Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
del 14 Maggio 2016
Quello che non sappiamo sull’etnia Rom ce lo dice Santino Spinelli, docente universitario, poeta, musicista, compositore, saggista, con un’appassionata conferenza, all’interno dell’evento “Ci guidava la passione”, musica d’impegno civile, alla sua settima edizione. L’evento, come per il passato è stato organizzato dall’Associazione D’altro canto, presidente Antonio Giordano e la sede ospitante è stata il Mumble Rumble, Circolo Arci della zona orientale di Salerno Santino Spinelli è un Rom italiano, bene inserito nel mondo culturale, come il suo curriculum informa, due lauree, una in lingue e Letterature Straniere Moderne, l’altra in Musicologia, conseguite presso l’Università di Bologna. Tutte le opportunità che la vita gli ha offerto, le ha spese bene, nel 2004 ha ricevuto la nomina di ambasciatore dell’arte e della cultura romanì nel mondo, da parte della International Romanì Union. Come se non bastasse ha un suo gruppo musicale l’Alexian Group, con il quale tiene numerosi concerti in Italia e all’estero. Un uomo di successo, dunque, completamente realizzato, ma la fiamma che gli arde dentro è la sua origine, con la quale ha voluto fare i conti, ricercando, studiando, approfondendo per originare un libro di 544 pagine, dal titolo “Rom Questi sconosciuti”, affinché si potesse sgombrare il campo da tanti pregiudizi, conoscendo la storia, la lingua, l’arte e la cultura, di un popolo millenario. Effettivamente di pregiudizi si è pregni, la poca conoscenza del popolo Rom, porta a credere che tutto ciò che è negativo in un popolo, sia per tutti, come se il male potesse colpire un’intera etnia. Intanto per dirla subito, nei campi di concentramento nazisti ci sono andati anche loro, per il solo fatto di essere diversi del tutto incolpevoli, ma tale feroce persecuzione non è stata l’unica, infatti vessazioni, genocidi e oggetto di sospetti, da sempre i Rom, una delle più antiche minoranze del Vecchio Continente, li hanno subiti. Moni Ovada, nella sua prefazione, ci dice “Il non avere confini, in quest’Europa democratica, è evidentemente colpa grave se il fatto che i Rom non abbiano un esercito, Polizie, proprie istituzioni statali, burocrazie, servizi segreti invece di essere considerato titolo di merito, sia ritenuto sospetta difformità” In Italia vivono circa 170 mila Rom e Sinti, sono la terza minoranza sul territorio nazionale, dopo i sardi e i friulani. I Rom hanno loro movimenti culturali ed artistici, la musica e la danza ma anche l'arte contemporanea, la letteratura e la poesia a conferma di ciò nel 2011, la biennale di Venezia ha ospitato un intero padiglione sull’arte Rom. Nonostante che la consistenza numerica sia dalla loro parte, in Italia mancano strumenti giuridici per la loro salvaguardia culturale. Molti pensano che i Rom siano solamente, zingari, nomadi, gitani e non conoscono altro, ma che vuol dire essere Rom? La risposta è chiarificatrice, significa appartenere ad un popolo che ha una sua storia, la sua identità culturale o romanipe'. Questo popolo ha iniziato il processo identitario nei territori dell'Anatolia dove le comunità romanes assorbirono la religione, la lingua e i costumi dell'Impero Bizantino. Successivamente l'identità romanì si sviluppò ulteriormente entrando in contatto con il resto delle società europee, a seguito dell'emigrazioni dai territori balcanici. Andando avanti nell'ascolto di Santino Spinelli, la sua è una vera e propria arringa, si apprende che tra i Rom ci sono stati un premio Nobel, personaggi politici, personaggi dediti al sociale e personaggi famosi, come Yul Brenner e la nostra Moira Orfei. Le persecuzioni perpetrate a loro danno, non hanno avuto mai un riconoscimento. Nel 1936, ad esempio, in occasione dei giochi olimpici, Hitler fece ripulire Berlino dalla presenza di tutte le famiglie romanès, che furono destinate al campo di internamento di Marzahn e Robert Ritter, un dottore distintosi nel campo delle ricerche razziali, fissò i criteri per l'identificazione degli appartenenti alla "razza zingara". Nelle sue pubblicazioni stigmatizzò le comunità romanès con teorie assurde pseudoscientifiche, come un’etnia gravida di istinti ereditari atavici e dominati dai loro impulsi. Per lui i Rom ed i Sinti erano incapace di svolgere un lavoro mentale, erano tipici per la loro instabilità, l'amore scimmiesco e la mancanza di senso del lavoro. Nego, inoltre, l’identità romanì e affermò che erano poveri primitivi senza storia e privi di cultura. Una dichiarazione del genere, frutto non di studi scientifici sulle razze, ma solo dettata da un feroce odio razzista, chiede ancora oggi una smentita dovuta. Eva Justin, sua assistente, affermò che i Rom non potevano cambiare comportamento o modo di vivere perché impediti dal loro corredo genetico. Identificò, persino, un presunto gene del Wandertrieb (istinto al nomadismo) compiendo ricerche pseudoscientifiche su centoquarantotto bambini Rom e Sinti, che nel 1944, con questo pretesto furono mandati nelle camere a gas. “Una bugia detta tante volte diventa verità” ed è questo il caso dei Rom e Sinti che, in forme diverse, ancora oggi, subiscono l’odio razziale. Eppure tra i Rom e Sinti, per non andare tanto lontano, troviamo dei partigiani che hanno contribuito alla liberazione italiana: Rubino Bonora, partigiano Sinto, che combattè nella Divisione Nannetti in Friuli Venezia Giulia, Walter Catter, detto Vampa, Giuseppe Catter, detto Tarzan, Renato Mastini e Lino Festini, detto Ercole. Era Sinto Giacomo Sacco e partecipò alla liberazione di Genova ed erano Sinti Fioravante Lucchesi, Vittorio Mayer, Rom, invece, Mirko Levak, con il bosniaco Zaiko. Eroi della patria italiana ed europea totalmente dimenticati se non addirittura sconosciuti, sicuramente per le nuove generazioni. Grazie all’effervescente conferenza del Prof.re Santino Spinelli, al Mumble Rum di Salerno, si è squarciato un velo sull’etnia del popolo Rom i cui pregiudizi in ogni epoca sono stati alimentati, sia, dalle autorità laiche che religiose. Avere la carnagione scura è già considerato peccato, perché la nerezza si associava ai demoni ed all’inferiorità, né meglio è l’immagine romantica che si dà al Gitano o Tzigano e della sua presunta libertà, perché ad essa si associano concetti psicologicamente negativi, ad esempio liberi da responsabilità, da doveri morali, da requisiti igienici, da routine quotidiana, dal rispetto dei doveri civici e sociali, dalla scolarizzazione, dal girovagare senza avere fissa dimora. Insomma un popolo negato sia pure esistente. Vale la pena approfondire la storia dei Rom, sia per conoscere ciò che non sappiamo e sia per liberarci dei tanti preconcetti nei quali siamo ingessati e Santino Spinelli, con il suo libro “Rom questi sconosciuti” ci dà una mano. Se non lui chi?
Maria Serritiello
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