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domenica 9 marzo 2025

2.24 di Pascual Carbonell e Jeronimo Cornelles è il quarto spettacolo in concorso, presentato dalla Corte dei Folli, regia Pinuccio Bellone, al Teatro Festival XS, Città di Salerno

 



Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

L’interno della metropolitana a vista, ha 9 sediolini rossi, di fuori un grosso timer scandisce secondi che addizionano 2.24 minuti, un tempo ineluttabile, un limite stabilito, entro il quale si muove l’azione di due sconosciuti: un uomo, Marcos ed una donna, priva di nome. Realtà e immaginazione s’impossessano della scena e neanche nel finale c’è nitida chiarezza.

 Un contesto banale, dove la metro fa da sfondo all’incontro occasionale di due sconosciuti, che vivono insieme solo per due fermate, un luogo quotidiano ed anonimo, ideale per incontri senza conseguenze, una chiara metafora della vita misteriosa ed intricata.

Sono distanti, 7 sediolini li dividono, abito nero, capelli corti e scialle rosso sulle spalle, intenta nella lettura di un libro, lei, completo grigio, camicia bianca, senza cravatta, capelli trasandati e borsa da lavoro in pelle, lui. Ed ecco avere inizio la narrazione di un tratto di vita disvelata per 2.24 minuti dei due passeggeri. Un foglietto di carta, per caso o voluto, è lasciato cadere a terra da parte dell’uomo, prima di scendere alla sua fermata. La donna lo raccoglie con sussiego e vi legge un’anonima lista di acquisti per la casa, ripromettendosi di consegnarglielo il prossimo fine settimana, quando si sarebbero nuovamente incontrati. Inizia, così una fitta rete di messaggi dall’uno all’altra, dove la posta si alza sempre più e dove il confine dell’innamoramento si fa sempre più sottile, fino alle richieste impossibili dei due. La donna, con arte, confeziona il gioco sottile della seduzione, concede e si ritira con estrema destrezza, implicando nei suoi gesti, forzato sentimento, sensualità ambigua e sessualità palese, mentre lui innamorato perso, ormai, è in balia dell’umore volubile della donna. La musica è un forte attrattore tra i due, il tango triste ballato senza avvitarsi nel vagone vuoto della metro è, però la negazione più assoluta della voluttuosa seduzione. Marcos ha un piano per vivere libero l’amore che l’ha preso e che celebra con i versi del poeta statunitense Wolt Witman, uccidere la moglie e sua figlia! Sì, è sposato, ma non è l’unico segreto della sua vita, sua madre è stata uccisa(?!) e lui soffocato dalle sue cure, tanto da esserne malato, è stato nient’altro che un uomo debole e mai decisionista.

Ecco che la Metro gli viene in soccorso, con quel breve lasso di tempo, abbinato alla particolare condizione di solitudine del vuoto vagone, invalicabile dall’esterno, per dare la stura liberante ai suoi pensieri impossibili, che un disturbo dell’attaccamento ha potuto provocare nella sua mente. La donna, distante a sette sediolini rossi, come sanguigno è lo scialle sulle sue spalle, già seduzione e manifesta carnalità, gli rende forza, vigore e capacità di realizzare un sogno, quello nato dalla forza del desiderio e non dalla debolezza accumulata.

 Ha in suo possesso tre colpi di rivoltella, tre colpi per aggiustare la sua vita, forse anche uno e i 2.24 minuti disposizione che stanno per scadere…

 

Rivelare la conclusione sarebbe “delitto” quel finale che ci ha tenuti incollati alle sedie per 90 minuti, senza accorgersene, va svelato sere per sere in teatro, a noi resta di riflettere sulla bontà del pezzo, della scelta, della bravura attoriale e della eccellente regia

Decisamente 2.24 è un dramma psicologico di grande intensità, gli autori hanno dato vita ad una scrittura a due mani impegnativa e con buoni risvolti creativi, scrivere al femminile, per l’altro genere, non è sempre facile ed i due scrittori Pascual Carbonell e Jeronimo Cornelles, amici per caso, ci riescono in maniera egregia. Scegliere, poi, un lavoro così impegnativo ed avere la volontà di portarlo in scena, al concorso dell’XS, va tutta la lodevole ammirazione, distribuita equamente tra il regista Pinuccio Bellone, Della Corte dei Folli, una nostra vecchia conoscenza e dei due attori: Annachiara Busso e Corrado Vallerotti, di straordinaria bravura.

Essere stati per 90 minuti rinchiusi nello scompartimento della Metro sotto terra in balia, ora dell’uno, ora dell’altra, ostaggi dei due personaggi e delle loro ubbie, i segni di effettiva claustrofobia ed angoscia smisurata ci sono stati tutti. I dialoghi incisivi e ricchi di sfumature, hanno permesso di esprimere una vasta gamma di emozioni, dalla gioia alla tristezza, dalla frustrazione alla speranza, da una conclusione annunciata, a quella non sperata. Non avrà un finale rosa 2.24, come l’amore filmico di “Innamorarsi”, nato nella Metropolitana di New York, tra Meryl Streep e Robert De Niro, Marcos, che alla donna darà il nome equivoco di Clodinette, è invaso da un amore folle, forse mai realmente esistito, se non nella frustrazione della sua mente e della sua psiche disturbata. Una linea sottile tra sanità e follia, proiezione tra ciò che vede o crede sia il riflesso del suo stato mentale.

 Uno sguardo lucido ed analitico degli autori su di una mente disturbata e che nell’anonimato della Metro ha la sua compiuta espressione.

“Non aspettarmi questa notte, al mio fianco c’è l’inverno…e sono la tristezza e l’inferno.” Marcos

Maria Serritiello

 

2.24 -Dueventiquattro

di Pascual Carbonell e Jeronimo Cornelles

con Annachiara Busso e Corrado Vallerotti

Allestimento scenografico Gianfranco Sarotto

Coaching Enzo Brasolin

Regia Pinuccio Bellone











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