Fonte: www.lapilli.eu
di Maria Serritiello
La striscia di Gaza entra
prepotentemente nel nostro quieto pomeriggio teatrale, del 7 Aprile e ci
sobbalza la vita. Il “nooooooo” urlato da Akram, con quanto fiato ha in gola,
attraverso il riquadro, che funge da finestra, nello scantinato pieno di
oggetti alla rinfusa, avvia la storia che si ascolterà con sentimenti diversi
ma anche avversi.
La storia di per sé è
ridotta all’essenziale e dopo l’urlo feroce, Akram rientra nello scantinato,
trascinandosi dietro un soldato che ha preso come ostaggio e comincia la lotta,
se ucciderlo o meno. Nulla si sa dei due
uomini che si avvinghiano come serpenti, a volte sovrasta l’uno, altre volte
l’altro, ma sempre come due acerrimi nemici, di fazioni opposte. La guerra che
sta proprio sotto i nostri piedi, la ritroviamo al nostro fianco, con tutte le
implicazioni possibili, per cui Akram medico è rimasto in Palestina per poter
curare la propria gente, mentre Rinan abbandona la sua terra d’origine per
andare oltre la striscia
E Gaza con le sue stragi
giornaliere, con gli orrori inimmaginabili, con uomini che più non ricordano
l’umanità, ci avviluppa in un’aria opprimente, claustrofobica, priva di
atmosfera pura e limpidi cieli, ma solo fumo provocato dagli scoppi, con
l’odore acre delle bombe. Scorre il tempo e nello scantinato buio, senza
spiraglio di salvezza, avvolto da una colonna sonora che simula l’atroce dolore
di un popolo infelice, si consuma una tragedia familiare oltre il dramma collettivo
della striscia. Akram e Rinan sono fratelli, quest’ultimo ha ucciso i suoi
genitori perché considerati nemici. Un tuffo al cuore, alla rivelazione e non
si aspetta che l’esito finale che arriverà, com’è giusto che sia.
Tempismo drammaturgico o
solo intuizione che “Oltre la striscia” può funzionare teatralmente, essendo la
guerra appartenerci più di quanto possa sembrare? Il pezzo è stato scritto nel 2014 da un
giovane e promettente napoletano, Fabio Pisano, classe 1986 ed ha tutti
gli elementi in sé per essere un piccolo capolavoro di antica tragedia. Così all’interno della drammaturgia si assiste
ad una guerra nella guerra che poco ha a che fare con l’ostilità reale. Entrano
in gioco altri punti di vista, secondo me (N.D.R.) con la lotta che stanno
vivendo. E riflettiamo: è vero che Akram non ha scelto, non ha lasciato la
striscia, continuando ad esercitare la professione di medico per la sua gente,
mentre Rinan ha preferito andare via per realizzarsi come soldato ed ancor più come
libero innamorato. La sua donna colpita nella striscia non viene salvata da
Akram, che, a sua difesa, non la riconosce e Rinan per vendetta, uccide i suoi,
i loro, genitori, riconoscendoli, a sua discolpa, come nemici. Un po' riduttivo,
sicché il valore sacro della guerra, che pure c’è, si copre di un bieco
delitto, ma tant’è oltre la striscia, la via è senza ritorno, scampo non c’è e
così sarà.
Una regia attenta,
puntuale, carnale e vitale, come ampiamente si conviene all’età dei due giovani
e prestanti attori, Stefano Sandroni e Lorenzo Ravera, spasmodici ed
inquietanti nella loro performance artistica, sapientemente sorretta da una
colonna sonora, ora tragica, ora elegiaca, ora mesta, ora intrisa di lamenti,
tre d’union tra la scena ed il pubblico, è stato l’elemento in più
Ad un ottimo Pinuccio
Bellone, regista di spiccata bravura, attento ad ogni passaggio della
narrazione, fino al tocco finale della caduta degli aquiloni e quindi della
caduta dell’infantile innocenza dei due fratelli, che il Festival XS ha
imparato a conoscere nel tempo, va tutta la mia stima teatrale ed umana
La Corte dei Folli di
Fossano (CN) ha partecipato, precedentemente a tre edizioni del Festival
vincendole tutte e più precisamente:
Edizione 2015 con
"Piccoli crimini coniugali" di Eric-Emmanuel Schmitt;
Edizione 2018 (decennale)
con "Tango" di Francesca Zanni;
Edizione 2019 con
"Nel nome del padre" di Luigi Lunari.
Maria Serritiello
www.lapilli.eu
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