di Maria Serritiello
Alla fine, Guido Cataldo,
se n’è dovuto convincere, la folla accorsa per il suo musical, è stata tanta,
strabocchevole, fino ad arrivare sotto i portici dell’Augusteo di Salerno, il 25
gennaio scorso. “America”, l’opera musicale
dalle sette nomination per il Broadway Word italiano, di cui due vinte e
precisamente per la partitura originale, assegnata al Maestro Guido Cataldo e
per l’interpretazione a Simone Sibillano, è sbarcato in città, con il suo
carico di umanità. La storia che si racconta è toccante, coinvolgente, essa
appartiene alla memoria collettiva degli italiani: l’emigrazione.
Bartolomeo, interpretato
da Simone Sibillano, con un gruppo di emigranti, prende la drammatica decisione
di partire per il “nuovo mondo”. Nell'epico
viaggio che essi affrontano con coraggio, sono idealmente accompagnati da Madre
Cabrini che divenne santa e protettrice degli emigranti nel 1946. Questo in
breve il nucleo centrale della trama, dove le storie dei diversi personaggi s’intrecciano
in un unico tessuto, ma ciò che della storia piace sapere è la sua veridicità, il
protagonista non è un personaggio inventato, ma reale. Il Bartolomeo del
musical, di cui si raccontano gli inizi intraprendenti ed entusiasti, altro non
è che il nonno del Maestro Guido Cataldo, il notissimo musicista salernitano,
sensibile autore della musiche e dell’idea di mettere in scena la vita del
proprio caro. “Non sapevo nulla di mio nonno” dice lui stesso “poi quasi per
caso mi sono capitati tra le mani alcuni suoi scritti e tanta musica. Ho capito
che dovevo sapere e così sono andato in America, rifacendo il viaggio che aveva
fatto mio nonno, provando a guardare l’America con i suoi occhi e con quelli
dei tanti emigrati italiani. Tornato in patria, non ho potuto fare a meno di
scrivere America. La prima versione è del 1994, poi il mio incontro con Simone
Sibillano, coautore dell’attuale versione che ha inserito nelle storie
esistenti, altre più in linea con i tempi”.
Nelle note di regia curate
dallo stesso Simone Sibillano, si apprende l’ordito generale della storia che è
la seguente: “Durante la traversata per mare, sul ponte di terza classe della
nave, le molte storie iniziano a confluire in una storia nuova, che incrocia i
destini di uomini e donne segnando e ridisegnando i confini del loro avvenire,
verso un domani che ciascuno colora di proprie luminose aspettative. Ed ecco
finalmente l’America! Avvistano da lontano Miss Liberty, la nota statua della
libertà, scambiata per la Madonna americana. Approdati ad Ellis Island, piccola
isola della baia di New York, filtro per l’America, sono ad attenderli
estenuanti interrogatori e minuziose visite mediche ma, una volta sbarcati in
terra americana, il sogno lascia spazio ad una realtà dura e complessa,
distante dall’illusione di un ritrovato paradiso: lo smistamento
all’arrivo, l’impiego forzato come bassa manovalanza, gli alienanti ritmi
della grande città stringono i protagonisti nella morsa schiacciante di una
impossibilità senza via di scampo. La storia è raccontata da 15 artisti del
musical italiano, che interpretano le vicende dei nostri emigranti con
sensibilità e talento attraverso canti danze e musiche che rimandano ad un
epoca che ha segnato la nostra storia di italiani.”
Un musical, America, perfettamente
dosato in tutte le sue parti, dalle scene ai costumi, dalle coreografie alle
musiche, e che musica, se a siglarla è Guido Cataldo! Raffinate eppur popolari
le melodie, un misto di antico e moderno, che rendono immediata la fruizione. Slanci
corali di notevole potenza e pathos colpiscono parimenti, come i piedi pestati
sul legno. Il gruppo si muove all’unisono e dentro una coreografia che di volta
in volta esalta la parte musicale. Il battito delle mani come l’andirivieni dei
personaggi sono di grande effetto, intanto sul fondale scorrono opportune
immagini che accompagnano la storia: il paese da cui partono, l’imbarco, la
navigazione, Ellis Island e la Statua della Libertà. In proscenio si srotolano
le singole storie dei naviganti, dolcemente patetica quella di Tommaso, che pur
nel suo handicap riesce a proteggere amorevolmente la sorella. Appena accennata
è l’affiorare della diversità di due giovani che sono sulla nave per sfuggire
ad antichi pregiudizi. Una bella intuizione, poi, è stato l’innesto tra canti
popolari e le musiche originali. Tutti i cantori hanno voci stupende ed ognuno
ha contribuito alla coralità dello spettacolo, su tutti si è fatto notare l’eccezionale
timbro di Simone Sibillano.
Proprio una bella storia
quella di “America”, è il canto di tutti gli emigranti, il cammino di tutti noi
viaggiatori del tempo, fino ad abbracciare ognuno per suo conto la propria
Ellis Island. Un musical che per la tipicità, è degno della platea di Broadway,
ma è venuto a debuttare a Salerno e se ne capisce anche il perché. Si lascia il teatro con le melodie nella
testa e con la piacevole sensazione di essere stati cullati dalla dolcissima
ninna nanna del Maestro Guido Cataldo che conclude carezzevole lo spettacolo.
Maria Serritiello
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