Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
“La Cantatrice Calva” di
Eugéne Ionesco, un pezzo di non facile presa sul pubblico, è stato
rappresentato dalla Compagnia In-Stabile,
all’interno della rassegna “Teatri…Amo Salerno”, prima edizione, presso “Il Nostro Teatro” dell’I.C. San Tommaso
D’Aquino del rione Fratte. Un’interessante iniziativa resa possibile grazie
alla ristrutturazione di un’area della scuola e dalla collaborazione della
Dirigente scolastica, prof.ssa Annalisa
Frigenti e Roberto Finamore,
presidente del teatro In- Stabile. La rassegna è nata al fine di utilizzare costruttivamente
il nuovo spazio ed ha avuto inizio sabato 29 ottobre, per concludersi l’11 dicembre
prossimo. Sette appuntamenti nei quali il teatro diventa polo culturale e
traghettatore di un quartiere a vocazione operaia, cresciuto attorno alle
Fonderie e alle Cotoniere Manifatture Meridionali. La pièce prediletta per il
debutto la dice lunga sulle intenzioni di questo gruppo di giovani attori, che
vuole far cultura e diffonderla, perché crede in essa come unico strumento di
elevazione. La scelta, poi, di utilizzare la scuola, a contenitore di
performance è degna di lode. Tutti gli istituti scolastici dovrebbero, nei vari
quartieri, essere capofila e attrattori formativi, una sorta di suonatori di
flauto magico, per attirare e avviare, nelle spire dell’etica e dell’estetica
quanta più umanità possibile, e rendere reale, presso le giovani generazioni, “la
buona scuola” Lode, allora, all’iniziativa, per chi l’ha proposta e per chi
l’ha favorita.
La Cantatrice Calva è la
parodia di una commedia, definita dallo stesso autore “anti commedia” ed è il
primo esempio di un genere teatrale chiamato “teatro dell’assurdo”, dove si utilizzano
frasi fatte, dialoghi contrastanti, luoghi comuni e strisciante razzismo. I
personaggi sono sei e ad inizio di rappresentazione, in scena seduti in un
ideale salotto inglese, ci sono i coniugi Smith, lui legge il giornale, lei rammenda
una calza. Non parlano tra di loro, il silenzio, di ben 15 minuti, cala dal
palcoscenico sul pubblico, che interdetto non sa che cosa pensare. A rompere la
fissità della situazione è la Signora Smith, che prende a ripetere più volte il
menu della loro cena, mentre il marito senza alzare gli occhi dalle notizie,
esprime commenti sui medici, sullo stato britannico e sull’esercito. Appare la
cameriera Mary per annunciare la visita dei coniugi Martin, mentre i padroni di
casa vanno a vestirsi. Questi si accomodano ed iniziano a comportarsi come dei
perfetti sconosciuti. Le due coppie, alfine, si ricongiungono ed iniziano a
parlare in modo sconnesso e senza un filo logico, quando bussano alla porta più
volte. Al di là di essa, però, non c’è persona, sicché la Sig.ra Smith si
convince che al suono del campanello non vi debba essere mai nessuno. Alla
porta, intanto, compare il capitano dei pompieri, alla ricerca spasmodica di un
fuoco da spegnere. I sei personaggi cominciano a parlare, a raccontare
barzellette, episodi ed a sbraitare, emettendo suoni senza senso. Si spengono
le luci ed in scena, ora, si sistemano i signori Martin al posto degli Smith e
tutto ricomincia daccapo. Nel salotto inglese rappresentato, una grande
importanza è riservata agli orologi, atti a scandire il tempo sempre uguale,
con rintocchi che cambiano ogni volta. Un’assenza eccellente, poi, brilla ed è
quella della Cantatrice Calva, la quale pur dando il titolo alla pièce non
compare mai se non nella domanda del pompiere “A proposito e la Cantatrice
Calva? “Si pettina sempre allo stesso modo” è la risposta data.
Tutti e sei gli attori
sono stati molto bravi ed attenti nelle singole caratterizzazioni, come disinvolti
nel mantenere la scena. La fedeltà del testo, poi, sia pure con un tratto
personale, è stato l’elemento di distinzione della regia praticata da una
talentuosa Emanuela Tondini, nella
duplice veste di regista e di attrice, a lei, infatti, si deve la modellata
Sig.ra Smith. Perfetto nella parte del borghese inglese, è Roberto Finamore, non una sbavatura nella recitazione, anzi fin
troppo preciso nel mimare gesti, dallo sfoglio del giornale al fumare della
pipa. Vincenzo Triggiano e Francesca Canale,
rispettivamente il signore e la signora Martin, hanno fatto il paio con i
signori Smith, brillanti, ciarlieri e con i toni giusti. Molto espressiva è, Lucia Finamore, nel ritagliarsi in
maniera completa il personaggio della cameriera. Infine il capo dei pompieri, Antonello Cianciulli è stato il
tassello che ha completato in modo equilibrato il puzzle della recitazione. Il
momento clou della bravura di tutti e sei è da ritenersi quando tutti insieme,
ma ognuno per proprio conto, attaccano a parlare forsennatamente
sovrapponendosi l’uno sull’altro e rendendo incomprensibile, ancor più, il
discorso. In tutti è stata visibile la
sana passione per l’arte e ciò li ha resi belli e bravi. Un debutto migliore,
per la Compagnia Teatro In-Satbile, non poteva esserci, essendosi testati con
un’opera che alla sua prima apparizione, nel 1950, fu stroncata dalla critica e
dal pubblico. La via difficile di un testo non popolare li rende meritevoli e
ci spinge ad incoraggiarli a continuare, proprio in un quartiere, quello di
Fratte, che a saperlo leggere meglio ha potenzialità non indifferenti, non
fosse altro per la bellissima chiesa, proprio adiacente al teatro, della “Sacra
famiglia”, costruita nel 1974 da Paolo Portoghesi, l’ottantaquattrenne architetto
romano. E non è tutto, altra firma eccellente di fama mondiale, l’archistar
Massimiliano Fuksas, ha lavorato per la riqualificazione del territorio, con
due interventi: Eden Park ed il Centro Commerciale, in via di ultimazione
laddove un tempo le Cotoniere. Infine Fratte ha un patrimonio archeologico unico
al mondo “La Necropoli Etrusca” con la quale convive senza darle importanza,
ecco bisogna cominciare di là per un discorso culturale serio ed il teatro e
questi giovani di talento possono.
Maria Serritiello
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