di Maria Serritiello
Con “Penelope” di Marco
Balma si torna a parlare della donna, argomento mai esaurito, perché la
questione femminile è sempre di prepotente attualità. Il viso di Vanessa
Leonini, adattamento del testo e regia, simile ad una maschera greca, di
quelle che si ritrovano ogni tanto negli scavi archeologici, è sulla scena a
fissare il pubblico, in modo quasi accusatorio, a raccogliere pensieri per dare
vita al drammatico atto unico, nella penultima serata del 15esimo Festival Nazionale
Teatro XS città di Salerno.
Il viso statico di
Penelope, per un buon lasso di tempo, resta immobile, l’attesa deve essere
introiettata, il pubblico deve sentirsi coinvolto da questa sospensione, che è
poi la caratteristica della donna più paziente della storia epica di Omero.
Dietro di lei, seduta su di una panchina, c’è buio, note musicali dolorose,
silenzio, quasi ad attendere rassegnazione, adattamento, accettazione,
tolleranza. La Penelope della Compagnia degli Evasi di Castelnuovo Magra
(Sp), vivaddio non è come Omero ce la tramanda, potenza dei tempi, ma una
donna che vuole per sé amore, rispetto, diritto di essere felice, autonomia di
decidere per il proprio destino e il proprio corpo, non solo, ma anche la
capacità di lottare per sconfiggere stereotipi che la vogliono fragile e
limitata perché, si sa le donne non vanno in guerra e non sono abbastanza
forti.
La mente va da sola
(N.D.R.) al primo romanzo di Oriana Fallaci del 1962 “Penelope alla guerra”,
appunto, che è un’esortazione a ribellarsi alle convenzioni imposte
dalla società e a vivere fino in fondo le proprie passioni, anche quando la
scelta ci porterà ad amare “chi non lo merita, quasi che questo fosse l’unico
modo per ristabilire l’equilibrio perduto del mondo”.
Si, una distrazione di
genere ed una considerazione che ancora oggi, noi donne si ha bisogno di
rappresentazioni forti, per accendere interesse ed opposizione. Intanto Vanessa
Leonini con un gruppo di prefiche, tutte in nero, danzano con passione e
recitano in coro lemmi a favore di tutte le donne. Un insieme perfetto di movimenti
sincronici che portano al parossismo i sentimenti raccolti ed espressi.
“Come batte il cuore di
una donna, cosa vuole il cuore di una donna, cosa chiede il cuore di una donna,
come soffre il cuore di una donna. Il cuore di
una donna sa combattere, sa
essere leggero. Se quel cuore è il cuore di Penelope, da quel cuore possiamo
molto imparare.”
Sono le frasi che
compongono le lamentazioni del coro e danno la spinta alle riflessioni su
quanto ancora c’è da combattere per acquisire diritti naturali
E così la domanda: quanto tempo dovrà ancora passare prima che l’attesa finisca? E quanto ancora prima che Penelope/donna possa essere una persona libera da schemi autoritari? E quando uno spettacolo così bello ed articolato farà storia dietro le spalle dell’altra metà del cielo?
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
Nessun commento:
Posta un commento