni salernitano. Bella o brutta, secondo il proprio
giudizio, la Piazza c’è ed è pronta per scandire momenti, ci si augura lieti,
per il futuro.
E’ innegabile che Vincenzo De Luca ha cambiato il volto
della città, addormentata su se stessa e sui suoi riti ripetuti istintivamente all’infinito,
mancava quel quid che la facesse diventare una città media del sud, di marca
europea, abbandonando la tipologia del poco più di un paese. Ed ecco che da
Sindaco prendere Salerno tra le mani, rivoltarla come un calzino e ridisegnarla
con l’aiuto di Oriol Bohigas, architetto spagnolo.
L’incipit si ha all’inizio
del 1994 quando la giunta guidata da De Luca, appena insediato, conferma
l’incarico allo studio MBM di Barcellona
( Già incaricato dalla precedente amministrazione) e crea le condizioni
perché s’inizi a mettere mano alla questione urbanistica con l’obiettivo di una
ricostruzione della città. Salerno, usciva da alluvione e terremoto, da una
periferia degradata da un traffico ingestibile e da una carenza di spazi
pubblici. Per il salto di qualità e potenziare la vocazione turistica, Salerno
aveva bisogno di spiagge (ed ecco il ripascimento), di un porto turistico, la
splendida stazione marittima di Zaha
Hadid un nuovo centro di città, di alberghi e di una circolazione
funzionante. Il mare, poi, la risorsa principe ha la città di spalle…
Il resto della storia è
sotto gli occhi di ognuno, fino a trovarci tutti insieme, detrattori e fautori,
nella Piazza della Libertà, voluta fortemente da un visionario sognatore che
contro tutti quelli che nell’ordinario vedono l’eccezionalità, ha consegnato a
Salerno il simbolo identitario, come Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano,
Pisa, Genova e così via…
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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