Fonte:Salerno Today
LA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE - La sua storia ha fatto il giro del mondo e molti di quelli che ne sono venuti a conoscenza hanno deciso di mobilitarsi. Così è partita sul web la campagna #SaveReyhanehJabbari che in poco tempo ha raggiunto milioni di utenti. Appoggiata da Iran Human Rights (Ihr), organizzazione che difende i diritti umani nel Paese, la mobilitazione ha ottenuto un primo risultato: l'impiccaggione di Reyhaneh era prevista per la mattinata del 30 settembre ma è stata rinviata.
Oltre al web c'è una parte dell'Iran che sta vicino a Reyhaneh: sono tutte e tutti coloro che in questi giorni hanno dato vita a un sit-in permanente nei pressi del carcere di Rajaishahr, vicino Teheran. Era stata trasferita qui proprio in vista dell'esecuzione e adesso è tornata nel carcere di Varamin, a sud della capitale, dove è stata detenuta per sette anni.
Reyhaneh ha già confessato l’omicidio dello stupratore: lo fece subito dopo l'arresto e disse di aver agito per autodifesa. Ma non le fu consentito di avvalersi di un avvocato durante la deposizione, e venne condannata a morte da una corte penale della capitale iraniana nel 2009. La sentenza fu poi confermata dalla Corte Suprema pochi mesi dopo. Ihr ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché “usino i loro canali per fermare l’esecuzione di Reyhaneh”. Che in queste ore diventa sempre più pressante: è stata chiesta una mobilitazione internazionale per scongiurare l’esecuzione.
Per stare vicino a Reyhaneh c'è la possibilità di scrivere un messaggio dal proprio account Twitter con l'hashtag #SaveReyhanehJabbari. La pagina su Facebook della mobilitazione internazionale è invece Save Reyhaneh Jabbari, che ha già ben più di 7mila e 500 iscritti. Intanto la madre della ragazza, Sholeh Pakravan, ha rivolto un appello alle "mamme italiane" e a Papa Francesco
"Chiedo alle mamme italiane di dimostrarmi la loro vicinanza e di attivarsi perché mia figlia torni a casa. Chiedo ai politici italiani di fare arrivare la mia voce alle autorità iraniane, al Pontefice di pregare per la mia bambina e al Vaticano di mettersi in contatto con le autorità religiose del mio paese, aiutando così una madre disperata"
LA MOBILITAZIONE IN ITALIA - In Italia l'associazione Neda Day si sta occupando di diffondere la storia di Reyhaneh e di raccogliere adesioni per una mobilitazione che tenga alta l'attenzione anche in Italia. Taher Djafarizad, presidente dell'associazione con sede a Pordenone, ha lanciato una campagna con la quale invita tutti gli italiani a recapitare un messaggio di protesta contro Rohani all’ambasciata iraniana a Roma, nel tentativo di riuscire a fermare l’esecuzione.
Si chiama Reyhaneh Jabbari e ha 26 anni. Una giovane donna come tante che si possono incontrare per strada. A guardarla nelle foto, che stanno facendo il giro del web sembra molto più matura, come se avesse avuto una lunga esperienza di vita. In effetti è proprio così: quando aveva soltanto 19 anni un ex impiegato del ministero dell'Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi, tentò di stuprarla. Lei lo uccise a coltellate e per quel reato è stata condannata a morte.
E' una giovane donna iraniana che commise l'omicidio per autodifesa: è stata condannata all'impiccagione. Adesso il mondo si mobilita. Intanto la madre rivolge un appello alle mamme italiane: "Aiutatemi a portarla a casa"
Nessun commento:
Posta un commento