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martedì 28 maggio 2024

“I Corpi Liberi” di Edoardo Colace in esposizione nella Galleria Cerzosimo, di Via Da Procida di Salerno, nell’ambito dei dialoghi sulla fotografia curati da Armando Cerzosimo













Fonte:www.lapilli.eu
di Maria Serritiello



Dal 24 maggio fino al 3 giugno, Edoardo Colace è in mostra con i suoi “Corpi Liberi” presso la Galleria Cerzosimo in Via G. Da Procida 9, centro storico di Salerno e per il finissage in Via Roma 210 presso la Galleria e laboratorio Cerzosimo di Bellizzi. Terza tappa, per usare il gergo sportivo, caro al Nostro, dei dialoghi sulla fotografia che, nel mese di maggio, Armando Cerzosimo, con un’eccellente consuetudine, mette su, nel suo spazio accogliente, fasciante e dotto. Un cedevole spaccato all’analisi di un mezzo tanto importante: la fotografia, unico per fissare attimi di vita per sempre, eppure così malamente abusato, nell’era della generazione zeta. Ben venga, allora, il qualificato parlare e l’esposizione d’immagini d’artista. Edoardo è un fotografo schivo, lontano dalla folla, un solitario e acuto osservatore della realtà che lo circonda. Considera, la macchina fotografica, compagna di vita, con la quale dialogare in successione e guardare con occhi simbiotici ciò che lo attrae, vuoi che siano cieli infiniti, capre attorcigliate, edifici dismessi ed alberi in solitudine. Il Lungo cammino dell’esistenza, Edoardo se lo ingentilisce e come il Poeta “Ditta dentro, vo significando” 20 Scatti, di corpi liberi, sono esposti in bianco e nero, seguendo un percorso sportivo, avulso da risultati, ma che accompagnano ingenuamente evoluzioni di basket, volley, di ginnastica artistica, di atletica leggera e di molte altre attività. Sport minori, dunque, lontani dal successo planetario e mondano del calcio, del tennis, del ciclismo e delle corse automobilistiche. Un sincero ed accorato omaggio alle associazioni sportive che in modo oscuro lavorano e tanto, per rendere sicuri atleti d’ intere generazioni. E sono sotto gli occhi di tutti i corpi sospesi in evoluzioni o ben piantati per terra, nell’atto di saltare o tuffarsi, di dare l’inizio alla corsa o d’infilare il canestro, di far girare i nastri in cerchi colorati, o superare l’asta in un salto sempre più su e poi i cerchi olimpici e le bandiere, per ricordare le Olimpiadi, lo spettacolo unico e di antico lignaggio. Cristina Tafuri, critico d’arte, intervento “Quando sei timido, silenzioso, una macchina fotografica diventa un ingresso nella vita” Lynn Johuston La citazione del critico d’arte, quale esperto, presente all’ esposizione, giunge a proposito, per la rinomata timidezza dell’artista. Edoardo Colace, dice, ha voluto rappresentare gli sport amatoriali, quelle discipline che non sono costantemente sotto i riflettori accesi. “Ha voluto dare alla fotografia una connotazione umana e psicologica oltre a quella di registrare la bellezza dell’atleta o il valore formale di un gesto e di un’azione. Ed è per questo che non è interessante il centometrista che taglia il filo di lana o il calcio del goal. Attraverso l’istinto del gioco, continua la Prof.ssa Tafuri, si esprimono bisogni molto complessi quali: la necessità di alternarsi, la gioia di vivere la propria fisicità, l’impulso di liberarsi delle proprie paure. Omero, continua, è tra i primi a discutere di un avvenimento sportivo nell’Odissea e nell’Iliade a considerare i giochi in onore della morte di Patroclo. E che dire delle Olimpiadi che si svolsero ininterrottamente, ogni quattro anni per dodici secoli godendo dell’enorme prestigio nel mondo classico? Nell’era moderna ad interessarsi del movimento sono stati i Futuristi che hanno dedicato allo sport alcune delle opere più importanti. Cristina Tafuri, è un fiume in piena e cita Cartier Bressau e Robert Cape che all’interno della loro vastissima attività hanno lasciato immagini di eventi sportivi documentati con uno sguardo indagatore, oltre la cronaca sportiva. Cape, per esempio ha seguito il tour de France, nel 1939 sia da un punto di vista sportivo, che come fenomeno di massa. Il rapporto sport e fotografia è stretto, ad esempio gli scatti di Cassius Clay e delle sue vittorie, trascendono del puro dato artistico, assumendo, invece, il valore simbolico del riscatto dei neri in America. Le prime fotografie di soggetto sportivo hanno un’aria che le distingue nettamente da quelle più recenti, non è la carta un po' giallina, né la foggia antiquata nel vestire a fare la differenza, ma è tutto l’insieme. Negli anni trenta del secolo scorso, il legame tra sport e fotografia verrà utilizzato come instrumentum regni della dittatura. Si pensi alla propaganda operata nel 1936 a Berlino e all’epopea vissuta dalle fotografie cinematografiche ad opra della tedesca Leni Riffenshal, volte all’esaltazione e all’armonia dei corpi degli atleti. In questo stesso periodo la stampa inizia ad occuparsi più strettamente della vita pubblica e nascono, così, i primi giornali sportivi a forte tiratura; in essi la fotografia svolge un ruolo fondamentale. Il reporter raramente si pone dei problemi estetici egli vuole cogliere un’immagine fedele ed incisiva di un fatto. Eppure la fotografia sportiva, come nel caso dei lavori di Edoardo Colace, possiede una sua estetica poetica, che si rivela ad una lettura attenta. L’immagine, allora, manifesta le sue strutture, il suo contenuto e oltrepassa il fatto, ci si rende conto che essa è capace di emozionarci perché le forme, i rapporti in bianco e nero raggiungono una loro intensità. I liberi corpi in movimento, un ragazzo che sembra librarsi nell’aria, la tensione sul volto di un giocatore, la concentrazione spasmodica di un ginnasta, il geometrico disporsi di figure sul campo da gioco, il ritmo incalzante degli arti dei giovani atleti in corsa; ognuna di queste immagini non appartiene alla cronaca sportiva, ma si è trasformata in un’immagine preziosa perché è in grado di rivelare qualcosa di profondamente umano ed estetico nei corpi di questi adolescenti. Martedì 28 maggio, alle ore 19,00, alla Galleria Cerzosimo di Via Da Procida, i dialoghi, intorno alla fotografia di Edoardo Colace continuano, per conoscere, approfondire e vivere momenti estetici, utili all’anima A margine ma non per trascuratezza, i dialoghi sulla fotografia del mese di maggio alla Galleria Cerzosimo e conseguente esposizione, vede luce, grazie al lavoro complessivo e nascosto di Pietro e Nicola Cerzosimo.

 Maria Serritiello
www.lapilli.eu




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