Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
C’è voluta una replica in
più, in aggiunta alle due stabilite, il sabato sera e la domenica pomeriggio,
per soddisfare le richieste, di chi domenica sera, complice il primo freddo, si
è voluto rilassare con le risate di “Che Comico” 2025/2026.
“Standup Comedy”
è il titolo dello spettacolo presentato da Daniele Ciniglio, Luca Bruno, Alessio
D’Andrea, Sissi Iannone ed Alessandro Bolide, special Gues della serata, in
cui si sono esibiti a seconda delle proprie peculiarità. Una Poc comedy,
dunque, cioè uno spettacolo in piedi con argomenti leggeri e di cultura
popolare per un pubblico tradizionale, un collettivo messi insieme da Claudia
Caiazza. Il palcoscenico del Ridotto non li avrebbe contenuti tutti insieme
per l’esibizione, così il pubblico se li è goduti uno alla volta, con gag, sì,
popolari, ma sempre di grande effetto. I contenuti e cioè: la mamma, la sua
cucina, le sue manie, la fidanzata e la sua gelosia, i soprannomi usati nei
quartieri, che solo a sentirli sono di una comicità travolgente, i matrimoni
d’estate e la famosa busta, che è la peggior condanna, oltre al caldo
asfissiante di quest’ultimo quinquennio, l’affermazione che la bellezza non è
tutto se ad asserirlo è: Diletta Leotta, sono stati i temi di preferenza
dei divertenti monologhi. Tutti molto bravi sia per i tempi di battuta, sia per
la mimica facciale, come Luca Bruno, una vecchia conoscenza del Ridotto,
vivace, accattivante, amabile, sia Alessio D’Andrea, che della flemma
scenica, nel porgere il monologo, ne ha fatto la sua virtù. Che dire di Sissi
Iannone, un debutto gradevole, accolto con simpatia dal pubblico in sala,
ma ancor più dai giovani presenti, per essere conosciuta protagonista, nella
vita e nei filmati del web, quale fidanzata di Daniele Ciniglio e si
sente la sua mano in quello che dice. Di lui, la prima volta al Ridotto, preceduto
dalla fama di tiktoker, c’è bisogno di qualche parola in più, chiedendo venia
agli altri.
“Napoli è una città
famosa per tante cose. Il teatro, il cinema, ma soprattutto per i sorrisi. È
che quando ci fanno uno scherzo noi non ci prendiamo collera perché è uno
scherzo”
Con il monologo la “Camorra
è uno scherzo” presentato qualche anno addietro in tv nelle reti
commerciali ad “Italia’s Got talent,” ho conosciuto Daniele Ciniglio.
È a dire che la trasmissione l’ho seguita se non occasionalmente (N.D.R.) e
neppure con piacere, ma per quella prima volta di Daniele, fermai lo zapping. A
colpirmi fu il suo viso pulito, imberbe da bravo ragazzo che trattava, con
leggerezza di linguaggio, un contenuto così gravoso, qual è la camorra. E lui
di camorra sulla pelle, come i suoi concittadini, ne sa qualcosa, essendo nato
ad Ottaviano, che vuol dire Raffaele Cutolo!
Era il 2020 e di suo era
già un affermato content creator del veb. D’allora ne ha fatto di strada
e ne farà, i suoi testi sono di una linearità linguistica invidiabile,
asciutti, scarni, priva di svolazzi, concentrati essenzialmente sul contenuto,
che ha sempre un risvolto moralistico, sociale, educativo, un invito a prendere
coscienza, in modo collettivo, sì da aprire orizzonti offuscati da una società imitativa
e di massa.
All’allegra cordata, si è
aggiunta la figura di Alessandro Bolide, special gues, ospite d’onore,
tanto per capirci, che ha raccordato con la sua potente “Vis Comica” la
serata di divertimento. Una colonna, una conoscenza ormai carnale tra pubblico
e comico, che non è solo risate ma anche scrittore, presentatore radiofonico e
creatore di testi. Un personaggio a tutto tondo dello spettacolo, un’adozione
di fatto della famiglia Tortora che l’ha lanciato nello spettacolo. Si
presenta e già si ride, agguanta il microfono, e dialoga con esso, quasi non si
comprende il suo dire, ma sortisce l’effetto di una grossa ilarità. I temi sono
noti, ma è la maniera ad essere differente ed è ciò che lo caratterizza. È
padrone della scena, il viso tondo fa pari con il suo corpo, ma non dispiace,
ride assieme al pubblico, si diverte, racconta, piace e si piace. Tutti da lui
si aspettano, dopo tanto ridere di gusto, che nel finale dica la frase famosa, di
buon auspicio per tutti “Ma che ce ne fotte”.
E lui non delude, ci
accontenta soddisfatto, lanciando, il suo mantra più amato, un invito a
resistere senza lasciarci coinvolgere più di tanto. Mai come adesso, ci prende
giusto!
Maria Serritiello
www.lapilli.eu

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