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martedì 21 maggio 2024

Dialoghi sulla fotografia. Galleria Armando Cerzosimo, “Cercando un altro Egitto- il Cambiamento di Matteo Elio Fedele

 




Fonte: www.lapilli.e

di Maria Serritiello

Al civico 9 di Via Giovanni Da Procida la Galleria Cerzosimo è faro di luce per l’intorno antico della vecchia Salerno e venerdì 3 maggio, alle ore 19,00 si è illuminata per ospitare la prima delle due mostre fotografiche “CERCANDO UN ALTRO EGITTO - IL CAMBIAMENTO”, Di Matteo Elio Fedele e “CORPI LIBERI” di Edoardo Colace. Con Matteo Elio Fedele ci saranno 3 incontri presso la suddetta Galleria, mentre l’ultimo incontro si svolgerà allo Studio Cerzosimo a Bellizzi, in via Roma 210. Con l’esposizione fotografica, 12 veri quadri, resi tali dall’opera di sviluppo di Pietro, il primogenito del Maestro Armando e la bellezza dei ritratti di Matteo Elio Fedele, si è dato inizio ai dialoghi sulla fotografia che Armando Cerzosimo, con cadenza annuale, ospita presso lo spazio più bello della zona

E conosciamo da vicino il fotografo espositore.

Matteo Elio Fedele si definisce così: avvocato di professione, fotografo giramondo, bonsaista per dedizione. Nasce a Pavia 48 anni fa e vi resta fino agli otto anni, si trasferisce a Salerno per il resto ed in visita in tante altre città per soddisfare la passione della fotografia, iniziata fin da bambino. Impiega mezzo secolo i per gli studi ed un quarto per viaggiare, raccontando con le immagini ciò che ha fatto parte del viaggio intrapreso. Con Gabriella, la compagna di vita, il motore dei suoi viaggi, ha collegato il sogno alla realtà. India, paesi Arabi, Americhe, Africa, Cina, Giappone, Polinesia, Medio Oriente, sono solo alcune delle terre visitate e vissute con gli occhi incantati di bambino.

Il titolo dato alla sua mostra, nello spazio Cerzosimo “CERCANDO UN ALTRO EGITTO - IL CAMBIAMENTO”, è mutuato dalla canzone del 1974, di Francesco De Gregorio, facente parte della raccolta “Album della pecora”, rivolta contro la guerra ed il perché del cambiamento lo Si spiega, con il superare, attraverso la volontà, il triennio trascorso e le tante problematicità apparse, come il covid, gli eventi bellici, il cambiamento climatico e tanto altro. Abbandonare, per questo, il porto sicuro per estendersi verso nuove esigenze, lasciando quello che non serve più, mutare, che non vuol dire apparire sempre differente, ma confrontarsi, sapendo gestire il cambiamento. In viaggio, dunque, con gli scatti appassionati di Matteo e non importa verso quale luogo.

Ad analizzare l’opera di Matteo Elio Fedele è intervenuta la Prof.ssa Cristina Tafuri, Critico d’Arte con una spiccata dissertazione, nella quale si possono riassumere concetti illuminanti che avvalorano la conoscenza della fotografia e la comprensione dell’opera del Nostro. Partendo dal fatto che il piacere del viaggio, un tempo, era riservato, quasi sempre a chi disponeva di denaro e la fotografia era praticata in modo avventuroso, sia per la grandezza dei mezzi tecnici, sia perché l’intero laboratorio, per lo sviluppo delle stampe era totalmente ingombrate e nell’impossibilità di essere trasportato, le cose cambiano e la fotografia acquista dignità di documentazione nel ’900. Con l’apporto di George Eastmon imprenditore statunitense, pioniere della fotografia, fondatore della Eastman Kodak Company e inventore di un apparecchio e di cassette con pellicole, tutto divenne più facile e ogni macchina fotografica poté diventare la compagna fedele di ciascun viaggiatore. Ed è proprio di questo periodo, che la macchina fotografica si rivela essenziale per fissare rapidamente gli aspetti di una realtà che si lascia mettere in posa e che si svela fuggevole da inseguire con il disegno e la parola scritta. Va da sé, dunque, che la presenza del fotografo nelle spedizioni risulti indispensabile ed è di questo periodo che nasce una rivista destinata a diventare famosa “La National Geographic Magazine”, un viaggio nella storia dell'umanità, attraverso curiosità, scoperte, fotografie ed opere d'arte. Il pianeta, intanto, non offre più molto da scoprire geograficamente e molte popolazioni e località che per millenni avevano gelosamente custodite le proprie particolarità, si sono trasformate. Si capisce, allora, quanto sia prezioso il lavoro dei fotografi, i quali hanno saputo conservare le immagini di una realtà, ormai non più esistente e viene da considerare che essi hanno esplorato più la geografia umana che quella dei continenti penetrando nelle dimensioni culturali e psicologiche delle popolazioni, nel vivere mangiando, dormendo e parlando con loro e come loro, avvicinandosi così al lavoro dell’antropologo.

Fa parte del lavoro del fotografo vedere in modo più intenso di quanto non lo facciano le altre persone. Egli deve avere e tenere in vita dentro di sé qualcosa di simile alla ricettività del bambino che guarda il mondo per la prima volta e del viaggiatore che si avvicina ad un paese sconosciuto” Biu Brandt.

Proprio cosi vanno visti gli scatti di Matteo Elio Fedele, volti senza tempo e senza luogo.

Ciò che ci fa ringraziare il Maestro Armando Cerzosimo, nei suoi dialoghi sulla fotografia, è l’amalgama intellettiva che riesce a creare attorno agli scatti rappresentati, di volta in volta e le qualificate conversazioni proposte. Un ringraziamento sentito, per questo, va al critico d’Arte Cristina Tafuri.

Ogni esposizione si avvale della stretta collaborazione di Pietro e Nicola Cerzosimo, giovani forze e degni figli d’arte.

Maria Serritiello

www.lapilli.eu




















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