Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
Ennesima dimostrazione di forza espressiva, sapienza drammaturgica e profondità introspettiva, il testo “Variazioni enigmatiche" di Eric Emmanuel Schmidt, una vecchia conoscenza per gli appassionati spettatori del Festival Teatro XS Città di Salerno, rappresentato domenica 20 marzo, dalla compagnia napoletana "Gli Ignoti di Napoli", come quarto appuntamento.
Impianto scenico spartano, decisamente di classe, non fosse altro per i grandi quadri in bianco e nero che rivestono il fondale e fare da leit motiv fondante e oltremodo significativo. L’incontro tra il Premio Nobel della letteratura ed ad un giornalista di uno sperduto paesino, in apparenza senza nessuna conseguenza, riserva sorprese e colpi di scena, tanto da mantenere viva la tensione fino all’ultima battuta. L’ambiente non banale parla del suo abitante più di tutto, con dei libri, in bell’ordine, altri, sparsi qua e là a chiarire subito con chi si ha a che fare. Lui, un burbero solitario, che accoglie lo smilzo giornalista a colpi di rivoltella, ha deciso di ritirarsi su quell’isola appartata per poter menare i suoi giorni in tranquillità, facendo i conti con la sua vita e la sua scrittura. Non si capisce perché, avendo rifiutato ogni intervista, come l’abbia concessa al giovane che, adesso si trova seduto in poltrona, un po’ a disagio dinanzi a lui. Tutto fa credere che sia un regolare incontro tra i due, in effetti l’insidia c’è e tra un lasciarsi e un prendersi, riagganciando la discussione, interrotta più volte dalla cattiva interazione verbale dello scrittore, si arriva al dunque: il romanzo epistolare scritto da Abel Znorko. In esso c’è la spiegazione e la complicanza dell’incontro, si scoprirà, infatti, che Erick Larsen non è un vero giornalista e la donna a cui è stato dedicato il libro non c’è più. A tenere la corrispondenza epistolare da più di dieci anni, frutto della trama del libro, non è mai stata lei, come Znorko ha creduto. Tutto ciò lo si apprende mentre sul piatto del giradischi va un pezzo delle 14 Variazioni su un tema originale op 36: “Enigma”, brano ricordevole ed evocativo, per Abel Znorko, una melodia sfuggente e nota, composta da Edward Elgar. Infiniti i livelli logici ed emotivi, quante sono le sfumature e le variazioni che allacciano e legheranno ad un unico filo, i due personaggi nel dipanarsi dell'intervista.
Con un linguaggio asciutto, secco e senza fronzoli, ma non per questo meno articolato, profondo ed incisivo, l'intervista, tra alti e bassi e scontri drammatici, procede per sottrazione progressiva di veli e scorze delle corde ruvide del letterato ad un denudamento dell'animo dello stesso, fino a toccare le corde più intime della sua personalità. I grandi quadri di Abbreccia, arieggianti Bacon, il maestro del novecento pittorico che tanto contribuì alla dissoluzione iconica della figura umana, ripropongono variazioni dell'essere umano sul pericoloso confine dell'esserci e non esserci, con vuoti di nero più presenti che non la materializzazione vera e proprio e dove il completamento dell’icona è affidata allo sguardo dei presenti e alla loro fantasia. Con qualche imprecisione linguistica, ma non recitativa, da parte di Guglielmo Marino, ( Abel Znorko), cinquant’anni di teatro compiuti, a cui va il nostro applauso più sentito, che, in alcune scene ha saputo trasmettere emozioni e commozione. Impeccabile e credibilissima, invece, la prova diAntonello Gargiulo (Erick Larsen),che ha saputo dosare i tempi della sua recitazione, così come il testo lo richiedeva.
Con un linguaggio asciutto, secco e senza fronzoli, ma non per questo meno articolato, profondo ed incisivo, l'intervista, tra alti e bassi e scontri drammatici, procede per sottrazione progressiva di veli e scorze delle corde ruvide del letterato ad un denudamento dell'animo dello stesso, fino a toccare le corde più intime della sua personalità. I grandi quadri di Abbreccia, arieggianti Bacon, il maestro del novecento pittorico che tanto contribuì alla dissoluzione iconica della figura umana, ripropongono variazioni dell'essere umano sul pericoloso confine dell'esserci e non esserci, con vuoti di nero più presenti che non la materializzazione vera e proprio e dove il completamento dell’icona è affidata allo sguardo dei presenti e alla loro fantasia. Con qualche imprecisione linguistica, ma non recitativa, da parte di Guglielmo Marino, ( Abel Znorko), cinquant’anni di teatro compiuti, a cui va il nostro applauso più sentito, che, in alcune scene ha saputo trasmettere emozioni e commozione. Impeccabile e credibilissima, invece, la prova diAntonello Gargiulo (Erick Larsen),che ha saputo dosare i tempi della sua recitazione, così come il testo lo richiedeva.
Eccellente la resa teatrale e bello in sé tutto lo spettacolo.
Maria Serritiello
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