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martedì 7 ottobre 2025

Al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, dal 26 settembre ha preso il via la stagione teatrale2025/2026


 Fonte: www.lapilli.eu

di Maria Serritiello


È il 1926, due personaggi che non si conoscono, ma che vengono dallo stesso paese: Caivano, provincia di Napoli, s’imbarcano verso l’America per seguire un loro sogno. Ed infatti l’uno per esportare il liquore d’anice di cui è produttore, l’altro, attore, per rincorrere sogni di gloria ed amare e farsi amare dall’attrice più famosa. Il mantra che segue uno dei due è “Se puoi sognarlo, devi farlo” ed è così sicuro che anche quando la realtà è tutt’altra cosa, non si abbandona alla disperazione. In sostanza il pezzo teatrale dal titolo “Caivano dreamin”, scritto da Fulvio Sacco ed indirizzato da Armando Pirozzi, interpretato da Cristian Giroso e dallo stesso Fulvio Sacco, vuole aiutare ad alimentare il sogno tra giovani, anche in un periodo così poco rassicurante per i più, realizzarlo si può e tentare è già successo, anche se non è così semplice, tant’è vero che lo spettacolo va avanti attraverso le peripezie a cui sono sottoposti i due.  

La scena è scarna, ristretta da un muro basso e sbilenco che dà i contorni all’azione teatrale, un solo orpello, un wc di colore marrone chiaro. I due Caivanesi si trovano imprigionati senza sapere il perché, ad Ellis Island sono stati fermati e portati in galera sprovvisti di notizie che ne forniscano le ragioni. Tentano, congetture, una, sono italiani, due, non parlano la lingua, tre, ecco non sanno proprio a che pensare.  Una cosa la fanno, però, si presentano, si ritrovano paesani, si riconoscono anche con gli stessi soprannomi e decidono di non abbattersi, sicuri come sono, di non aver fatto nulla di male. Intanto i giorni passano, le settimane, addirittura i mesi e la loro galera è sempre più un mistero.

Sulle bottiglie di anice trasportate nella valigia, per aprire il mercato in terra americana, Carmine Gambardella ha raffigurato di proprio pugno, perché la sua passione è il disegno, un topo. A Caivano lo hanno deriso, per questa strana raffigurazione e allo sgorbio hanno dato il nome di mostro, di conseguenza cosi anche il suo soprannome. Il Topolino non era affatto brutto, anzi aveva sembianze umane per via dei pantaloncini indossati e lo sguardo umano, ma tant’è, Caivano era l’oscura provincia e lui ha sognato in grande. Il racconto prende una via immaginaria, anche divertente, affidata ai rumori che si sentono attraverso le pareti del carcere. Sarebbero topi che trasmettono e riportano scritti, proprio dalla prima lettera che l’altro, Michele Sorice, l’attore, ha scritto alla sua amata attrice, sul manifesto di Gambardella. Per essere liberi alfine i due apprendono che basta pagare una cauzione cospicua che loro non hanno e non sanno a chi cercarla, essendo venuti in America, proprio per cambiare vita e dare una svolta all’esistenza miseranda del paese, quando in America è il proibizionismo a fare da padrone. Non hanno speranza, pensano anche ad un duello tra di loro, per porre fine all’episodio più triste della loro vita.

Prima dell’atto estremo, però, si abbandonano ai ricordi, alla vita semplice di Caivano, alla giornata domenicale, a quando usciti dalla messa guardano con compiacimento le ragazze, alle persone che passeggiano ed a quelli che si avviano verso casa con il cartoccio delle paste per la solennità della giornata festiva. Un poetico ed emozionale ricordo buttato là con semplicità ed affezione e condiviso con il pubblico che ha apprezzato.

“Se puoi sognarlo devi farlo” ed eccoli liberi proprio grazie a quel sogno, la cauzione viene pagata da chi si è appropriato di quello sgorbio, Walt Disney e ne ha fatto il simbolo del successo dei suoi cartoni animati: Mickey Mouse, per l’appunto.

A Michele Sorice ed a Carmine Gambardella del sogno non resterà che la libertà, un dono inestimabile, che è tante volte meglio!

 

PS: Una leggenda racconta che una nota distilleria locale, per intenderci di Caivano, avesse come marchio il famoso topolino adottato da Walt Disney per cui Mickey Mouse ha origini nostrane.

E così si chiude il cerchio “Se puoi sognarlo devi farlo”. Grazie Fulvio Sacco!

Maria Serritiello

www.lapilli .eu


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