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giovedì 27 febbraio 2025

“Che pasticcio Mrs Peach” Terzo spettacolo in concorso al XVI Festival Teatro XS città di Salerno

 

Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Il XVI Festival XS, organizzato dalla Compagnia Dell’Eclissi di Salerno, continua il suo cammino di rappresentazioni, delle 7 in concorso, con un genere musicale, una novità assoluta: il musical, mai portato in scena, nei 16 anni di manifestazione.

“Che pasticcio Mars Peach" di Alessandro Iacovelli è il titolo del musical, ad esibirsi è la Compagnia della Lira di Casamassima (BA) e tratta di una donna Mrs Peach, per l’appunto, che nel piccolo villaggio di Bibury, nel sud dell’Inghilterra, è rimasta a dirigere, quale governante, la rinomata pasticceria del Sir Martin, alla sua prematura scomparsa, senza che vi sia un erede certo. Questa l’ossatura del racconto musicale nel quale s’innestano situazioni particolari, tra il comico, ad esempio l’arrivo ingombrante (!!) dell’erede inglese- partenopea, cognata e vedova del fratello del Sir Martin ed il surreale, il morto avvelenato dalla leccornia, impastata con veleno per topi dall’inesperta ed improvvisata pasticcera e poi nascosto nel banco da lavoro. Il tutto è condito da opportune musiche, da motivetti cantati e da passetti di “tip tap”. Quello che appare subito, oltre al resto, è la cura impiegata nella resa della scenografia, modellata in perfetto stile english, dai colori pastello e bianchi merletti, dai vasetti perfettamente incolonnati sulle mensole degli scaffali, dalle finestre e dal bancone dove due cameriere provvedono a spolverare, sotto l’occhio attento della rigida governante e ad impastare i dolci, senza sgarrare in orari prestabiliti. A scompaginare le donne della casa ci pensa, suo malgrado, il tutto fare di genere maschile, servizievole oltremodo nei riguardi di Mrs Peach, che profitta della sua devozione per condurre la pasticceria ed i suoi affari. La nuova conduttrice, invece, sparge intorno alla sua mole formosa, profumo di cannella e polvere di farina, basta poco e voilà gli ottimi dolci della casa, sono rinnovati nel gusto e nel sapore, insomma una “Mary Poppins” di vecchia conoscenza, per come sa usare la semplicità ed a risolvere i guai. Tutti i componenti si sentono sollevati ed anche il morto non dà pensieri se nel finale si apprende che tutti e 5 personaggi sono usciti da un libro a cui manca una pagina strappata, l’ultima.

Bravo l’autore a creare una soluzione di riparazione per tutti e a regalare il finale agli spettatori, ognuno, infatti, proverà a cercarne uno. Inoltre Il significato del musical si concentra su temi come l'accettazione di sé, l'importanza dell'amicizia e la capacità di affrontare le difficoltà con un sorriso. Attraverso le peripezie di Mrs. Peach, che nel finale trova ciò che ha sempre cercato, mandando all’aria la sua rigidità e il senso del dovere, il pubblico viene invitato a riflettere su come le piccole complicazioni della vita possano trasformarsi in opportunità di crescita e di connessione con gli altri.

La novità del genere all’XS è stata presentata dagli interpreti con grande scrupolosità e diligenza che oltre alla bravura recitativa, posseggono timbri di voce e modulazioni di buono ascolto; tutte le canzoni, tra il primo ed il secondo atto, sono state cantate dal vivo. Buoni gli arrangiamenti musicali e la capacità di accordo tra di loro. L’impegno e la volontà di riuscire al meglio c’è stata tutta ed anche apprezzata dal pubblico, l’unica nota deludente è proprio la costruzione della storia che poggia su stereotipi scontati a cominciare proprio da Mrs Peach.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu





mercoledì 19 febbraio 2025

“Inviolata” Compagnia Senza Confine Fasano Brindisi terzo appuntamento al festival Teatro XS città di Salerno

 

Fonte : www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

“Inviolata”, al XVI concorso Teatro Festival XS di Salerno, ha smosso la memoria collettiva dei presenti, con una riflessione all’indietro, sì da ricordare il cammino principiato, le dinamiche usate, le sofferenze affrontate, i pregiudizi umani e culturali sormontati, ma anche per ben rammentare    che il processo di emancipazione non è affatto concluso, anzi.

Una gran fetta di donne, ancora ovunque, subisce violenze e soprusi inimmaginabili, 40 milioni di persone è vittime della schiavitù moderna e tra queste, il 71% sono donne e ragazze, sicché 28 milioni di donne vivono in condizioni di schiavitù e privazione dei diritti.

Quella rappresentata, la scorsa domenica, è una micro storia di un piccolo paese della Sicilia degli anni ’60: Alcamo, dove la donna è “serva anche di Dio” (nelle preghiere) che di uguaglianza va predicando. Franca Viola, una giovane donna si accinge ad ingaggiare una lotta titanica contro la morale corrente, contro la tradizione patriarcale e contro una cultura che giustifica la violenza sulle donne.

Lo spettacolo ha inizio. Tre giovane donne, scalze e vestite di bianco si rincorrono sull’aia contadina, vivendo momenti di spensieratezza mentre stendono vestiti, cravatte, sottane, sulle corde tese. Giocano e sbeffeggiano il maschio con gli abiti del bucato, imitando la volgare sfrontatezza quando si rivolgono al loro essere brave ragazze mute. Sguardo chino e sottomesso, capo coperto dallo scialle nero, dopo il disgusto delle “toccate”, dopo che è successo ancora una volta.  E così per un’ora intera rivediamo rappresentata la storia di ribellione della giovane contadina siciliana, Franca Viola, nel rifiutare il matrimonio riparatore, dopo essere stata stuprata e tenuta in ostaggio dal mafioso Filippo Melodia.

La sua storia, la nostra storia! Ad una donna disonorata e privata della virtù, un valore secolare per accertare all’uomo di essere il primo nella procreazione, che altro resta se non consegnare la sua vita all’ aguzzino di turno? È oggetto di sua proprietà, con buona pace del rapitore, della famiglia, del vicinato, dell’opinione pubblica ed anche della religione. Questo il credo di accettazione per la donna degli anni ’60 che si trascinava dietro secoli di schiavitù. Più volte parole, senza rispetto, come svergognata, disonorata, infangata, spudorata, sfacciata, sono state rivolte alla donna deflorata dall’uomo orco, ma quello che colpisce di più sono le zizzanie delle donne stesse, nei loro cortili, per strada, dietro le persiane e mentre si recano in chiesa. Eva contro Eva, il danno maggiore fatto dalle donne alle donne, una rovina che ha stagnato il movimento di emancipazione, solo perché soffocate dal pauroso conformismo, dalla rassegnazione e dall’incapacità di liberarsi dai pregiudizi, divenendo così, le peggiori accusatrici delle donne stesse, utile ad alimentare e confermare il potere maschile.

La storia affrontata sul palco è stata potente ed è quella che ha segnato un momento cruciale nella lotta per i diritti delle donne in Italia, non meno di 65 anni fa. Le bravissime attrici ci ricordano, non senza emozioni le leggi che hanno scandito il percorso: 1981 eliminazione del delitto d’onore, 1996 il matrimonio riparatore non estingue il reato.

Colpo di Teatro, per non trascurare l’aspetto letterario, a sostegno dell’evolversi della vita, il monologo sulla libertà, la dignità ed il coraggio di opporsi a norme sociali oppressive, tratto dal Don Chisciotte di Miguel Cervantes, reso magistralmente dalla piccola attrice, di appena 17 anni.

Tutto è stato assemblato in maniera perfetta: la recitazione: uno stretto dialetto siciliano, non essendo la prima lingua delle attrici, la scena, semplice, ma rievocativa di un paese del sud, i personaggi maschili resi scenici da cravatte e coppole, le movenze sinuose, volgari ad imitazioni del maschio, la bellezza della danza a piedi nudi ed alla freschezza delle giovani interpreti, continuazione e testimone di donne passate, ma così presenti nel bel pezzo di teatro. Franca Viola, l’interprete principale, evocata in assenza per tutto quello che ha rappresentato ed una volta messa alla gogna dall’ignoranza del tempo, ha spezzato le catene del conformismo e si è protesa al di là dell’arretratezza. La musica, il canto le luci ed il tempo, un buon esempio di Teatro civile

Maria Serritiello

 

INVIOLATA  Compagnia Senza Confine Fasano Brindisi

Drammaturgia e Regia David Marzi e Teresa Cecere

Con Maria Barnaba, Sandra Di Gennaro, Ilenia Sibilio

Allestimento scenico Lisa Serio

Musica di scena Kemonia

Cunto Mario Incudine




 

martedì 18 febbraio 2025

Il Pettirosso

 


Fonte :Web

di Maria Serritiello


La leggenda del pettirosso è affascinante e ha diverse varianti, ma una delle più conosciute racconta di come questo uccellino abbia ottenuto il suo caratteristico petto rosso.

Secondo la leggenda, durante la crocifissione di Gesù, un pettirosso volava nei pressi della croce. Mentre cercava di rimuovere le spine dalla corona di Cristo, il suo petto si macchiò del sangue sacro. Da quel momento, il pettirosso è stato benedetto e il suo petto è diventato rosso, simboleggiando il sacrificio e la compassione.

Questa storia ha dato al pettirosso un significato speciale in molte culture, associandolo a temi di amore, sacrificio e speranza. È un uccellino che spesso viene visto come un messaggero di buone notizie e un simbolo di rinascita.







domenica 9 febbraio 2025

Al Ridotto di Salerno, “L’ Amico dei sogni” con Salvatore Gisonna e Peppe Laurato, per Che Comico 2024/2025

 



Fonte:www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


"L'Amico dei sogni", una divertente sit comedy, portata in scena al Ridotto di Salerno, per due sere consecutive, nel fine settimana scorsa, da Salvatore Gisonna e Peppe Laurato. Una ventata di freschezza e risate, un intreccio di momenti alternati di comicità brillante a situazioni esilaranti. Il nuovo progetto teatrale, vuole combinare divertimento ed emozioni, una vera e propria sfida. Già lo scorso anno gli stessi attori sono stati impegnati in “Tre sfumature di giallo” ed il successo ottenuto li ha convinti a ripetersi, parlando di amicizia, quella vera che vince sugli inevitabili contrasti.

Fulvio Cortese e Peppe Borrelli, vecchi compagni di scuola e di banco, il primo della classe e l’ultimo, si ritroveranno dopo 21 anni, l’uno stimato professore d’ italiano, l’altro manager di successo. La vita tranquilla del padrone di casa, il professore, per intenderci, viene letteralmente sconvolta da situazioni paradossali e niente sarà come prima dell’arrivo del compagno di scuola. Tutto ruota, dunque, attorno al protagonista e alle situazioni paradossali che dovrà affrontare, suo malgrado, dal momento in cui viene a contatto con l’amico, irresistibile sia per la mole impegnativa, sia per la comicità  scoppiettante. L’uno spalla dell’altro, ognuno con la propria peculiarità. L’allestimento scenico e i costumi semplici hanno contribuito   a rendere giusta ogni scena. La regia ha saputo mantenere un ritmo incalzante, alternando momenti di riflessione ad esplosioni di ilarità. Ed anche il finale sorprenderà

Con Salvatore Gisonna, una conferma, ogni volta, al Teatro Ridotto e Peppe Laurato, uno scoppio di ilarità a tutto campo, il cast si avvale della presenza di Lucia Gisio, Peppe Isaia e Mario Brancigliano

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




mercoledì 5 febbraio 2025

Con “Una pura formalità” di Pascal Quignard (dall’omonimo film di Giuseppe Tornatore) ha avuto inizio il sedicesimo Teatro Festival XS Città di Salerno

 


Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello

Ad inizio, un velo sottile gocciolante traspare la scena e divide, per tutta la rappresentazione, il palco dal pubblico. Ciò che s’intravede sono due opposte scrivanie, corredate da macchine da scrivere, una stufa in funzione, centrale ed a parete e gocce di pioggia dal soffitto che vanno a riempire secchi sotto disposti. La sera è burrascosa, tuoni e lampi si susseguono, come l’incalzante interrogatorio ai danni di un uomo, bagnato fradicio e avvolto in uno scialle di fortuna. È là in commissariato, perché trovato a vagare sospettosamente per i boschi senza documenti.

L’uomo trattenuto in commissariato, in seguito alle domande rivoltegli, si scopre essere il famoso scrittore Onoff, tanto ammirato dal commissario che inizialmente non gli crede, anzi rafforza l’incredulità dicendo che se è veramente Onoff, lui è Leonardo Da Vinci. Poi la reverenza nei suoi confronti, i panni asciutti, il fuoco ravvivato, il bicchiere di latte caldo, sputato, però, sul pavimento. I suoi attacchi d’ira si fanno sempre più serrati, Onoff, perché è ormai assodato che sia lui, mal sopporta questo modo di trattenerlo senza che abbia commesso nulla. Nella deposizione ci sono sospettosi vuoti di memoria e anche quando si cambia gli abiti, la camicia insanguinata lo impensierisce tanto che si affretta a bruciarla nella stufa. Intanto i sospetti sulla sua persona s’infittiscono sempre più, sarà veramente Onoff, lo scrittore, o è il vecchio senza tetto conosciuto, a cui ha rubata l’identità? E perché ha una rivoltella che punta verso il commissario? In sostanza chi è veramente Onoff? E l’omicidio commesso nei pressi di casa sua, che cosa ne sa? Onoff è un personaggio reale o una pura invenzione letteraria?

Il dubbio, veramente più di uno, si manifesta per tutti e 70 minuti di rappresentazione e s’insinua prepotentemente negli spettatori, che cercano di mettere ordine a questo thriller, all’apparenza semplice, ma che così non è, sì da lasciare, alla fine più domande che risposte. Per esempio il nome dello scrittore formato da on che vuol dire aperto e off che vuol dire chiuso, può significare che la sua psiche a volte sia ricettiva ed altre volte no? Oppure la sua presenza in commissariato, non è altro che la stesura del nuovo romanzo, tanto da portare per mano lo spettatore, all’interno della sua stessa composizione? O ancora, Onoff avendo scoperto di aver ucciso si è, a sua volta, tolta la vita? I personaggi che gli girano intorno sono fittizi e lui si trova di fronte al giudizio supremo? Tante domande per giungere all’affermazione che “ricordare è un po' come morire” tanto che il trapasso gli permette di raggiungere, alla fine, una nuova fase della sua esistenza.

Un giallo per niente facile, efficace nell’intrigo, nel raddoppiare la suspence, nel mischiare più ingredienti solitamente usati per confondere, per destabilizzare e mantenere viva l’attenzione. E ci riesce bene l’autore, il bravo Quignard nel creare una scrittura paradossale, tormentata, che ricorda, per certi versi Kafka, ma anche Dostoevskij, con le sue tensioni tra bene e male, fede e dubbio, ai confini estremi della condizione umana. Un pezzo di teatro che ridimensiona la nostra banalità mentale e quotidiana, che va dall’onirico all’analitico, tra l’inconscio e la spettacolarizzazione del possibile, quasi un esercizio letterale che però avvolge e coinvolge.

Ecco allora la quarta parete, sottilmente cinematografica ed un tantino claustrofobica, a smuovere sensazioni ed emozioni, a ricordare che gli attori, da uno spazio protetto, provano a realizzare tempi multipli e disancorati, ma nello stesso tempo magnetici. Un’operazione scenica non banale, mai tutta reale, eppure presente e pregnante, perché voluta dalla mente e che mente, se è quella del suo autore!

Grande bravura nella capacità teatrale degli attori: Maurizio Gluk Picariello, espressione della mente fluida ed evolutiva, quella analitica e rigorosa di Paolo Capozzo e quella di Antonio Colucci, unicamente spettatrice, ovvero i tre aspetti, veri e propri, della mente. Il “Teatro 99 posti” di Mercogliano (AV) è già noto al Teatro Festival XS di Salerno, in concorso, in varie annate del festival e lo scorso anno, con “Uscita di emergenza”. Complimenti alla compagnia per aver interpretato e scelto un prodotto di nicchia, messo in opera dal valente regista: Gianni Di Nardo e seguito in modo impeccabile dalle luci disegnate da Luca Aquino, impreziosite da effetti scenografici di Maina Parrilli. Buoni gli effetti sonori e la sottolineatura della musica  

Maria Serritiello

www.lapilli.eu