di Maria Serritiello
Edito nel 2019 da Largo Editore di Agropoli
“Il linguaggio delle nuvole” è il secondo romanzo di Carmine Rago, nato a
Salerno nel 1958. Ha già pubblicato, nel 2009 “Amore amaro” con discreto
successo. L’autore coltiva numerosi interessi, oltre la scrittura, tra i quali
il restauro di mobili antichi. E’ impegnato anche nel sociale, allenando un
gruppo di giovani impegnati in campionati di pallavolo. Il linguaggio delle
nuvole tratta delle vicende personali e familiari di Andrea Giordano e del suo
modo di legare le sue e le altrui vicende terrene, alla forma e al linguaggio
delle nuvole, convinto com’è che è in esso, in qualche modo, c’è è scritto il
filo conduttore terreno della vita di ognuno, se solo si sapesse scrollare di
dosso il gravame della realtà e sapesse stabilire, appunto, con le nuvole il
giusto rapporto. Una relazione, la sua, capace di utilizzare la leggerezza
delle nuvole, il loro continuo trasformismo esistenziale, incapaci, però, di
materializzarsi staticamente in forme prestabilite e fare di esso un modo,
quello consapevole, di approcciarsi alla problematica della vita. Cosa tutto
sommato apparentemente semplice, se non fosse per il rischio di perdere in
tenacia e in certi casi ferocia esistenziale tanto da essere più sapiens che
lupus. Si corre il rischio di una vita
osservata ma non vissuta, pensata ma non gestita o non sempre voluta, di
rinunciare per qualche verso al libero arbitrio, di cui non godono di certo le
nuvole, figlie come sono di condizioni esterne alle quali non possono opporsi. Di
rinunciare a quella forma di consapevolezza maturata con la conoscenza
scientifica di come sono andate le cose nel tempo immemorabile della vita e che
fa di noialtri esseri viventi entità minime lanciate a folle velocità a bordo
di un pianeta quasi inesistente nel cosmo immenso, entità minime che tuttavia
hanno la possibilità, il destino è le aspettative che le rendono uniche
eccezionali ed irripetibili artefici della propria esistenza. Il rischio è
proprio questo e gli eventi che investono il signor Andrea Giordano confermano
quanto esplicitato. Padre quasi per caso di due figli voluti da una compagna
egoista cannibale immatura e forse malata si ritrova a vivere una vita che avrebbe
voluta diversa e alla quale riuscirà per certi versi a sottrarsi solo alla
morte della figlia, avvenuta in un incidente d’auto, guidata dalla madre che
per fortuna si salva. Il dolore della perdita della figlia, convince il sig.re
Giordano che il suo debito è stato ampiamente pagato e che forse può
ricominciare a pensare di poter dare una nuova figura materna a suo figlio
frequentando la maestra dello stesso. Un’ indagine psicologica più accennata
che elicitata del personaggio principale, una più caratterizzata in senso
negativo per la di lui moglie, percorrono il lavoro affiancandosi a certi
tratti fuggevoli o più incisivi delle figure dei figli. Ne viene fuori una
sorta di pathos dolente ma mai esasperato che caratterizza un poco tutto il
lavoro e lo rende in qualche modo godibile.
Maria Serritiello
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