di Maria Serritiello
Confermandosi
Geppino Lauriello, Primario Emerito
di Bronco pneumologia, scrittore e studioso del mondo antico e non solo, un
affabulatore di gran classe, per i temi, che di volta in volta affronta al
Caffè dell’Artista, l’associazione culturale che ogni lunedì tiene i suoi
incontri, nella bellissima Sala Moka, al centro della città, lunedì 17 ottobre,
ha trattato il tema “Non è da tutti andare a Corinto”. Proviamo a seguire
quanto è stato descritto nella dotta conversazione, pur mantenendo leggerezza e
soavità.
Prendendo
spunto da una frase citata da Orazio
nell’epistola 17 del I libro: …non è
da tutti andare a Corinto (non omnibus licet adire Corynthum), Geppino
Lauriello ha svolto un dettagliato excursus sulla ierogamia, ovvero sulla
prostituzione sacra esercitata nel mondo antico ed in particolar modo a
Corinto, un tempo notoria città di piacere e di fanciulle disponibili. La
ierogamia, il cui apogeo può essere collocato tra V-IV secolo a. C. era un
culto nato per iniziazioni rituali prematrimoniali di donne libere
spontaneamente offertesi alla dea della fecondità e dell’amore nel tempio di
Afrodite sull’Acro Corinto, di cui oggi non restano che scarse rovine. Una
ritualità successivamente decaduta in seguito all’affidamento del compito a
semplici ierodule, ovvero ad addette
al tempio di modesta estrazione sociale, e ad etere, cortigiane provviste di una certa cultura, eleganti e
raffinate, che partecipavano alle cerimonie religiose con musiche e canti.
In definitiva la procedura aveva perduto
l’aureola di sacralità ed era diventata una prostituzione vera e propria, anche
se svolta seguendo una certa liturgia.
Il culto
ierogamico era nato a Babilonia in Mesopotamia e ce lo descrive Erodoto, lo
storico greco fiorito nel V secolo, probabile testimone oculare. Le donne si
raccoglievano nel recinto del tempio dedicato alla dea in attesa di essere
prescelte dal forestiero in visita. Questi poteva giacere con loro solo dietro
il versamento di un’offerta obbligatoria particolarmente salata e dopo aver
pronunziato una frase rituale. Da quel momento però, precisa lo storico, non ci
sarebbe stata più somma bastevole per poter avere quella donna una seconda
volta.
La ierogamia
fu fenomeno abbastanza esteso nel mondo arcaico. Da Babilonia e i paesi della
Mesopotamia s’era diffuso in Asia Minore nella Lidia, poi in Fenicia, quindi a Cipro, ad Erice in Sicilia, a Sicca
in Numidia, a Corinto, diventato l’emblema, la rappresentazione simbolica del
libertinaggio e delle follie erotiche, tanto da avere una serie impressionante
di citazioni storiche e letterarie, riportate in gran parte dal relatore, anche
a dimostrazione di una ricerca condotta con certosino impegno: Oltre Orazio, a
parlarne sono Erodoto, Strabone, Eliano,
Valerio Massimo, Diodoro Siculo, Pindaro, Ateneo, Diogene Laerzio, Ovidio,
Pausania, Aristofane, Platone e perfino San Paolo nella Prima Lettera ai
Corinzi.
Con l’avvento dei romani e la riduzione di
Corinto a semplice capoluogo di provincia dell’impero, non si sentirà più
parlare di ierogamia, anche se la città continuerà ad essere luogo di piacere e
di sfrenatezze. Ma con il sopraggiungere
delle prime ombre del medioevo, anche il ricordo della Corinto di un tempo
scomparirà del tutto, impietosamente soffocato dalle ceneri dell’oblio
Maria Serritiello.
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